Siamo a Zaanse Schans, un villaggio di casette in legno e mulini a vento disseminati nella vasta pianura dell’Olanda settentrionale, fra pascoli e canali d’acqua.
Il paesino, nel territorio comunale di Zaanstad, dista poco più 20 km da Amsterdam, ma è lontano anni luce dalla frenesia della capitale.
Si raggiunge comodamente in auto, con i mezzi pubblici o, perché no, in bicicletta. Noi scegliamo il treno: venti minuti di tragitto da Amsterdam in direzione Uitgeest per scendere alla stazione di Koog-Zaandijk, da cui proseguiremo a piedi per poco più di 1 km.
Fuori dalla stazione ci accoglie un cielo blu, striato di nuvole leggere; a farci il solletico, un fresco vento autunnale. La passeggiata per raggiungere Zaanse Schans è molto tranquilla e scorre veloce prima tra file di case basse poi tra fabbricati anonimi, sedi di industrie locali.
Arriviamo ad un ponte futuristico sul fiume Zaan ed ecco che scorgiamo all’orizzonte i mulini a vento, con i profili delle pale in movimento. Da qui ci godiamo un primo assaggio del villaggio, costruito sulle rive del fiume.
Il corso d’acqua è ampio, di un blu intenso, bordato da eleganti case in legno, dipinte di verde o nero, con frontoni a collo di bottiglia, che spuntano tra fronde ancora cariche di foglie. Piccole barche sono ormeggiate davanti alle case, in attesa.
Superato il ponte, imbocchiamo a sinistra la strada lastricata che si apre sul villaggio, da cui sono bandite le automobili.
Ci accolgono graziose casette colorate in diverse gradazioni di verde, dallo smeraldo all’oliva all’acquamarina, interamente in legno o con il solo piano terra in mattoni rossi. Le facciate, arricchite da elementi ornamentali ed infissi bianchi, sono coronate da frontoni elegantemente fregiati, che celano aguzzi tetti di tegole scure.
Le case di Zaanse Schans hanno un non so che di rassicurante e nostalgico, forse perché ci riportano alla mente il mondo delle fiabe, dove le casette nel fitto dei boschi sono rifugi di pace o magia. Qui, seminascoste tra gli alberi, crescono in un intreccio d’erba e alte siepi, fra ruscelli di acque placide.
Nei dintorni delle abitazioni, i prati verde pastello sfumano in giardini curati e vasi grondanti di fiori cingono i tavolini e qualche sedia in ferro battuto.
I sentieri lastricati si perdono fra ponticelli di legno sospesi sugli stagni. Passo dopo passo, ascoltiamo il vento ingarbugliarsi tra rami e foglie e lo scricchiolio secco che accompagna il nostro passaggio, per via della ghiaietta che si ammucchia qua e là, mescolata a conchiglie… Sì, proprio conchiglie: sono lì a ricordarci che queste sono terre strappate al mare.
Tornati sulla strada principale del villaggio, costeggiamo lo Zaan in direzione dei mulini a vento. L’aria è avvolta da un intenso aroma di cacao, che viene dalla fabbrica di cioccolato accanto a cui siamo passati per raggiungere il villaggio dalla stazione.
Mentre sorseggiamo un bicchiere di cioccolata calda, lo sguardo vaga sulle pale dei mulini, mosse dalle correnti.
Ci troviamo in una regione, quella dello Zaan, nota per essere l’area industriale più antica del mondo, messa in moto dall’energia del vento e da quasi mille mulini, i primi dei quali risalenti al Seicento.
A partire dalla metà dell’Ottocento, i mulini a vento furono gradualmente sostituiti dai motori a vapore e negli anni Venti del Novecento non ne restavano che una cinquantina. Per preservarli nacque l’Associazione dei mulini di Zaan, che oggi possiede tredici mulini industriali, regolarmente in funzione.
Noi visitiamo il De Kaat, mulino-tintoria risalente al 1782, che pare essere l’ultimo al mondo rimasto in attività. Qui, dalla macinatura di pietre scelte, si ottengono i colori in polvere. Le possenti macine sono azionate dalla forza del vento incanalata all’interno del mulino grazie alle grandi pale rotanti.
Una ripida scala interna di legno ci conduce al piano superiore, dove ammiriamo da vicino gli ingranaggi in azione per poi uscire, da un piccola porticina, sulla terrazza che cinge il mulino. Siamo a due passi dalle pale, enormi e veloci, incredibilmente leggere sotto il peso delle raffiche.
La visuale spazia a 360° sulle piane d’erba, rigate da strisce d’acqua che corrono fino all’orizzonte. Qualche fattoria, animali al pascolo e, ai confini del villaggio, alcune donne in abiti tradizionali a chiacchierare su una panchina. Nelle vicinanze, un caseificio, un laboratorio artigianale di zoccoli di legno e negozietti di souvenir.
È indubbio che Zaanse Schans sia un luogo che fa l’occhiolino ai tanti visitatori: ha saputo reinventarsi, tramutando il volto industriale in calamita per il turismo, soprattutto straniero.
Ma non per questo ha perso il suo fascino d’altri tempi. L’incanto resta e resterà fintantoché soffierà l’ultimo sbuffo di vento a dar vita ai mulini.
A cura di Francesca Vinai
Foto Credits: Francesca Vinai