Ritrae un marinaio americano in uniforme nell’atto di baciare con trasporto un’infermiera.
Siamo nel cuore di New York, a Times Square, e il momento è storico: è il 14 agosto 1945, giorno in cui il Presidente americano Truman annunciò la resa del Giappone (da cui il titolo della foto, “V-J Day” ovvero Victory over Japan Day, il giorno della vittoria sul Giappone), che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Con il diffondersi della notizia, i newyorkesi si riversarono in Times Square per festeggiare la fine degli anni bui della guerra. Sulle soglie di una nuova era di pace, esplose una travolgente felicità, perfettamente racchiusa nella fotografia, in quel bacio con tanto di casquet.
Chi fu a ritrarlo? Alfred Eisenstaedt, un fotografo americano di origine tedesca, classe 1898, che lavorò per la rivista Life dal 1936 al 1972. Quel giorno, con la sua Leica, scese in strada, seguì la folla e si infilò nel tumulto in cerca della fotografia perfetta.
La trovò. Catturò la storia, cristallizzandola in un attimo di incontenibile gioia di vivere, di sollievo e speranza. Una coppia si bacia e la gente intorno cammina divertita, col sorriso stampato sulle labbra.
Fu lo stesso Eisenstaedt a raccontare la storia che sta dietro a quel bacio.
Mentre era in cerca di un soggetto interessante, vide un marinaio che, preso da un’inebriante euforia, afferrava qualunque donna gli capitasse a tiro, non importa se giovani ragazze o signore anziane.
Eisenstaedt corse davanti a lui, voltandosi qua e là per fare alcuni scatti, nessuno che lo soddisfacesse. Improvvisamente vide il marinaio agguantare una figura di bianco vestita: scattò nel momento in cui il ragazzo scoccò alla ragazza il bacio, divenuto iconico. Fu, dunque, un bacio rubato fra due perfetti sconosciuti.
Durò tutto pochi secondi. Eisenstaedt fece esattamente quattro fotografie; una soltanto lo appagò per il giusto equilibro tra i soggetti principali e quelli ai lati (nelle altre foto il marinaio a sinistra risultava o troppo piccolo o troppo alto).
Il fotografo raccontò anche che se la ragazza fosse stata vestita di scuro, non avrebbe mai ritratto i due; lo stesso, se il marinaio avesse indossato un’uniforme bianca.
Cercava un contrasto di grande impatto e lo trovò, in questo che può definirsi un esempio perfetto di street photography, così potente da diventare uno dei maggiori simboli della fine del secondo conflitto mondiale.
È naturale che, nel corso degli anni, si sia scatenata la ricerca dei due protagonisti. Furono in moltissimi a farsi avanti, tutti pronti a giurare di essere i ragazzi della foto.
Eisenstaedt non poté dare una mano: come ripeté fino alla sua morte, nel 1995, non sarebbe più riuscito a riconoscere i due.
La svolta arrivò nel 2012, quando lo storico Lawrence Verria concluse che ad essere ritratti furono il marinaio americano George Mendonsa e Greta Zimmer Friedman, che all’epoca lavorava in uno studio dentistico.
Lo storico ha riconosciuto George dal tatuaggio sul braccio destro e Greta per l’altezza, la pettinatura e l’uniforme, identiche a quelle di altre sue foto del tempo. In un’intervista di alcuni anni fa, Greta raccontò che non vide il marinaio avvicinarsi e che il suo fu un abbraccio inaspettato; la baciò con forza e lei non ebbe scelta.
Secondo altri, però, la protagonista femminile del bacio fu Edith Shain e il ragazzo Glenn McDuffie. La prima, a trent’anni di distanza, scrisse al fotografo per rivelare la sua identità, descrivendo la foga di quel momento. Il secondo si batté per anni per dimostrare la sua verità, intentando anche diverse cause; confessò di non aver detto una parola alla ragazza che baciò e di non averla mai più rivista.
Un accurato esame, alcuni anni fa, diede ragione a Gleen: i dati biometrici della fotografia erano compatibili con le sue misure.
La certezza finale, però, non l’avremo mai.
Un’altra curiosità riguarda Victor Jorgensen, un fotoreporter americano che, pur catturando la stessa scena di Eisenstaedt, non ebbe la sua fortuna.
I due si trovavano nello stesso luogo, nello stesso istante. Entrambi fotografarono il momento del bacio tra il marinaio e l’infermiera.
Ma lo fecero da punti di vista differenti. Mentre Eisenstaedt riprese i soggetti perfettamente incorniciati dalla folla festante in Times Square, Jorgensen li fotografò da un angolo laterale di ripresa, tagliandoli all’altezza delle gambe.
Seppur la “sostanza” non cambi, lo scatto di Eisenstaedt è lontano anni luce da quello di Jorgensen per composizione (perfetta) e, conseguentemente, per impatto e pathos. Una chiara dimostrazione che a fare il grande fotografo, oltre alla fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, è la padronanza tecnica.
Non dimentichiamo, poi, che la foto di Eisenstaedt fu pubblicata su Life e divenne subito il simbolo della fine della guerra. Pure la foto di Jorgensen fu pubblicata su pagine illustri, quelle del New York Times, ma il giorno successivo alla pubblicazione dell’altra.
Anche questo particolare potrebbe aver deciso il destino dei due fotografi.
A cura di Francesca Vinai