La riflessologia plantare si basa sulla teoria secondo la quale nei piedi è rappresentato tutto il nostro corpo come se fosse un quadro riflesso. I punti dei piedi sono direttamente collegati agli organi del corpo creando una mappa, queste si imparano a leggere seguendo dei riferimenti soprattutto della struttura ossea. Queste zone vengono stimolate e massaggiate con l’estremità delle dita, il più usato è il pollice della mano, mentre con l’altra mano si sostiene il piede. Studiare la mappa dei piedi è fondamentale per praticare la riflessologia plantare, naturalmente con la pratica si possono memorizzare al meglio le zone e capire soprattutto come operare la pressione sulle zone, in modo che sia efficace e mai dolorosa.
Secondo la medicina orientale le malattie sono provocate da un’ostruzione dei canali detti meridiani, che impedirebbero all’energia di fluire liberamente nel corpo, liberando l’energia repressa si riesce a ritrovare l’equilibrio fisico e mentale. Lavorando su questi punti è possibile sbloccare l’energia e farla scorrere nei punti nevralgici del corpo. I primi ad usare questa tecnica furono le culture orientali, mentre in occidente la medicina tradizionale ha iniziato a sfruttare le potenzialità di questa metodologia terapeutica solo da pochi anni.
Secondo alcune ricerche storiche, una pratica simile era diffusa nella Cina del 4000 avanti Cristo e nell’Antico Egitto; inoltre, sembra che una sorta di massaggio dei piedi, con finalità terapeutiche su tutto il resto del corpo, facesse parte anche della cultura delle tribù indiane del Nord America. Venendo a tempi più recenti, a proporre per la prima volta il concetto moderno di riflessologia plantare fu un medico statunitense di nome William H. Fitzgerald, nel 1913. Specialista in otorinolaringoiatria, Fitzgerald affermava che l’applicazione di una pressione sui piedi ha un effetto anestetico in determinate parti del corpo. Le idee di Fitzgerald ebbero successo in particolare tra i dentisti, per questo un altro medico statunitense, di nome Edwin Bowers, le raccolse e ne fece dei trattati con tutte le informazioni necessarie alla conoscenza della pratica medica in questione. Al tempo, la riflessologia plantare era nota come “terapia zonale”, termine quest’ultimo coniato proprio da Fitzgerald.
Tra gli anni ‘30 e ‘40 del Novecento, le teorie sulla terapia zonale subirono un’evoluzione, a ridefinire i concetti di Fitzgerald fu lo statunitense Eunice D. Ingham, di professione fisioterapista. Ingham mappò sulla pianta dei piedi e sul palmo delle mani l’intero corpo umano; inoltrò cambiò il nome terapia zonale in riflessologia, in quanto sosteneva che le strutture anatomiche del corpo erano riflesse su mani e piedi. In Italia, due pionieri della riflessologia plantare contemporanea furono il neurologo Giuseppe Calligaris, professore presso l’Università di Roma, e il dottor Nicola Gentile; i loro studi sono datati attorno agli anni 1930. Negli ultimi anni la medicina convenzionale, sotto il nome di “tecniche integrate” si sta approcciando sempre più anche alla riflessologia plantare, ne è un esempio il Policlinico Gemelli di Roma per le donne affette da tumore al seno. Vari studi vengono presi in considerazione per spiegare i meccanismi che governano l’efficacia della riflessologia plantare. Il sistema linfatico ha lo scopo di eliminare dal nostro corpo gli eccessi di fluidi e tossine con la riflessologia plantare questo viene stimolato a funzionare in maniera più efficace e con maggiore velocità a beneficio di tutto il corpo.
La riflessologia plantare si basa sul principio che le terminazioni nervose dei vari organi e visceri, dai gangli spinali fino a giù, vanno a raggiungere la zona plantare, mediale e dorsale del piede. La stimolazione nervosa data dalla pressione di una determinata zona dei piedi migliora la comunicazione nervosa tra il cervello e l’elemento anatomico riflesso, questo comporta un miglioramento degli squilibri esistenti. È risaputo, che il cervello controlla parte del sistema endocrino, cioè l’insieme di ghiandole che producono ormoni, stimolando l’elemento anatomico riflesso, si stimola il cervello a rilasciare ormoni ad azione terapeutica, come l’endorfina che ha proprietà analgesiche. Le tecniche di massaggio e pressione della riflessologia plantare determinano un miglioramento della circolazione sanguigna a livello degli organi riflessi. Il sangue trasporta ossigeno e nutrienti ed elimina i prodotti di rifiuto delle cellule. Quindi, un miglioramento della circolazione sanguigna significa un apporto maggiore di elementi vitali e un processo di eliminazione delle tossine più efficace.
La mente influenza la risoluzione o il perseverare del dolore fisico e i processi di guarigione in generale, la riflessologia aiuta la mente a rilassarsi e superare i momenti di stress più facilmente. Per la visione della medicina tradizionale cinese, la riflessologia plantare migliora il flusso di Chi (o Qi), l’energia che scorre all’interno del corpo umano e che regola la salute dell’organismo. I trattamenti di riflessologia plantare funzionano perché sono in grado di riportare l’organismo al suo naturale ed originario equilibrio psico-fisico. Naturalmente è doveroso sottolineare che la riflessologia plantare non può e non deve sostituire i trattamenti di medicina tradizionale ma può essere un’ottima integrazione ad altre terapie.