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Siamo bersaglio di asimmetrie informative?

22/6/2016

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​Senza che ce ne accorgiamo rischiamo di diventare vittime della “guerra” generata da questo tipo di distorsione della realtà.
Si chiamano normalmente "asimmetrie informative" tutte quelle molteplici e spesso complesse situazioni, per le quali esiste una notevole distanza tra le notizie di cui il pubblico mediatico dispone per elaborare un pensiero critico e la realtà delle cose.
Talvolta queste asimmetrie informative possono anche essere casuali, nel senso che indubbiamente esistono, ma si sono generate nel tempo per sottovalutazione di alcuni problemi o per generica cattiva informazione o per oggettiva impossibilità per il pubblico di valutare problemi specifici molto tecnici.
Altre volte, però, fa comodo a molti che queste situazioni si generino e si mantengano ben vive e vegete, perché interessi della più varia natura ne traggono tangibili vantaggi.
Un esempio sempre di grande interesse per il consumatore medio è quello del mondo alimentare e di tutto ciò che vi ruota intorno, perché, giustamente, il Signor Rossi si preoccupa di riempire il carrello della spesa con alimenti che gli trasmettano sufficiente confidenza di sicurezza ed affidabilità.
Il comparto alimentare internazionale muove interessi economici enormi e quindi va da sé che finisca giocoforza con il diventare un vero e proprio campo di battaglia, dove grandi e piccoli eserciti si scontrano perennemente in un eterno tutti contro tutti veramente devastante.
Gli studiosi di marketing, di comunicazione finalizzata alla vendita, di sociologia dei consumi e via elencando, rappresentano i maggiori strateghi della battaglia, i quali, come ogni buon generale del passato, restano lontani dalla mischia, osservano ogni minimo movimento sul campo e spostano le loro truppe nei punti dove il nemico è più debole.
Dall'altra parte ci sono le associazioni dei consumatori che, come novelli crociati del terzo millennio, portano avanti moltissime guerre sante, a volte contro problemi veri e propri e a volte contro fantasmi inesistenti, ergendosi a paladini della salute pubblica, quasi a sottintendere che in Italia nessuno già svolga istituzionalmente questo compito.
Non mancano poi i terroristi puri, che, da buoni terroristi quali sono, ottengono la tanto desiderata visibilità che cercano solo generando terrore appunto, magari non finalizzato conseguire qualcosa di preciso, ma comunque rivolto ad autolegittimare la propria esistenza, quasi sempre difficile da giustificare diversamente.
Ecco quindi una proliferazione quasi biblica di siti Internet, che parlano dottamente di alimenti e dei loro problemi, dove grandi guru del cibo o presunti tali indottrinano le masse dei bit-surfisti, desiderosi come non mai di abbeverarsi a queste fonti del sapere.
Come in ogni guerra che si rispetti, non mancano anche i servizi segreti, rappresentati da una vasta schiera di dietrologi, altamente specializzati nello svelare atroci complotti ed indicibili falsità dietro ad ogni etichetta, ogni comunicato, ogni forma pubblicitaria, sacerdoti talebani di quella diffusa religione secondo la quale tutti devono per forza dire il falso.
È ovvio che alcune brutte verità esistono e andrebbero fatte emergere con forza, per poi poterle eliminare, ma quello che si nota molto spesso guardando la tv o leggendo i giornali è la quasi costante mancanza di esperienza tecnica reale e pratica in chi conduce servizi ed inchieste, che regolarmente si traducono in pubblici linciaggi di singole aziende o di intere filiere, con tutti i gravi danni economici che ne derivano.
In un ambito così configurato è naturale che si creino moltissime asimmetrie informative, al centro delle quali c'è sempre e regolarmente il consumatore, quel Signor Rossi che spinge il carrello al supermercato ed è magari intimamente convinto di aver appreso tutte le informazioni che gli servono, per scegliere oculatamente i cibi giusti per sé e per i suoi cari.
Purtroppo però le cose sono molto più complicate di così, molto più contorte e più tecniche, al punto di poter dire che le asimmetrie informative esistenti in Italia hanno reso il consumatore medio molto meno acculturato di quanto lui non creda di essere, ma in maniera molto subdola, cioè dandogli invece ad intendere che ha capito tutto.
L'invito quindi è quello di muoversi e prendere decisioni alimentari sempre con la massima cautela, proprio perché si corre quotidianamente il grande rischio di diffidare di alimenti innocui e di non temere invece altri prodotti, dei quali invece bisognerebbe dubitare, rifuggendo dai guru di Internet e abituandosi, su ogni argomento che ci interessa particolarmente, a consultare fonti autorevoli, testi controllati per i contenuti, pareri diametralmente opposti, abbandonando ogni pregiudizio e preconcetto.
Il cibo che mangiamo rappresenta un argomento altamente appassionante, che merita di essere sviluppato, con curiosità, ma anche con prudenza.
 
A cura di Ferruccio Marello
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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