costante al variare della base imponibile (1).
In realtà, proprio nel volerne fornire una definizione universalmente valida risiede l’equivoco, perché non ne esiste una sola tipologia, bensì tante quanti i proponenti ed i Paesi che, nel tempo, l’hanno applicata, de facto con declinazioni giuridiche diverse a seconda del sistema fiscale nel quale il Legislatore è dovuto intervenire.
Concettualmente, occorre andare oltre le procedure, oltre i numeri (certamente importanti ma non sono il tutto), ponendosi l’ambizioso obiettivo di pensare ad un “sistema fiscale flat”, che tenda ad un sistema ideale, soprattutto attraverso un ripensamento del rapporto, spesso conflittuale, tra Contribuente e Fisco, o meglio sarebbe tra Cittadino e Stato.
“Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia, quia et latrocinia quid sunt nisi parva regna?” (2) Mai!, colui che riuscirà ad impedire che un rapinatore si impadronisca del proprio portafoglio, si sentirà per tale fatto un “evasore!” (3).
Stabiliamo, quindi, innanzitutto quali sono le caratteristiche proprie di un sistema tributario “ideale”. In letteratura, si riconoscono, solitamente, diversi criteri affinché un sistema tributario possa definirsi “ideale”, in particolare: l’efficienza economica e la semplicità amministrativa.
Per essere efficiente, un sistema tributario dovrebbe minimizzare gli effetti distorsivi sull’economia. Chiaramente, ogni imposizione fiscale modifica i comportamenti dei contribuenti, in termini di: risparmio; consumo; ore lavorate; tempo libero, oltre, ovviamente, gli effetti di tipo organizzativo.
Orbene, l’unica imposta veramente neutrale, ovvero che non determina effetti distorsivi, è quella “fissa”, in quanto il contribuente non può fare nulla per diminuire il debito, ma chiaramente questa incide sull’equità del sistema.
La semplicità amministrativa è invece legata alla facilità di interpretazione delle norme tributarie, avuto riguardo sia ai costi diretti quanto a quelli (finanche maggiori!) indiretti.
Dal rapporto, della Banca Mondiale e PWC Paying Taxes nel 20164, della pressione fiscale sulle imprese, emerge chiaramente come il sistema tributario italiano si caratterizzi per il maggior dispendio di risorse, in termini di ore, per l’assolvimento degli obblighi fiscali, oltre che per il numero di effettivi obblighi in capo alle imprese stesse (5).
In Italia, infatti, le imprese hanno dedicato nel 2014 circa 269 ore (più di 11 giorni) per regolare la propria posizione contributiva a fronte di una media europea pari a 173 ore, oltre il 55% in più rispetto al tempo medio europeo. Anche con riferimento al numero degli adempimenti, lo studio evidenzia uno scostamento significativo tra la media europea (11,5) ed il numero degli adempimenti nazionali (14), oltre il 20% in più.
Tale aggravio di lavoro non riguarda esclusivamente le imprese ma, assolutamente, anche le persone fisiche, pensionati compresi; in tal senso sicuramente un aiuto arriva dalla previsione del modello 730 precompilato, attraverso l’utilizzo, da parte delle agenzie fiscali, dei dati provenienti dall’anagrafe tributaria.
Questi ragionamenti ci portano, quindi, ad indicare la tassazione piatta e la semplificazione come le due facce della medesima medaglia: un sistema fiscale flat!
Con la proposta di legge n. 1294, meglio nota come “PDL semplificazioni”, approvata dalla Camera dei Deputati, si è proposta una reale semplificazione della macchina fiscale con la riduzione degli oneri amministrativi a carico dei contribuenti, tutte misure volte ad aumentare l’efficienza e la competitività del sistema Paese.
Il provvedimento prevede, in effetti, diverse misure di semplificazione, in particolar modo avuto riguardo al rapporto Contribuente/Fisco, in primis in tema di comunicazioni periodiche e fatturazione.
La proposta di legge è confluita, tramite emendamento, nel decreto legge n. 34 del 30 aprile 2019, il c.d. “Crescita”, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, che ne consentirà, quindi, un più rapido percorso parlamentare.
Si tratta, tutte, di misure per incentivare gli investimenti da parte delle imprese e dei privati cittadini. Parimenti, continuo è anche l’impegno del Governo a favore di un regime fiscale sempre più flat per imprese e persone fisiche, attraverso:
• la riduzione dell’aliquota IRES per le società;
• l’estensione del regime semplificato, dal 1° gennaio 2020, ai soggetti con V.A. fino a 100 mila euro; significativi sono i risultati sinora ottenuti con l’estensione del forfetario: 200 mila nuove PI nel I° trimestre di quest’anno, di cui 100 mila ascrivibili all’estensione del regime al 15%;
• la riduzione delle aliquote IRFEF, anche attraverso una rimodulazione,
con tetti e franchigie, di quelle tax expenditures antistoriche e senza benefici reali; tenendo chiaramente
sempre in evidenza gli aspetti correlati alla no tax area; al “quoziente famigliare”; all’edilizia ed all’efficientamento energetico.
Per concludere, “Flat tax” e “Semplificazione fiscale” sono le keyword che caratterizzano tutte le scelte di
politica fiscale del Governo: un diverso approccio del Legislatore, oltre la logica dei numeri, per un
sistema fiscale semplicemente più flat!
A cura dell’On. Massimo Bitonci.
Note bibliografiche
1 Per un approfondimento, sia consentito il rinvio a F. Stella e A. Stella, FLAT TAX – origini, percorsi e prospettive, Filodiritto Editore, 2018.
2 Nel De civitate Dei, IV, 4: “Alessandro Magno, mentre conquista l’Asia, cattura e condanna a morte un predone; questi, prima di morire: “Che differenza c’è tra te e me? Che io rubo poco e mi chiamano ladro; tu stai rubando il mondo, e ti chiamano imperatore”. E così concluse il sant’Agostino: “Remota itaque iustitia quid sunt regna nisi magna latrocinia? quia et latrocinia quid sunt nisi parva regna?”.
3 D’AGOSTINO-VIOLA, Recta Ratio, testi e studi di Filosofia del Diritto, collana diretta da, Torino, 1996, 201.
4 www.pwc.com/gx/en/paying-taxes-2016/paying-taxes-2016.pdf.
5 Fonte www.impresalavoro.org.