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Un’economia più giusta è un’economia più solida

8/2/2019

1 Commento

 
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Non è tollerabile che tanti italiani vivano in povertà o senza lavoro: dobbiamo aiutarli anche per dare una mano all’Italia che produce.
Un’economia più giusta è una economia più solida. Da portavoce al Senato del M5s, ne sono fermamente convinto. Serve aiutare chi è rimasto indietro perché non è tollerabile che tanti italiani vivano in povertà o senza lavoro. 

Ma dobbiamo aiutarli anche per dare una mano all’Italia che produce. Dare una mano ai lavoratori e al ceto medio, impoveriti dopo anni di compressioni salariali e precarizzazione, non è solo giusto, è conveniente. Perché così ripartono i consumi.

Abbiamo questa convinzione, perché crediamo che per rilanciare l’Italia è possibile e doveroso costruire un nuovo patto sociale, che si basi sulla concordia. Perché oggi c’è una battaglia che tutti i cittadini devono
fare in modo coeso.

Per questo è necessario che tutti, famiglie, imprese, lavoratori, perseguano questo obiettivo con determinazione.

La battaglia è fra popolo e caste: le caste di prenditori famelici di soldi pubblici, che impoveriscono i Paesi; le caste di tecnocrati che prendono decisioni dolorose per le nazioni, senza ascoltare le voci dei popoli; le caste di chi è sempre più lontano dalla gente per perseguire i propri interessi. 

Oggi, invece, con il governo del cambiamento, possiamo cambiare le cose. E le stiamo cambiando partendo dai diritti fondamentali: quelli al lavoro e all’impresa. 

Lo abbiamo dimostrato con il decreto Dignità, con il quale abbiamo finalmente superato il Jobs Act di Renzi, colpevole di aver precarizzato non solo il lavoro, ma la vita di tanti cittadini. 

E lo abbiamo fatto, come vi dicevo, non solo per i lavoratori, ma per le imprese. Perché all’aumento dei diritti e delle garanzie, aumenta la produttività. 

Oggi, per rilanciare l’Italia, è folle competere solo sul fronte della diminuzione dei salari per puntare all’export. 

Possiamo rilanciare l’economia, solo rilanciando la domanda interna, mettendo soldi in tasca agli italiani, affinché comprino i prodotti Made in Italy. 

Per lo stesso obiettivo, abbiamo puntato sul reddito di cittadinanza. Perché era ed è necessario porre in essere misure espansive e anticicliche che contrastassero la recessione. 

La recessione, infatti, si abbatte sull’Europa per colpa dei governi passati e dei tecnocrati di Bruxelles che hanno deciso di legare l’economia agli export, dunque abbassando i salari. 

Peccato che le guerre doganali fra Cina e Usa dimostrino che questo approccio è completamente sbagliato. Non dobbiamo tagliare reddito ai lavoratori, ma invece redistribuire, anche ai poveri, per creare un esercito di consumatori che faccia girare l’economia. 

Con il reddito di cittadinanza, abbiamo raggiunto questo obiettivo, per spingere le persone a spendere e dunque sostenere la produzione industriale. 

Anche la possibilità di dare il reddito di cittadinanza alle imprese che assumono va in questa direzione. Insomma, è ovvio che questo governo sia un vero cambiamento rispetto ai mantra dell’austerità, del rigore fiscale, del taglio ai diritti e al welfare che sono stati praticati negli anni passati.

Ovviamente, per rendere questi cambiamenti più incisivi, sarà necessario cambiare l’Europa come oggi abbiamo cambiato l’Italia. E puntare a un nuovo Parlamento europeo di cittadini pronti ad appoggiare una nuova Commissione che superi l’austerità e, soprattutto, i parametri di Maastricht, che non hanno nessuna ragione economica per esistere, se non impedire quelle politiche espansive che servono ora per superare la crisi. 

Per ridistribuire, aiutare i più fragili e sostenere anche la migliore economia. Quella che vuole il bene del Paese. Un’economia sana, sostenibile, non il capitalismo selvaggio finanziario che ha piagato l’Europa. 

Per fare questo, è necessario sempre di più dare la voce ai cittadini, ai loro sogni e bisogni. Per questo, la  prossima battaglia politica sarà fra chi vuole un’Europa più democratica e chi appoggia la casta. Io so già da che parte stare. E voi?

A cura del Sen. Sergio Vaccaro.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

1 Commento
Arcangelo
14/3/2019 07:09:43

Grazie a nome degli italiani per quello di pratico che state ottenendo .chiedo comunque che in questa direzione di distribuzione della ricchezza attraverso la distribuzione del lavoro si vada anche contrattando in Europa una politica delle regole del lavoro condivisa che porti ad una riduzione dell' orario lavorativo settimanale e ad una politica commerciale punitiva per quei paesi (cina)o continenti (Asia) che ancora sfruttano manodopera a basso costo e che invadono i nostri mercati costringendo i nostri imprenditori a chiudere.

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