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Unioni Civili, a che punto siamo

10/3/2017

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Intervistiamo il Segretario nazionale dell’Associazione Radicale Certi Diritti in materia di Unioni Civili.
A distanza di diversi mesi dall’approvazione della Legge Cirinnà sulle Unioni Civili, qual è il bilancio complessivo?
Questa Legge ha completamente cambiato lo scenario in cui ci troveremo a operare. Ma come cambia questo scenario? Beh, da questi primi mesi, possiamo rilevare che non si è mai parlato tanto come in questo periodo di coppie dello stesso sesso.
Non solo nel dibattito politico durante l’approvazione della Legge, che porta con se l’argomentare freddo dei diritti e dei doveri e la polemica politica ricca purtroppo anche di discorsi d'odio, ma anche nella cronaca delle decine e decine di unioni civili che si stanno celebrando e che vengono per lo più raccontate con simpatia ed empatia persino dai piccoli giornali di provincia raggiungendo persone che mai le associazioni lgbt sono state capaci di raggiungere.
Queste storie personali raccontate con linguaggio empatico anche nelle province più remote avranno un profondissimo impatto nel cambiare la percezione pubblica dell’omosessualità e popolarizzare l’amore omosessuale rendendolo più accettabile. Questo è sicuramente un effetto positivo che ci agevolerà nel raggiungere l’obiettivo del matrimonio egualitario.
Però non bisogna dimenticare che questa Legge impone un regime giuridico segregazionista che, se pure riconosce alle coppie omosessuali tutti i diritti di quelle sposate, non estende a esse quelli cruciali riguardanti la filiazione e crea un istituto a parte, giuridicamente definito come inferiore a quello matrimoniale: un ghetto giuridico, dorato quanto si vuole, ma pur sempre un ghetto. Ricordiamo quanto scriveva Maurizio Tedeschi sul “FUORI!” già nel 1979: “Non serve, non è utile, è ingiusta la creazione di un nuovo ghetto “anche” all’interno delle istituzioni”.
 
A suo giudizio e a confronto con le norme presenti negli altri Paesi europei, il Testo è soddisfacente o si poteva fare di più?
Nella maggior parte del mondo occidentale (Dalla Spagna all'Argentina, dalla Nuova Zelanda all'Inghilterra, dagli Stati Uniti alla Francia) le coppie dello stesso sesso possono accedere su un piede di totale parità all'istituto del matrimonio civile. Anche se con le unioni civili l'Italia è uscita dal medioevo, rimane sempre fanalino di coda dell'occidente. Anche la Germania, che pure non ha ancora riconosciuto il matrimonio egualitario, ha una Legge più avanzata della nostra, riconoscendo tutele ai figli delle coppie omosessuali.
 
Quali sono gli ulteriori passi che il Governo dovrebbe compiere in questa direzione?
Il Parlamento, più che il governo, deve fare una cosa molto semplice: rispettare la costituzione e trattare tutti i cittadini egualmente. Il minimo indispensabile è proprio aprire l'istituto del matrimonio civile alle coppie dello stesso sesso. Sarebbe poi auspicabile che si facesse finalmente una riforma complessiva e organica del diritto di famiglia in modo da aggiornarlo alla situazione sociale attuale.
 
A cura della redazione
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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