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Speciale Stabilità 2015: le conseguenze per i comuni

26/2/2015

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La normativa in vigore (art.2 bis della L.R. 48/1995 ora integrata con la L.R. 31/2012), prevede che gli enti locali concorrano con la Regione e lo Stato, nel rispetto del principio di leale collaborazione, ad assicurare il perseguimento degli obiettivi di riequilibrio della finanza pubblica.
A tale scopo, la Regione Autonoma Valle d’Aosta ha approvato un protocollo d’intesa relativo al Patto di Stabilità degli enti locali e la disciplina dello stesso.
Gli effetti di questa legge sui bilanci del Comune e sulle sue capacità di investimento sono deleteri. Infatti, il “Patto di Stabilità”, introdotto nel 1999, è stato profondamente inasprito anche in tempi recenti e, con le progressive modifiche, i comuni hanno avuto la peggio. I comuni della Valle d’Aosta nel 2013 hanno subito un avvicinamento alle discipline della normativa statale, affrontando tutti i meccanismi sanzionatori.
Il primo obiettivo che si prefigge il patto è il raggiungimento del cd. saldo obiettivo che dovrà essere verificato mediante un “saldo finanziario di competenza mista”, che si calcola come differenza tra le entrate finali e le spese finali. Il saldo è composto da valori di competenza, accertamenti e impegni per la parte corrente del bilancio e da valori di cassa per la parte investimenti del bilancio. In sintesi, in futuro l’amministrazione comunale dovrà programmare attentamente i lavori pubblici, verificando i residui attivi e passivi in conto capitale, monitorando gli incassi e tenendo conto dell’altro vincolo di bilancio, ovvero l’impossibilità di utilizzare il fondo cassa per finanziare opere.
Si evince che la Stabilità ha avuto e avrà un notevole impatto sui bilanci comunali, costringendo gli enti ad accantonare risorse finanziarie e determinando una forte limitazione agli investimenti. Gli adempimenti alle strutture comunali sono risultati molto impegnativi, come la previsione dei flussi di cassa e la loro gestione per gli investimenti. Sono solo 32 i comuni assoggettati in Valle d’Aosta alla Stabilità, ossia quelli con più di 1.000 abitanti. Il vincolo del raggiungimento dei saldi stabiliti e l’obbligo della riduzione del debito nazionale creano dei grossi problemi alla gestione dei comuni.
Ora, vorrei farvi calare in una realtà locale come quella di Verrès, paese di 2.770 abitanti. Seguendo quanto imposto dalla Stabilità, il comune ha ricevuto dall’amministrazione regionale un trasferimento finanziario senza vincoli di destinazione (L.R. 48/1995) di 1.754.000€ nel 2012, di 1.523.000€ nel 2013, di 1.523.000€ nel 2014 e nel 2015 l’importo sarà ulteriormente ridotto. Inoltre, il comune ha dovuto restituire allo Stato tramite la Regione tutto il maggior gettito IMU rispetto al 2012, che equivale nel 2013 a 281.000€ e nel 2014 a 480.000€.
Quindi, da una parte i comuni ricevono risorse e dall’altra ne devono restituire, avendo come risultato finale minor risorse. È così che, per mantenere i servizi essenziali, si sono dovuti ridurre al minimo gli investimenti, nonostante si abbiano 3 milioni e 800 mila circa di fondo cassa, questa cifra è bloccata dai principi di suddetto patto ed è quasi senza rendimento. Per questo motivo, per poter realizzare alcuni investimenti si è dovuto utilizzare la finanza creativa come il Proget Financing, il partenariato pubblico, privato e quant’altro. Rispettando il Patto di Stabilità, per continuare ad erogare i servizi di cui sino ad oggi tutti hanno usufruito, nel futuro si dovranno introdurre nuove tasse come l’addizionale IRPEF e l’applicazione della TASI, sino ad oggi non pagata dai cittadini verreziesi. Altre attività che dovranno essere messe in atto sono quelle di alienare beni di proprietà del comune, come hanno già fatto altri comuni più importanti per poter mantenere i servizi erogati sino ad ora.
L’unica speranza è che vengano allentate le condizioni del Patto di Stabilità, sbloccando il vincolo di bilancio all’utilizzo del fondo cassa, dando così la possibilità di effettuare investimenti rimettendo in movimento l’economia locale.


A cura di Fabrizio Casiraghi


© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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