Firenze, una chiesa sconsacrata, un innovativo sistema di proiezioni ad alta definizione, sinfonie di suoni e luci che animano l’opera di un genio incompreso, rivalutato solo dopo la sua morte. L’arte di un pittore che ispirò le correnti future ed influenzò gli stili avvenire: tutto questo è Van Gogh Alive, un’esperienza multimediale immersiva che prospetta un nuovo modo di vedere e vivere l’arte. |
“Questa è un’esperienza visiva e divulgativa inedita per avvicinare al mondo di Van Gogh, al suo immaginario e alle sue opere, anche per il pubblico meno abituato a frequentare le sale di mostre e musei – ha dichiarato il curatore italiano della mostra Fabio Di Gioia – e per la prima volta Van Gogh Alive sarà integrata in un’architettura particolarissima come quella di una chiesa. La sensazione offerta dalla visione della mostra multimediale nel contesto di S. Stefano è un’emozione, ancora mai provata nel mondo”.
Un immergersi all’interno del segno di Vincent, quel segno così espressivo e deciso di un animo tormentato che già risulta essere vivo, dando l’impressione di poter prendere vita da un momento all’altro, poiché il movimento che genera con le sue pennellate appare come un frammento di esistenza mutevole che scalpita cercando la sua espressione e ragion d’ essere.
A proposito del suo gesto, si sono affrontati molti studi su questa sua necessità di esprimersi, a volte arrivando quasi alla violenza (intesa sempre come segno), spesso condotti col fine di associarlo alla sua condizione mentale.
Ebbene, io mi chiedo, che bisogno c’è di approfondire con sì tanta meticolosità il lavoro di un Artista, riducendolo ad uno sterile studio su forma e colore associati ad un più o meno centrato equilibrio mentale?
Ora che non c’è più e che il suo patrimonio, generosamente regalatoci, fa incantare l’anima di noi comuni mortali e regala ad essa un contatto profondo con la nostra esistenza che va oltre le cose tangibili e analizzabili, che bisogno c’è di impoverire così la sua Opera?
Ora nulla ha senso, se non la sua Arte. E noi dovremmo essere onorati di questo dono, e semplicemente onorarlo. Il suo gesto pittorico rispettato dal nostro gesto di ringraziamento.
E condividere la sua Opera in varie forme è un grande gesto di riconoscimento.
Ecco che l’intervento di queste nuove tecnologie non fa altro che avvicinarci a quel gesto, farne apprezzare i dettagli e dare vita a questo così già chiaro intento permettendoci di godere, per esempio, di un “reale” volo dei corvi sui suoi amati campi di grano.
Quel presagio incombente ed oscuro ora si anima e ci viene incontro, divenendo ancor più materiale.
Ma, caro Vincent, tutto ciò era già presente nel tuo dipinto e, seppur immobili, quei corvi già sembravano volteggiare in quello spazio aperto. Essi parevano già venirci incontro e già ci angosciavano portandoci alla scelta di quale strada percorrere, quale sentiero imboccare, sapendo che comunque saremmo andati incontro alla notte più buia, verso quel cielo blu scuro, a tratti nero, che ci chiama e cerca il nostro sguardo mostrandoci pur sempre una luce, anche’essa ipnotica e attraente come una speranza.
Come le luminose, vibranti e rassicuranti stelle delle tue notti.
A cura di Roberto Gianusso