In questa estate segnata dal terrorismo islamico, consiglio di rispolverare Claude Lévi-Strauss, antropologo e filosofo, che nel 1985 mise in chiaro la sua visione dell’occidente: “Ho cominciato a riflettere in un’epoca in cui la nostra cultura aggrediva altre culture e a quel tempo mi sono eretto a loro difensore e testimone. |
Molti anni prima un altro antropologo Lev Gumiliev, uno che in Russia è stato più volte incarcerato ai tempi di Stalin, scrisse che le civiltà conoscono fasi precise tanto nella loro ascesa, quanto nella decadenza. Dopo la massima aggressività, ogni civiltà conosce un periodo di estremo benessere detto “omeostasi”, i nostri anni ottanta e novanta ad esempio, ai quali segue un declino rapidissimo che Gumiliev divide in due momenti: nel primo, detto “chimera”, le istituzioni vanno in crisi, divampando falsi conflitti culturali che oscurano dal vero pericolo, che risiede proprio nella vicinanza di un’altra civiltà in una fase di aggressività.
Noi siamo qui. Se non poniamo rimedio subito, il passo successivo sarà quello del “relitto”, in cui del mondo che conosciamo non resterà più nulla se non qualche parola galleggiante e svuotata di ogni senso.
Oriana Fallaci - a proposito di letture da riprendere in mano - l’aveva capito benissimo.
A cura di Matteo Salvini