Per l’esponente azzurra il Ministro Azzolina “ha fatto navigare a vista una istituzione così rilevante, così determinante e con una organizzazione così complessa e capillare come la scuola”.
La didattica a distanza? “Occorre che le risorse siano accessibili a tutti nello stesso modo. Ma in Italia questa non è la realtà, anzi: le carenze infrastrutturali sono tali da aver creato, inevitabilmente, studenti di Serie A e di Serie B. I territori disagiati o periferici, come i comuni montani, non raggiunti dalle reti a banda larga sono un buon esempio di quello che intendo”.
E non è andata meglio nel difficile percorso verso la riapertura prevista per il 14 settembre: “In una prima fase” spiega Vietina “si valutava una sorta di apertura a senso unico alternato: una parte a casa, una parte in classe. Una proposta inaccettabile. Credo fortemente che, fin dall’inizio, sarebbe servito più coraggio per ripensare gli spazi e utilizzare il tempo del lockdown in maniera fruttuosa: sarebbe stato essenziale cominciare a costruire una nuova scuola, un nuovo paradigma scolastico.
Su questo Forza Italia ha presentato una mozione alla Camera per introdurre nel sistema formativo un’autentica rivoluzione organizzativa culturale e didattica: per i docenti, per le famiglie, per gli studenti. Tuttavia, nel susseguirsi dei documenti provenienti dal Ministero abbiamo colto ripetutamente il tentativo di scaricare sulle famiglie, sugli studenti e sulle istituzioni scolastiche l’adozione di misure e di comportamenti per il contrasto al diffondersi del virus, fino al paradossale caso della bozza del piano di azione dello scorso 24 giugno. Quello che, fin dall’inizio, è mancato sono stati gli investimenti e le linee guida per consentire al sistema scolastico di attraversare e superare il momento di emergenza che ci ha travolto garantendo il diritto allo studio per tutti, le modalità di apprendimento, la regolarità dello svolgimento dell’anno scolastico e dei relativi esami conclusivi di un ciclo di studi.
Invece abbiamo visto una serie di imbarazzanti rimpiattini culminati in soluzione affrettate e continui cambiamenti fino all’ultimo secondo. Proprio come uno studente che non vuole consegnare il compito in classe dopo il suono della campanella”.
Al sistema scolastico tutto questo non giova, anzi. E una profonda rivoluzione è ormai improcrastinabile: “Occorre cambiare il ruolo dell’insegnante” spiega Vietina “e, di conseguenza, il riconoscimento professionale ed economico per l’intera categoria. Va in questo senso, ma anche in quello di un piccolo ringraziamento per quanto fatto nei difficili mesi della Didattica a Distanza, il mio emendamento al DL rilancio per garantire a tutti i docenti un bonus di 350 euro. È un inizio e un segno importante ma so bene che al sistema serve molto di più: occorrono strumenti, fondi ma soprattutto un’idea di futuro che non sia soltanto emergenziale. Già da tempo sosteniamo che il baricentro della scuola debba essere lo studente: la scuola e l’insegnamento dovrebbero e dovranno essere costruiti intorno ai nostri ragazzi per un vero apprendimento individuale. Questa sarebbe una rivoluzione di cui vantarsi”.
“Ho trovato surreale sentire il Ministro Azzolina dichiarare con toni entusiastici che oltre il 90% degli studenti è stato raggiunto efficacemente dalla Didattica a Distanza” incalza Vietina.
“Conti alla mano questo significa che il nostro sistema scolastico ha lasciato indietro non meno di 600.000 ragazzi e ragazze. Seicentomila studenti che, privi degli strumenti tecnologici e infrastrutturali non hanno potuto seguire le lezioni, essere valutati correttamente dai propri insegnanti, apprendere e porre le basi per il proprio futuro e per quello del Paese. Lo trovo assolutamente intollerabile, esattamente come, anche in vista di una ripartenza a settembre, è paradossale la situazione relativa all’edilizia scolastica: il Governo sostiene di aver snellito le pratiche, assegnando ai sindaci poteri speciali di commissari” prosegue Vietina che è anche sindaco di Tredozio (Forlì-Cesena).
“Ma nessuno ha però pensato che non tutti i Comuni saranno in grado di reperire i fondi relativi alla quota parte spettante agli enti locali ed anche la trovassero le lungaggini di una graduatoria di interventi ammissibili che deve essere approvata prima dalla Provincia poi dalla Regione non è certo un percorso snello”.
Governo e Ministero bocciati, dunque, su un fronte cruciale come la scuola: “Il problema è a tutti i livelli” incalza la deputata azzurra: “nonostante le ripetute richieste è stato trascurato anche il fronte degli asili e delle scuole private paritarie, realtà necessarie ad assicurare quel numero di posti che le strutture statali non riescono a garantire. Senza queste strutture il sistema formativo finirà con il collassare”. Difficile pensare anche di limitarsi a “rimandarli a settembre”: “Sulla necessità di far ripartire la scuola non si discute, ma sulle modalità e le garanzie che lo Stato deve offrire a studenti, personale scolastico e famiglie ancora non ci siamo.
Il governo non vuole classi pollaio, bene, nelle aule deve essere garantito il distanziamento sociale, ottimo, ma la ministra ha fatto i conti con la realtà, con gli spazi effettivamente a disposizione? Il patrimonio edilizio scolastico italiano non è sempre adeguato e oltre il 20% delle scuole è frutto di un riadattamento di immobili nati con altre funzioni. A settembre l’anno scolastico deve ripartire per tutti, non ci possono essere studenti lasciati fuori, penalizzati: il governo è in ritardo e non ha ancora pensato alla rimodulazione dei programmi scolastici e agli oneri aggiuntivi per ricollocare e trasformare le aule” conclude Vietina “Chi pagherà?”
Intervista all’On. Simona Vietina, a cura della Redazione.