L’intento è quello di raggiungere una fascia di età a rischio crescente che va dagli 8-10 anni fino ai 25-30 e di intervenire all’insorgenza di tutti quegli aspetti legati all’alimentazione che, se non presi con adeguato anticipo e modo, rischiano di diventare nel tempo dei problemi (alcune volte gravi), soprattutto dopo questo periodo così controverso della pandemia Covid.
La parola prevenzione viene consuetudinariamente usata ma mai in definitiva percorsa e, spesso, si riduce ad uno slogan più facile a dirsi che a farsi. Abbiamo deciso di raccogliere l’esperienza di professionisti che condividono l’idea di approcciare in modi alternativi a queste difficoltà crescenti, di operatori sociosanitari, delle strutture ospedaliere e non, che da anni si occupano di fornire assistenza alle persone con queste difficoltà.
I modi e i tempi di realizzazione di tale progetto, come la divulgazione e la promozione delle attività, saranno resi noti nel giro di qualche mese, come la presentazione ufficiale dell’Associazione e delle persone che ne faranno parte. In quella circostanza avrò modo di approfondire il tutto e dare inizio ad una seria occasione di fare bene.
Altro aspetto importante di questo cambiamento di rotta è quello di coinvolgere tutti coloro che si battono da sempre sul campo, risolvendo ed uscendo in prima persona da queste difficoltà. Raccogliere, documentare e trasmettere l’esperienza su ciò che si sente e si vive sarà un altro tassello fondamentale, ivi compreso il vissuto di familiari e amici che hanno condiviso la fatica e il vissuto, portando così una consapevolezza e una testimonianza fondamentale a tutti.
Il fine è quello di essere più presenti fin dall’insorgenza del problema direttamente nelle case delle persone, là dove si genera il tutto. Tutto questo si riassume in “l’interazione”.
Tra gli obbiettivi, la creazione di strutture aperte, che chiameremo “il laboratorio creativo di interscambio”, dove le persone possano ritrovarsi, produrre benessere e raffrontarsi; luoghi in cui, sia chi manifesta i primi accenni a queste difficoltà, sia nel post ricovero ospedaliero, sarà possibile avere un punto di appoggio solido. La scelta di conglobare è stata fatta con estrema riflessione, giungendo ad un modello che si basa sull’integrazione e non sulla specialità.
Tra le innovazioni è previsto l’inserimento di una figura riconosciuta e preparata che faccia da ponte, per il prima e/o il dopo, tra la famiglia e la persona con difficoltà e il mondo che la circonda. Questa nuova figura dovrà possedere, oltre a particolari doti e caratteristiche personali e volontà al supporto, un corredo esperienziale raccolto e acquisito attraverso un percorso formativo creato ad hoc e una base di comunicazione volta all’ascolto della persona. Questo percorso formativo permetterà di conseguire un diploma riconosciuto.
Se vi fossero persone attente e sensibili a questo genere di professione e aiuto possono sin da ora scrivere a: [email protected]
Desidero sottolineare ulteriormente un aspetto: l’impegno in questo progetto è molto sentito, data la delicatezza e la serietà del tema. E’ mio intento generare responsabilità ed occasioni e creare soluzioni, conscia delle difficoltà, ma consapevole delle possibilità di riuscita. Il modo per riuscire è quello di far fronte unico e sincronizzare le risorse. Siamo muniti di strumenti efficaci, professionalità e appoggio di persone pronte e preparate per la riuscita.
La comunicazione è la via. Abbiamo bisogno di voi. Il bene dell’essere umano è l’unico fine perseguibile.
A cura di Elisa Amelia.