“Non esistono più le mezze stagioni”, mai fu detto più attuale negli ultimi 15 anni; incredibile pensare come per produttori di vino di tutta l’Italia fosse alquanto semplice in passato prevedere le condizioni climatiche in base al periodo dell’anno, mentre ora le cose sono cambiate in maniera piuttosto drastica, ormai non è strano andare incontro a gelate in primavera o trovare giornate autunnali in agosto. Le condizioni climatiche stanno cambiando, questo è innegabile.
Nonostante tutto in Italia si attende comunque una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta sarà influenzato molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quanti-
tativo.
E' reso noto tuttavia che sul piano qualitativo a situazione dei vigneti è generalmente buona, nonostante le violente piogge e grandinate che in certi casi hanno distrutto interi vigneti e le gelate di pasqua hanno fatto tardare di una settimane abbondante la vendemmia al centro nord.
Al sud al contrario l’innalzamento improvviso delle temperature, con punte di 42 gradi nelle città più calde, ha portato a una maturazione precoce delle uve, addirittura una settimana in anticipo rispetto alla vendemmia 2020. Come ogni anno però si potrà capire la reale qualità della vendemmia solo durante le prime settimane di settembre.
Nonostante sia previsto un calo di produzione tra il 5% e il 10% rispetto alle vendemmie precedenti, l’Italia rimane leader mondiale a livello di produzione di vino. Nel 2020 in Italia sono state prodotti ben 47.2 mln di ettolitri di vino, a seguire Francia e Spagna con rispettivamente 44.8 e 36.8.
Nel Nord Italia i problemi sono stati legati al maltempo, nella fattispecie il Friuli Venezia Giulia, in cui il clima piovoso e con nevicate abbondanti hanno causato ritardi nella maturazione delle uve, ma grazie al clima più caldo di giugno la fioritura è iniziata correttamente, facendo ben sperare. In Trentino Alto Adige la situazione ad oggi è buona: qui la grandine è stata più aggressiva e ha colpito 500 ettari vitati con danni non indifferenti, anche se i calcoli precisi si potranno effettuare solo a vendemmia ultimata.
Il Il caldo delle ultime settimane sta facendo recuperare in parte il ritardo accumulato nei mesi precedenti.
Analoga è la situazione in Lombardia, dove in Franciacorta e Oltrepò Pavese le ultime piogge hanno risanato in parte i danni arrecati dalle gelate primaverili.
In Piemonte c’è un panorama piuttosto eterogeneo ma in generale si profila una vendemmia a grandi linee come le precedenti. Le gelate successive alla Pasqua e il freddo di fine maggio hanno messo a dura prova la scorza dei vigneti: giugno caldissimo come pochi altri, solo le ultime precipitazioni hanno aiutano a migliorare la situazione. Qui purtroppo le grandinate sono scese con grande potenza, per alcuni produttori i danni sono saliti fino al 50% delle proprietà.
In Emilia Romagna, qui il problema è stato subito un inverno abbastanza caldo; il freddo è arrivato nei mesi primaverili, molto prolungato e intenso, specialmente nelle nottate, oltre ad aver provocato danni faranno tardare la vendemmia anche di una decina di giorni. Nonostante tutto però nei mesi successivi le piante hanno risposto molto bene a la ripresa è stata notevole.
In Toscana, gli ultimi mesi del 2020 e i primi mesi del 2021 hanno fatto registrare abbondanti rovesci, questo ha portato a fornire il terreno di notevoli scorte idriche. Anche qui le gelate sono state violente, con punte di -7 gradi, ma con il clima più caldo di maggio i danni sono risultati essere più limitati. Nel centro Italia la stagione invernale è stata più calda del normale. Le precipitazioni sono state più abbondanti della norma in autunno, mentre in Febbraio e in tutta la primavera si è registrato un record negativo con una scarsità di piogge che non si vedeva dal 1961.
Questa siccità ha portato a diversi ritardi nella vendemmia, in attesa di qualche mm di pioggia che possa aiutare la maturazione finale. Scendendo verso Sud, si rilevano in Abruzzo e Molise piogge scarse fino ad aprile e nei mesi primaverili per cui i vigneti giovani sono andati in forte sofferenza.
Dalla fine di aprile fino alla metà di luglio non si è verificata alcuna precipitazione di rilievo e la vite dimostra ancora una volta la grande capacità di adattamento e resilienza alle situazioni estreme, riuscendo, da un punto di vista fisiologico, a reagire e ad adattarsi alle condizioni di scarsità idrica.
In Campania, freddo e pioggia hanno un po’ fatto preoccupare ma il clima più mite di maggio e le piogge di luglio hanno fatto ben sperare, limitando i danni al minimo. In linea generale, le condizioni climatiche hanno consentito una gestione dei vigneti senza particolari problemi.
La Puglia risulta fortunata, dal momento che non ha riscontrato problemi a livello meteorologico e vegetativo delle viti, anche se come ogni anno i problemi di siccità non permettono ai produttori di dormire sonni tranquilli. Il risultato di questa siccità sono uve non totalmente mature ai primi di agosto. In Calabria, nonostante le avversità dovute anche alle gelate i vigneti sono in uno stato vegetativo ottimale; al contrario di molte regioni qui la vendemmia sarà in anticipo di circa 10 giorni.
Si presenta in buona salute anche il vigneto in Sicilia, qui l’inverno ha portato generose precipitazioni mentre la primavera è stata decisamente asciutta. Nella seconda metà di Giugno le temperature sono state molto elevate favorendo una buona maturazione del frutto. La vendemmia sia prospetta ottima in quantità e qualità.
Infine, la Sardegna ha goduto di un buon approvvigionamento di acqua che a volte ha purtroppo causato
gravi danni. Attualmente la regione sta facendo la conta dei danni causati dagli incendi e si pensa che ci sarà un calo delle rese non ancora stimabile.
Il cambiamento climatico sta incidendo sempre di più sul panorama vitivinicolo, addirittura diverse ricerche dimostrano che se non cambiamo il nostro stile di vita, il 56% delle regioni vitivinicole nel mondo potrebbe scomparire se si confermasse uno scenario di aumento delle temperatura di 2 gradi centigradi entro il 2050.
Percentuale che potrebbe salire all’85% se il riscaldamento raggiungesse i +4 gradi entro il 2100. Dati molto preoccupanti, che speriamo possano essere solo la peggiore delle ipotesi, anche perché un mondo senza vino sicuramente sarebbe un posto un po’ più cupo e triste in cui vivere.
A cura di Mattia Perredda.