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UCRAINA un anno di “permaguerra” con dolore senza fine

20/3/2023

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«Chiudo gli occhi e penso alla mia famiglia, ai miei figli prima di tutto e, poi, ai miei genitori. Il 24 febbraio 2022 è stato l’inizio della fine». È la testimonianza di Caterina, una delle tante profughe ucraine che sono scappate dalla guerra, trovando rifugio a Milano.

A cura di Filippo Poletti
Assieme a lei c’è Halyna: «Ho 36 anni: la notizia dell’attacco all’ospedale di Mariupol mi ha spinto a lasciare il mio Paese. Ho pensato che se non c’era pietà per i bambini, che sono il futuro, non ci sarebbe stata neanche per me. Ho preso l’essenziale, chiuso la porta e sono scappata in Italia».  Sono due delle voci presentate dal giornalista professionista Filippo Poletti, grazie alla collaborazione della Fondazione Progetto Arca, nel libro “Ucraina: grammatica dell’inferno” stampato da Lupetti. Il volume, introdotto dal console generale d’Ucraina a Milano Andrii Kartysh, ricostruisce l’anno della “permaguerra” o “guerra permanente” scatenata in terra ucraina dalla Russia, alternando la cronaca dei fatti al ricordo doloroso delle profughe accolte nel capoluogo lombardo. Non è passato giorno del 2022 e dell’inizio del 2023, infatti, in cui i media non abbiano diffuso l’orrore del conflitto attivo 24 ore su 24. Proprio per questo il volume introduce il termine “permaguerra” sul modello della parola “permacrisi”, decretata dal dizionario Collins lemma dell’anno appena trascorso. A firmare la postfazione è il presidente del Centro Studi Esercito e docente di peacekeeping all’università Lateranense, Salvatore Farina, capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 2018 al 2021. 

La “permaguerra” o guerra permanente
«La cronaca degli ultimi 365 giorni – spiega Poletti, uno degli influencer di LinkedIn in Italia – si è concentrata su quanto è accaduto in terra ucraina e sul dolore di chi ha visto la propria vita stravolta e, in tanti casi, l’ha persa. Accanto alla prospettiva della guerra in Ucraina, ho voluto dare spazio al dramma della grande fuga, che ha visto arrivare in Italia 145.829 persone, di cui 77.212 donne e 45.628 minori. Il 60 per cento di loro ha trovato accoglienza nel nord Italia con oltre 500 pratiche burocratiche presentate ogni giorno al consolato di Milano, per un totale di 56mila nel 2022. Dopo essere passato all’inizio di marzo 2022 in via Ludovico di Breme e aver visto la fila interminabile di persone in attesa di entrare negli uffici consolari, è scattato in me il bisogno di testimoniare con questo libro la vicinanza al popolo ucraino. Le donne, i bambini e gli uomini ucraini sono con noi, tutti i giorni qui a Milano e nel resto d’Italia, dal supermercato alla metropolitana, nelle piazze come nelle vie: fanno parte della nostra vita e della nostra comunità. A loro è dedicato questo libro il cui ricavato andrà, per quanto mi riguarda, a Progetto Arca».
 
51 racconti della disperazione
Accanto ai ricordi di Caterina e Halyna accolte da Progetto Arca, “Ucraina: grammatica dell’inferno” presenta la voce di chi, come Aliona, ha tante lacrime e poche parole: «Ogni volta che “inciampo” in un telegiornale è come tornare al 24 febbraio 2022, quando la mia casa iniziò a tremare e una bomba cadde a poca distanza da noi. Quel giorno è iniziato l’inferno». 
Le testimonianze, presentate sotto forma di “versi” come vere e proprie “poesie della disperazione”, sono firmate con il nome di battesimo delle donne così da rispettare la loro richiesta di non diffondere il cognome, rendendole così riconoscibili: «La più giovane – spiega Poletti, per anni firma delle pagine di cronaca di oltre 15 testate giornalistiche – è nata nell’anno del crollo del Muro di Berlino, la più anziana nel 1972: tra di loro ci sono diverse mamme. Nel loro Paese, ad eccezione di una, lavoravano: c’è chi faceva l’imprenditrice, chi l’ingegnere, chi la farmacista, chi la biologa, chi l’insegnante di danza, chi la traduttrice, chi la cassiera o la commessa, chi l’addetta alla reception. Dal 24 febbraio 2022 hanno perso tutto: la casa, gli affetti familiari rimasti in patria e il lavoro». 
Come documenta Irina, mamma di Arina, danzatrice di 15 anni ospitata all’Accademia ucraina di balletto a Milano, con l’invasione russa la vita è cambiata in un istante e in pochi giorni il 90 per cento degli abitanti di Kiev è dovuto fuggire: «Sparavano alle auto sulla strada e l’intera città era ferma ai posti di blocco. Per tre o quattro giorni siamo rimasti in casa e abbiamo sentito solo esplosioni, spari dalla strada e il rumore dei carri armati e dei mezzi corazzati militari che viaggiavano lungo le strade».

Olena: stanno uccidendo il mio popolo
Questa è la storia dell’orrore: «Vladimiro ha attaccato Vladimiro e il suo popolo – ricorda Poletti –. È la “permaguerra” di “Vladimiro” Putin alla guida della Federazione Russa contro “Vladimiro” Zelensky. Un nome, Vladimiro, composto da due parole traducibili in italiano come “governo del mondo” o “governo della pace”. Putin vuole disegnare un “nuovo mondo”, Zelensky chiede la “pace” e l’autodeterminazione per la sua gente». 
Il dramma ucraino è sintetizzato nell’analisi proposta da Olena: «Non so quale sia l’obiettivo della Russia: non so se voglia eliminare l’Ucraina, il popolo ucraino o la cultura ucraina, ma so di certo, e l’ho visto e lo rivedo tutte le notti nei miei incubi, che sta uccidendo tante persone». 
Oksana non ha più lacrime per piangere, ma solo 32 parole: «Città che bruciano, persone che non hanno più nulla, corpi accatastati: Non riesco a vedere i miei connazionali e i luoghi del mio passato andare a fuoco. Così non ce la faccio», confida a Poletti.

Il grazie all’Italia
«La guerra, l’energia, i soldi: il motore di tutte le guerre è il denaro. Ma agli esseri umani non pensa più nessuno?», non si dà pace Caterina. L’unica nota di speranza delle donne è che l’accoglienza trovata nel nostro Paese sia l’inizio di un nuovo capitolo del mondo: «Grazie: questo è il primo pensiero che mi viene in mente. Grazie all’Italia e all’Europa che dicono di no, in tutti i modi, a questa guerra», spiega Giulia. 
E da Angela e Natalia, quest’ultima maestra d’asilo da 18 anni, assieme al motto della resistenza «gloria all’Ucraina», arriva questa proposta rivoluzionaria: «Se il mondo fosse in mano ai bambini, la guerra non esisterebbe». 

Dai Måneskin alla “Guernica” dei nostri giorni
Dopo la “Grammatica del nuovo mondo” dedicata nel 2021 al Covid, Poletti presenta una nuova grammatica dedicata all’Ucraina, una “Guernica” stampata su carta. Lo fa partendo dai versi dei Måneskin, il gruppo rock italiano: «Come fai a dormire la notte, come fai a chiudere entrambi gli occhi? Balleremo sulla benzina», gridano in “Stand up for Ukraine”. La benzina è la guerra russa: non può più piovere in Ucraina, seminando morte e dolore. Questo è il grido di “Ucraina: grammatica dell’inferno”. 
«La speranza – scrive il generale di corpo d’armata Salvatore Farina – è che la parola fine arrivi presto e sia il risultato della buona volontà dell’uomo». «Restaureremo la pace e, con essa, la fede nell’umanità», rimarca nel libro il console generale Kartysh a Milano, dopo aver ringraziato gli italiani per la loro straordinaria accoglienza. «È tempo di “permapace”», conclude Poletti: “pace permanente” in Ucraina. 
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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