Protagonista un gruppo di prestigiatori “ladri” - ma più stile Robin Hood - volti a smascherare truffe e inganni in favore dei più deboli.
Dopo la serie innumerevole di effetti speciali e colpi di scena che hanno caratterizzato il primo film (il più stupefacente il finale a sorpresa, che non sveliamo per chi ancora non l’avesse visto), il secondo capitolo si rivela un labirinto ancora più complesso del precedente.
Si cerca di scandagliare a fondo la personalità dei protagonisti, passando per un passato pesante e complicato, che inevitabilmente condiziona il presente e le azioni di ognuno.
Nel cast già di per sé stellare (Morgan Freeman, Michael Caine, Mark Ruffalo solo per citarne alcuni) fa il suo ingresso anche Daniel Radcliffe, celebre attore della fortunata saga di Harry Potter, che stavolta interpreta il ruolo di un “cattivo”, Walter Mabry.
La scelta si rivela azzeccata… d’altronde chi meglio di lui avrebbe potuto muoversi con una tale disinvoltura in mezzo agli altri “colleghi” maghi.
E la freschezza portata dalla sua interpretazione rimane senz’altro un punto di forza del film.
La trama prosegue da dove ci si era lasciati.
I Quattro Cavalieri (Jesse Eisenberg, Woody Harrelson, Dave Franco e Lizzy Caplan) affrontano una nuova avventura portando in tutto il mondo il proprio marchio di fabbrica: l'illusione, che raggiunge livelli di stupore estremi.
Un anno dopo aver ingannato l'Fbi e aver raggiunto il successo grazie ai propri spettacoli di magia, gli illusionisti ritornano con una nuova performance, con l’obiettivo di smascherare le pratiche immorali di un magnate della tecnologia.
L'uomo che progetta il loro ritorno è Walter Mabry (Daniel Radcliffe, appunto), un genio della tecnologia che minaccia la vita e la reputazione dei Cavalieri agli occhi del mondo.
L’unica ancora di salvezza per i Cavalieri?
Mettere in scena un’esibizione senza precedenti, per rivelare a tutti il complotto ordito ai loro danni e riabilitare il proprio nome davanti al proprio pubblico.
All’interno del film tutto ciò che lo spettatore è convinto di vedere si rivela, in realtà, essere qualcos’altro.
Ogni situazione viene ribaltata costantemente, tant’è che a volte si rischia di perdere la bussola.
La ricerca esasperata del colpo di scena e dell’effetto magico rende forzate alcune situazioni, rischiando di far scricchiolare la trama generale.
Questo forse l’unico difetto che si può imputare ad un film comunque ben riuscito e che non smette di stupire, in ogni istante.
Tutto alla fine torna, o viene fatto tornare, regalando un finale che - come nel precedente - mescola nuovamente le carte.
Ora vedremo se nella terza “puntata” già in cantiere verranno ridotte le forzature che in parte hanno condizionato il giudizio sulla pellicola, oppure se verrà esasperato il concetto di illusione aumentando gli effetti speciali.
Perché se c’è una cosa con la quale il regista - e forse anche gli spettatori - sembra non voler avere a che fare è proprio la cruda realtà delle cose.
Dunque “Avvicinatevi. Più vicini. Perché più pensate di vedere, più sarà facile ingannarvi.”
A cura di Marco Dalmasso