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Una nuova era per un Europa più sostenibile

10/10/2022

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​I cambiamenti climatici e la crisi ambientale sono una minaccia enorme per l’Unione europea e per il mondo. I dati del Programma europeo di osservazione della terra Copernicus indicano il mese di giugno 2022 come il terzo giugno più caldo di sempre, paragonandolo con la media registrata tra il 1991 ed il 2020.
La maggior parte delle prove scientifiche dimostrano che tale anomalia è dovuta all’aumento delle emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. La temperatura media globale attuale si aggira intorno ad un grado centigrado più alto rispetto alla fine del diciannovesimo secolo. Gli scienziati ritengono che un aumento di 2° C rispetto ai livelli preindustriali possa avere conseguenze catastrofiche sia sul clima che sull’ambiente. Siccome questo cambiamento sta già colpendo duramente il vecchio continente sotto diverse forme, a partire dalla perdita delle biodiversità agli incendi boschivi e diminuzione dei raccolti, il 22 giugno la Commissione Europea ha proposto il primo atto legislativo che mira esplicitamente a ripristinare la natura in Europa.

Come riporta il sito della Commissione, l’obbiettivo è quello di “riparare l’80 % degli habitat europei che versano in cattive condizioni e a riportare la natura in tutti gli ecosistemi, dalle foreste e dai terreni agricoli agli ecosistemi marini, di acqua dolce e urbani. In base alla presente proposta sul ripristino della natura, saran​no assegnati a tutti gli Stati membri obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura in vari ecosistemi, a integrazione delle normative esistenti. Bisogna far sì che le misure di ripristino coprano almeno il 20 % delle superfici terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e si estendano infine a tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.”

Si tratta di un investimento di circa cento miliardi di euro di fondi, che permetterebbe di migliorare la sicurezza e la qualità del cibo che produciamo, la resilienza climatica, la salute dei cittadini ed il loro benessere. Ma come si svilupperanno nel concreto questi interventi di ripristino? In primo luogo, estendendo le esperienze di ripristino naturale già esistenti, quali quelle di rinaturizzazione, di riforestazione, di implementazione del verde e delle infrastrutture urbani ma anche di abbattimento dell’inquinamento. Però con ripristino non si intende la protezione dell’ambiente e, quindi, ciò non porta alla creazione di più aree protette: riguarda il modo di vivere la natura, in particolar modo per coloro il cui lavoro dipende dal benessere della stessa, come agricoltori, forestali o pescatori.

Nel corso della Conferenza sul futuro dell’Europa i cittadini di tutta Europa e di vari settori hanno raccomandato di “ridurre drasticamente i pesticidi e i fertilizzanti chimici in tutti i tipi di aziende agricole” e “lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, che preveda il rispetto della natura e dei lavoratori”.

Ciò permetterà di costruire un sistema alimentare in linea con il Green Deal Europeo (piano strategico che mira a contrastare il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale) e con la strategia From Farm to Fork (piano decennale per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente).

In sintesi, gli obiettivi proposti in commissione comprendono:
• l’inversione del declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e, successivamente, l’aumento di queste popolazioni;
• nessuna perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, un aumento del 5 % entro il 2050, una copertura arborea minima del 10 % in ogni città, piccola città e periferia europea e un guadagno netto di spazi verdi integrati negli edifici e nelle infrastrutture;
• negli ecosistemi agricoli, l’aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per le farfalle comuni, l’avifauna nelle aree agricole, il carbonio organico nei suoli minerali coltivati e gli elementi caratteristici del paesaggio ad alta diversità sui terreni agricoli;
• il ripristino e la riumidificazione delle torbiere drenate a uso agricolo e nei siti di estrazione della torba;
• negli ecosistemi forestali, l’aumento complessivo della biodiversità e una tendenza positiva per quanto riguarda la connettività delle foreste, il legno morto, la percentuale di foreste disetanee, l’avifauna forestale e le riserve di carbonio organico;
• il ripristino degli habitat marini quali le colture marine o i fondali di sedimenti e il ripristino degli habitat di specie marine emblematiche quali delfini e focene, squali e uccelli marini;
​• l’eliminazione delle barriere fluviali in modo che almeno 25 000 km di fiumi siano trasformati in fiumi a flusso libero entro il 2030. Mantenendo una certa flessibilità, in funzione delle circostanze nazionali per contribuire al conseguimento degli obiettivi la normativa impone agli Stati membri di elaborare piani nazionali di ripristino, in stretta collaborazione con gli scienziati e i cittadini.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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