In fondo gli ingredienti ci sono tutti: lo sport più amato, il calcio. L’allenatore sempre perdente, la squadra di bassa classifica, l’attaccante che poco tempo prima alternava il gioco al duro lavoro in fabbrica. Sì insomma, le solite cose.
E poi com’è già che finiscono queste storie nei libri? Ah sì, che di colpo i protagonisti si trasformano magicamente e trionfano, vivendo poi tutti felici e contenti. Il solito finale scontato.
C’è però un particolare, che rende ancora più magico il racconto. È tutto vero.
C’è la squadra, il Leicester, nel cuore dell’Inghilterra. Famosissima città... forse no. Grandissima tradizione calcistica… nemmeno. Ora, alzino la mano tutti gli esperti conoscitori del team Leicester City. Probabilmente pochi.
C’è l’allenatore, Claudio Ranieri. Bravo, preparato, tutto cosa volete. Ma non ha mai vinto.
E pensare che ha allenato club prestigiosi, tra i quali spiccano Juventus, Roma, Inter, Chelsea, dove ha lasciato ottimi ricordi. Eppure nessun titolo, nessun trionfo.
Ranieri è il classico allenatore pensionato anzitempo dalla stampa, dato per bollito troppo presto. E guai a commettere questi errori, quando si tratta di tecnici italiani, categoria tra le più apprezzate al mondo.
Anche lui, forse, si era un po’ adeguato a quei giudizi, accettando l’offerta di una squadra che ha terminato il campionato al 14° posto in Premier League nella stagione passata.
Un lavoro tutto sommato semplice per un allenatore così esperto: zero pressioni, una salvezza da conquistare senza affanni, qualche parola d’inglese ai media e via liscio.
D’altra parte il campionato inglese è tra i più difficili al mondo. Il nome di certe squadre (le due di Manchester, Chelsea, Arsenal, Liverpool, ecc.) basterebbe a far tremare le gambe a chiunque.
E il fatturato? Tra sceicchi, magnati russi e proprietari milionari, in Inghilterra c’è la sfilata di giocatori fortissimi, corazzate invincibili, rose create per dominare tutte le partite.
Eppure, signore e signori, stiamo assistendo ad uno dei più incredibili eventi sportivi mai visti.
Il piccolo Leicester City, in vetta alla classifica per moltissime giornate di campionato, ha nel mirino la conquista del titolo.
Dell’allenatore, una certezza dal punto di vista tattico e strategico, abbiamo già detto. In campo, però, ci vanno i giocatori.
E anche qui sembra di attingere dai migliori libri di narrativa.
In prima linea tra i protagonisti delle Foxes (così vengono chiamati i giocatori del Leicester) c’è James Vardy, attaccante inglese di 29 anni. 1,78 m per 76 kg. Niente di particolare a prima vista.
Quest’anno la consacrazione: goal a raffica, stabile ai primi posti della classifica marcatori e protagonista indiscusso di tutte le vittorie della sua squadra.
Talento forse no, ma grinta e determinazione da vendere. Non quella che viene dagli incitamenti di compagni, amici e parenti, bensì quella che arriva dal profondo, dalle proprie esperienze di vita.
Vardy non è cresciuto a suon di milioni, lusso e privilegi. Prima di diventare calciatore professionista, alternava il suo sport preferito con vari lavori, tra i quali il metalmeccanico nelle fabbriche di Sheffield.
E quando uno fa tutta la sua trafila, una volta in vetta non c’è problema di vertigini. La testa è forte, la consapevolezza di aver sgomitato per arrivare in cima ti rende un vincente.
E che dire di Maherz?
Talento cristallino, di origine algerina, cresciuto nelle periferie povere di Parigi.
Infanzia difficile, un pallone come migliore amico e lo sport vissuto non solo come passione, ma come l’opportunità della vita per procurarsi un futuro migliore. O magari, semplicemente un futuro.
“Troppo magro per giocare ad alti livelli” si diceva di lui. “La tecnica c’è, ma manca disciplina tattica” si sentenziava.
Claudio Ranieri, invece, gli ha consegnato le chiavi del centrocampo, dandogli sì delle regole, ma la libertà necessaria per esprimere tutte le sue qualità.
Un “anarchico ordinato” capace di spaccare in due le partite grazie alle sue intuizioni geniali e alla sua imprevedibilità.
Maherz ha ripagato la fiducia segnando valanghe di goal e regalando assist a ripetizione, diventando così una delle stelle più brillanti nel firmamento calcistico inglese (e non solo).
Oltre ai protagonisti, menzione doverosa anche per gli altri componenti della squadra: giocatori caparbi, capaci di scendere in trincea per bloccare gli attacchi avversari, recuperare palloni e garantire solidità al team delle Foxes.
La trama è ben delineata, ora però manca il finale della storia, ancora tutto da scrivere.
E la domanda che tutti ci stiamo ponendo è una sola: ce la farà il Leicester di Ranieri, Vardy e Maherz a trionfare in Premier League?
Tra poche settimane lo scopriremo.
Nella nostra indole solitamente facciamo sempre un po’ più il tifo per Davide che sconfigge Golia, per il debole che batte il più forte.
Non sempre accade e magari non succederà nemmeno stavolta, anche se le premesse sembrano buone.
A prescindere dall’esito, il Leicester ci ha regalato una stagione da favola, una storia da raccontare e grandissime emozioni per tutti gli appassionati di sport.
Soprattutto, ci ha ricordato che con grandi sacrifici si possono raggiungere traguardi impensabili.
Per cui, siamo sicuri conti veramente sapere come andrà a finire?
A cura di Marco Dalmasso