Se ad essi vengono aggiunti i cinque milioni “chiesti” per l’avvio del progetto, la cifra sale a 174 e spiccioli.
È questo l’esborso complessivo che le imprese impegnate nel ciclo dei rifiuti si sono dovute sobbarcare dal 2007 ad oggi per il Sistri, l’ormai tristemente noto “Sistema di tracciabilità dei rifiuti”, annunciato in pompa magna quasi dieci anni fa dal Ministero dell’ambiente e rivelatosi poi soltanto una pesante zavorra economica per gli operatori del settore.
“Un taglieggiamento a tutto tondo - è il pensiero dell’On. Patrizia Terzoni (M5S) - per usufruire di un servizio che doveva entrare a pieno regime nel 2009 ma che in realtà, tra errori di valutazione, tecnologie superate e continui rimandi, non ha mai funzionato. Senza tanti giri di parole, si tratta di un imbroglio di proporzioni bibliche, che ormai stiamo denunciando da anni”.
Dopo un ordine del giorno presentato proprio dall’On. Terzoni e da altri portavoce alla Camera dei Deputati del Movimento 5 Stelle, recentemente il Ministero ha trasmesso al Parlamento una relazione dettagliata sulle risorse erogate dallo Stato per la realizzazione del sistema, con tanto di fatture contestate alla Selex SpA.
Quella stessa Selex SpA (controllata di Finmeccanica) ora in dismissione, che però continua ad avere “le chiavi” del sistema, nonostante i ripetuti flop in sede di messa a punto del servizio e le numerose indagini che hanno visto per protagonisti i suoi dirigenti.
Proprio dal rapporto tra Stato e Selex SpA bisogna partire per fare chiarezza.
Il Ministero dell’ambiente ha versato all’azienda poco più di 94 milioni nel periodo 2009-2015, che diventano quasi 100 se aggiungiamo i cinque già citati per imbastire il tutto.
Però i debiti accumulati dal dicastero di Gian Luca Galletti nei confronti dell’impresa si aggirano intorno ai 233 milioni, molti dei quali naturalmente contestati dai dirigenti del Ministero di via Cristoforo Colombo. “Quello che però non torna - ammonisce l’On. Terzoni - nel computo della vergognosa girandola di milioni di euro intorno all’abnorme pasticcio, è questo: se le imprese del settore hanno versato al Ministero 174 milioni, e quest’ultimo alla Selex SpA ne ha elargiti poco meno di 100, che fine hanno fatto gli altri?
È questo il quesito principe dell’interpellanza urgente che ho presentato di recente a nome del Movimento 5 Stelle”.
A fine maggio è stato pubblicato in Gazzetta il nuovo regolamento del Sistri, diventato effettivo a partire dall’8 giugno.
Intanto, però, l’ammontare dei debiti contratti dallo Stato cresce di giorno in giorno: tra rinvii e proroghe, nonostante il bando della Consip, il nuovo corso stenta a vedere la luce.
C’è inoltre il rischio di incappare in una replica del caos visto con la Selex SpA, considerato come funziona il sistema degli appalti in Italia.
Di certo c’è solo il rapporto ministeriale, i cui numeri fanno venire i brividi: i soli costi fissi avrebbero dovuto portare oltre 200 milioni di euro nelle casse della Selex SpA nel solo periodo di naturale durata del contratto (dal dicembre 2009 al novembre 2014).
Il Ministero contesta fatture per oltre 192 milioni di euro in questo solo segmento, quelle della Selex SpA ammontano a quasi 294.
Questo stato di cose rischia di trascinarsi ancora per mesi, se non per anni.
La Selex SpA ora è in liquidazione, ma continua a gestire la piattaforma informatica del servizio.
L’Agenzia per l’Italia Digitale aveva fissato in 58 milioni la cifra congrua che lo Stato avrebbe dovuto versare alla società, ma nella realtà dei fatti lo Stato ne ha versati molti di più.
C’è da scommettere che tra ricorsi vari la Selex SpA non mollerà tanto facilmente.
“La situazione - prosegue l’On. Terzoni - è quanto mai scivolosa. Abbiamo un vecchio corso da chiudere, tra soldi che mancano e recriminazioni, e ne abbiamo uno nuovo da aprire nella totale incertezza.
Già, perché le domande senza risposta allo stato attuale sono svariate, e le ho ribadite nel testo di un’interrogazione: come sarà gestito il servizio nel momento in cui subentrerà la nuova ditta appaltatrice? Nel nuovo contratto viene sottolineato che il vecchio sistema può anche non essere preso in carico e costruirne uno completamente nuovo: sarà davvero così?
Durante tutto questo periodo di incertezze e intoppi certi, le aziende dovranno continuare a pagare?
A tutti questi interrogativi serve una risposta. Urgente”.
A cura di Valerio Mingarelli