Berlino Tazza, presidente nazionale di Sistema Impresa commenta in questo modo: “Il bonus elaborato dal governo” commenta Berlino Tazza, presidente di sistema Impresa, “si qualifica come uno sconto sul pagamento del pernottamento ma ha il difetto di essere interamente a carico della struttura ospitante attraverso la modalità del credito d’imposta. Il bonus, come rileva anche Codacons, l’associazione dei consumatori, è stato richiesto ad oggi solo da 225.000 cittadini contro i circa 30 milioni di italiani che andranno in vacanza.
Il numero aumenterà ma è evidente che la tendenza iniziale, registrata a luglio e quindi con la stagione già avviata, risulta decisamente insufficiente rispetto alle necessità di rilancio del settore”. Bonus Vacanza. Pochi albergatori aderiranno all’iniziativa. Perché?
È una soluzione che, purtroppo, non risolve il punto nodale della liquidità: le aziende non sono messe nelle condizioni di fare cassa proprio nel momento in cui sono chiamate a sostenere investimenti ingenti e imprevisti per onorare le misure anti-Covid ritornando ad operare, quando possibile, dopo i mesi di cassa integrazione e di mancato guadagno. È questo il deterrente chiave che ha spinto, per il momento, la maggior parte delle strutture a non aderire.
Dai nostri associati, che rientrano prevalentemente nella categoria delle micro, piccole e medie imprese abbiamo ricevuto reazioni allarmate per la grave condizione in cui versa il settore turistico e ricettivo. Molti imprenditori alberghieri ci hanno confermato che pur ricorrendo al bonus avranno serie difficoltà a garantire l’ordinario. C’è molta preoccupazione per il futuro. In molti temono di non farcela a raggiungere il termine del 2020.
Quali sono le maggiori difficoltà per gli imprenditori del turismo?
La domanda dei soggiorni e dei pernottamenti è precipitata vertiginosamente. Se le località marittime e montane possono sperare in un miglioramento tra luglio e agosto, per le città d’arte la situazione è davvero drammatica. La maggior parte degli imprenditori non sa se verrà prorogata la cassa integrazione e per molti questo è uno strumento che ormai è diventato indispensabile. Una battuta d’arresto che rischia di ripercuotersi a livello sociale e territoriale.
Già ora la situazione appare drammatica se si pensa che secondo dati Istat il 38,8 % delle aziende italiane è a rischio sopravvivenza. È una cifra impressionante, pari al 28,8% dell’occupazione. Parliamo di circa 3,6 milioni di addetti. Davanti a questo scenario il governo dovrebbe fare di più”.
Un quadro drammatico. E le aziende del turismo sono tra le più esposte alla crisi. Nel settore dell’accoglienza sei alberghi e ristoranti su dieci rischiano la chiusura entro un anno a seguito dell’emergenza Coronavirus mettendo in pericolo oltre 800 mila posti di lavoro. Nel comparto si definiscono a rischio di sopravvivenza il 65,2% delle imprese di alloggio e ristorazione.
Bisogna poi considerare il colpo violentissimo che è stato inferto alle imprese dei trasporti. Il turismo rappresenta il 13% del Pil italiano. Accettare passivamente un tracollo in questo ambito significa mettere in pericolo l’intera capacità del Paese di produrre ricchezza.
Quali sono le azioni necessarie per attuare il rilancio? Servono iniziative di sostegno capaci di salvaguardare congiuntamente i settori del turismo e dei trasporti. Bisogna promuovere campagne marketing nella Ue e nel mondo in grado di rafforzare l’immagine dell’Italia come un Paese sicuro.
Le nostre articolazioni territoriali denunciano da mesi disdette e mancate prenotazioni in tutte le regioni che interessano soprattutto i viaggiatori che provengono dall’estero e francamente mi sarei aspettato, a livello ministeriale e governativo, un pacchetto di misure specifiche e coordinate.
Invece abbiamo visto che sono state le regioni, spesso con risultati contrastanti, a prendere l’iniziativa. Inoltre, il turismo non può essere pensato in modo avulso dal sistema dei trasporti. Altri Paesi hanno destinato risorse ingenti per risollevare il trasporto pubblico non di linea. Serve più coraggio per contrastare la crisi e soprattutto bisogna smetterla con la strategia meramente mediatica delle riforme a costo zero. Occorre un fondo dedicato per destinare sussidi e sgravi.
È necessario intervenire con il taglio dell’iva su merci e servizi. C’è infine da considerare il rischio della criminalità organizzata che ha già iniziato a sfruttare le difficoltà sul fronte creditizio e bancario per assumere il controllo delle aziende più fragili. Il Paese ha bisogno di capacità di visione e azione. Non c’è più tempo e l’esecutivo deve farsi carico dell’urgenza”.
A cura di Berlino Tazza.