“Siamo particolarmente sensibili al tema dei trasporti e della mobilità”, spiega “dal momento che il comparto è ampiamente rappresentato all’interno della nostra confederazione e siamo dunque abituati a confrontarci con le tematiche avvertite con maggiore urgenza dalle aziende”.
Qual è lo stato di salute del comparto? “Indubbiamente è pessimo e la cosa che stupisce è la lontananza delle istituzioni. La crisi provocata dall’emergenza epidemiologica ha colpito duramente le imprese dei bus turistici e gli operatori Ncc. Dal governo però, nonostante le dichiarazioni ufficiali, non sono giunte risposte paragonabili a ciò che è stato fatto a supporto degli altri ambiti produttivi.
Non sono pervenute né risorse nè idee. Abbiamo riscontrato una incomprensibile indifferenza che, peraltro, sta precludendo la possibilità di risolvere con efficacia le nuove e ingenti criticità che si stanno riversando sul sistema della mobilità pubblica. È il momento di coniugare gli sforzi del pubblico e del privato impiegando attivamente le imprese per fornire un aiuto così da rendere possibile la fornitura di un servizio efficiente e continuativo anche in presenza dei numerosi obblighi previsti per garantire la sicurezza degli utenti”.
Avete avuto una risposta positiva? “Il governo, sbagliando, sembra diffidare delle potenzialità e della capacità di aiuto che sono in grado di offrire i privati. Non solo. Ci sono altre gravi problematiche che sono state ripetutamente rese note e che seguitano a non incontrare l’attenzione dei nostri governanti.
Questi, invece di investire centinaia di milioni di euro nell’acquisto di monopattini, dovrebbero elaborare una strategia concreta e tempestiva per salvare un settore ormai giunto al collasso che conta 6.000 imprese bus, 30.000 aziende Ncc, 60.000 autisti e 5.000 addetti per l’indotto.
Sistema Impresa, insieme alle altre sigle datoriali e sindacali dei trasporti, è scesa in piazza nell’ultimo mese per protestare contro l’assenza di misure governative. Finora non ci sono stati esiti positivi ma da parte nostra, in merito alle priorità per dare supporto agli operatori del settore e ai loro dipendenti, sono state avanzate proposte e richieste mirate”.
Quali sono? “Prima di tutto le risorse: chiediamo un contributo a fondo perduto di 900 milioni di euro, pari a quanto stanziato per il trasporto pubblico. Pari, tanto per essere chiari, all’1% di quanto ha percepito il trasporto pubblico negli ultimi 10 anni. Oltre a ciò sollecitiamo, come ho spiegato in precedenza, l’impiego di Ncc, autobus e vetture a supporto del trasporto pubblico. Infine, la proroga delle sospensioni dei leasing e della cassa integrazione.
Questo è il pacchetto con le nostre rivendicazioni. Tre misure, sintetiche, che sono in grado di tutelare imprese e posti di lavoro costruendo le condizioni di un rilancio autentico. Ma possiamo procedere anche più nel dettaglio come abbiamo fatto nel corso della protesta davanti ai media e nei tavoli istituzionali ai quali siamo chiamati a partecipare”.
Spieghi meglio. “Chiediamo il blocco totale dei leasing e delle altre forme di finanziamento per l’acquisto di beni mobili o immobili strumentali fino al 31 marzo 2021. L’adeguamento del periodo di riferimento per il fondo perduto da estendersi al fatturato relativo al secondo trimestre 2019/2020 e l’allineamento delle misure di distanziamento agli altri Paesi europei.
Il recupero delle accise sui carburanti per il settore trasporto persone mediante autobus e vetture Ncc. é necessario, inoltre, prevedere un intervento a favore della forza lavoro (autisti, accompagnatori ecc.) che risulta inoccupata e che non rientra nel campo di applicazione del DPR 7 ottobre 1963 n.1525 in attuazione dell’art. 1, c. 6 della l. 230 del 1962. Derubricazione di imposte e tasse per redditi prodotti nel biennio 2019/2020.
Alleggerimento del costo del lavoro con abbattimento del 100% del 75% del 50% e del 25% dei contributi rispettivamente per gli anni 2020, 2021, 2022, 2023. Istituzione di un tavolo tecnico per la rivisitazione della L.21/92 alla luce della intervenuta sentenza della Corte Costituzionale n.56 del 26/03/2020.
E' questa la direzione nella quale dobbiamo andare. Ma il governo deve aprirsi sinceramente al negoziato e capire, una buona volta, che le aziende non hanno più tempo. La crisi del settore è conclamata e non è mai stata così grave.
Il rischio di un fallimento e di un licenziamento di massa è ormai alle porte. Se si vuole evitare che la crisi non sia solo economica ma anche sociale è il momento di dare un segnale. E non a parole come è stato fatto finora. Servono azioni concrete”.
Intervista a Berlino Tazza.