È l’esatto istante in cui il modulo Eagle della missione Apollo 11 si posò sulla Luna. A bordo, Neil Armstrong e Buzz Aldrin.
Ci vollero più di sei ore perché i due iniziassero a camminarci, sulla superficie lunare. Il terzo astronauta della missione, Michael Collins, per tutta la durata dell’impresa restò in orbita lunare, sul modulo di comando Columbia.
Alle ore 4:56 italiane, Armstrong scese faticosamente “a terra” e fece il suo one small step for a man, one giant leap for mankind. Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità.
Aldrin lo seguì e i due ebbero due ore e mezza di tempo per raccogliere campioni di roccia e scattare fotografie.
Fotografie uniche, letteralmente fuori dal mondo. Immagini che hanno scolpito nelle menti di tutti noi un immaginario collettivo potente. Il suolo lunare arido, ruvido e freddo, il cielo cupo, un astronauta bardato di tutto punto e, a pochi passi, la bandiera statunitense. Una nuova frontiera abbattuta, ben oltre quelle sino ad allora conosciute.
Ma c’è chi mette sotto la lente di ingrandimento quegli scatti iconici, giudicandoli dei falsi. Analizza con estrema perizia (e malizia?) ogni particolare delle foto di quella notte, per concludere che l’uomo non andò affatto sulla luna, perlomeno non il 20 luglio di 48 anni fa.
Secondo i complottisti, l’allunaggio fu un inganno, una messinscena organizzata dagli americani per guadagnare posizioni sull’Unione sovietica negli anni frenetici della guerra fredda, proprio quando, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, i russi erano diventati padroni dello spazio, grazie al lancio in orbita dello Sputnik e all’impresa di Jurij Gagarin, il primo uomo nella storia a volare intorno alla Terra.
Insomma, si sarebbe trattato di un vero e proprio set cinematografico, che gli americani avrebbero allestito probabilmente in un qualche deserto americano, per procurarsi materiale video e fotografico tale da imporre sulla scena mondiale il primato USA.
Vediamo le principali tesi che mettono in discussione la passeggiata di Armstrong e Aldrin sul suolo lunare.
Il cratere d’impatto mancante
Le fotografie mostrano che la navicella che trasportò i due astronauti non lasciò alcun cratere nel punto di atterraggio. Il modulo lunare, del peso di svariate tonnellate, pare semplicemente appoggiato, mentre sono ben visibili le impronte lasciate da Armstrong e Aldrin sulla fine polvere depositata sulla superficie lunare.
La NASA ha una spiegazione. Condizioni di ridotta forza di gravità hanno reso il modulo più leggero di quanto fosse sulla Terra e l’atterraggio sulla Luna, grazie anche a studiate operazioni di frenata, più dolce.
In più, il suolo roccioso è ricoperto di polvere, quella che il modulo spazzò via nella fase di discesa, spargendola nell’area circostante, la stessa su cui restano impresse le impronte degli astronauti.
Il cielo senza stelle
In ogni immagine di quella notte, il cielo è nero come la pece, totalmente privo di stelle. Eppure, dalla Luna dovrebbe risultare ben più luminoso di quello che osserviamo quaggiù, filtrato dall’atmosfera terrestre.
I fautori della teoria del complotto sostengono che le stelle, riprese dalla Terra sul set predisposto per simulare la missione lunare, furono cancellate dalle fotografie: la NASA non sarebbe riuscita a riposizionare con sufficiente precisione sulle immagini tutti i corpi celesti, così come visti dal punto indicato di atterraggio sulla Luna.
La NASA, anche in questo caso, ha la spiegazione pronta. L’allunaggio ebbe luogo durante il giorno lunare, quando la luce del Sole impedisce la vista delle stelle meno luminose.
La bandiera al vento
Le fotografie scattate quella notte mostrano increspature sospette sulla bandiera piantata a terra dagli astronauti americani. Poiché non c’è atmosfera sulla luna, non dovrebbe neppure esserci vento a smuovere la bandiera.
La NASA, però, sostiene che il vessillo era stato malamente ripiegato dentro un tubo metallico per il trasporto spaziale; da qui le increspature del tessuto, che non sarebbero dunque imputabili ad alcun alito di vento.
Le ombre sospette
Alcune immagini mostrano ombre che cadono in più direzioni, pur essendoci sulla Luna un’unica sorgente di luce, il Sole. È come se sulla scena ci fossero più fonti luminose, esattamente come accade su un set (sul nostro pianeta).
Secondo la NASA, invece, le ombre “sospette” sarebbero imputabili alle irregolarità del suolo lunare, ricco di increspature tali da generare cambi di direzione delle ombre a terra.
I dubbi, intanto, restano. Anche se smentite una ad una dalla NASA con efficaci contro-argomentazioni, alcune contestazioni sono innegabilmente seducenti.
Più di tutto, resta il fascino del mistero, fitto come il buio del cielo sopra la Luna.
A cura di Francesca Vinai