Parliamo della revisione di un impianto normativo che l’Unione ha introdotto a metà degli anni Novanta e su cui ora stiamo lavorando. Un po’ perché i regolamenti, come tutte le leggi, nel tempo vanno rivisti, ma soprattutto perché nel frattempo i prodotti che hanno ottenuto i tre riconoscimenti IG – nelle declinazioni DOP (Denominazione di origine protetta), IGP (Indicazione geografica protetta) e STG (Specialità tradizionale garantita) - si sono moltiplicati e vanno ulteriormente difesi da evocazioni e imitazioni ormai dilaganti.
Un problema per tutti noi, cittadini e consumatori, che negli anni ha generato il cosiddetto “Italian sounding”, con un danno economico stimato in 120 miliardi di euro l’anno: circa il doppio del valore del nostro export agroalimentare. Del nuovo regolamento sulle Indicazioni Geografiche, di cui ho l’onore di essere relatore per il Parlamento Europeo, è stata presentata una bozza di rapporto. Con i colleghi deputati abbiamo presentato oltre 120 emendamenti che ora stiamo esaminando, uno per uno, con l’obiettivo di concludere l’iter parlamentare entro la prossima primavera.
A seguire, dopo le negoziazioni con il Consiglio, puntiamo a raggiungere un accordo finale sotto la Presidenza di turno spagnola, nella seconda metà del 2023. Gli emendamenti cercano di raccogliere e fare sintesi di tutti i suggerimenti e le posizioni espresse da una pluralità di persone e consorzi. Riteniamo che l’orizzonte sia far evolvere in meglio un sistema senza eguali nel mondo, e che già funziona in modo efficace, generando valore senza bisogno di investire alcun fondo pubblico.
Partendo dalla proposta della Commissione, abbiamo mantenuto l’approccio di voler creare per la prima volta un vero Testo unico europeo sulle produzioni di qualità in grado di garantire un maggiore allineamento e una maggiore chiarezza tra tutti i settori, pur salvaguardando le specificità dei vari comparti e la garanzia di una revisione periodica. Tuttavia, alcune modifiche si sono rese necessarie già a partire dagli obiettivi di questa riforma, che non possono assolutamente escludere la necessità di garantire un reddito adeguato ai produttori di qualità, contribuendo in modo significativo al raggiungimento dei target dello sviluppo rurale. Insieme ai relatori ombra abbiamo poi individuato quattro pilastri su cui incardinare il lavoro, che sono la sostenibilità, il rafforzamento del ruolo dei consorzi di tutela, una maggiore protezione dei prodotti, la semplificazione e un chiarimento del ruolo dell’EUIPO, l’Ufficio UE per la proprietà intellettuale che gestisce i marchi.
I consorzi rappresentano il vero motore di sviluppo delle IG e devono continuare a rimanere in mano solo ai produttori, con maggiori e migliori responsabilità, chiarendo tuttavia il ruolo esclusivo dei gruppi riconosciuti. Agli Stati membri dovrà essere riconosciuta la possibilità di introdurre sistemi di contributi obbligatori erga-omnes, che prevedano l’obbligo per tutti i produttori di sostenere i costi del consorzio relativi allo svolgimento delle attività previste dal regolamento.
Quanto all’obiettivo di una maggiore e migliore protezione, restano dubbi sull’inserimento di una definizione di evocazione, che rischierebbe di limitare la possibilità da parte della Corte di Giustizia UE di ampliarne l’interpretazione. Per questo ci siamo concentrati sulla protezione online, che dovrà diventare ex officio, e abbiamo voluto estendere la protezione alle IG come ingredienti, specificando che l’utilizzo di nomi protetti da IG nel nome di prodotti trasformati dovrebbe essere vietato, a meno che non sia il Consorzio stesso a concederne l’utilizzo. Bisogna poi eliminare tutte quelle falle del sistema che consentono a Stati membri o produttori di sfruttare indebitamente la reputazione delle Indicazioni Geografiche.Scorciatoie che attraverso norme tecniche nazionali, come nel caso dell’aceto balsamico sloveno e cipriota, o addirittura strumenti come le menzioni tradizionali, vengono percorse come nel caso del Prosek made in Croazia.
Per semplificare il sistema di registrazione, abbiamo ritenuto necessario definire tempi certi per lo scrutinio della registrazione e delle modifiche dei disciplinari delle IG da parte della Commissione, riducendoli a 5 mesi, estendibili di ulteriori 3 solo in caso di giustificazioni circostanziate. Verranno inoltre ridotti in modo significativo i dossier, che dovranno essere analizzati a livello europeo: per questo riteniamo non si renda necessario alcun ulteriore coinvolgimento nella fase di scrutinio delle registrazioni e delle modifiche dei disciplinari dell’EUIPO, che attualmente non dispone di quelle competenze agricole e intrinseche allo sviluppo rurale che invece può mettere a disposizione la divisione generale Agricoltura della Commissione UE.
Detto questo, EUIPO potrà dare comunque un suo importante contributo alla tutela e alla promozione delle Indicazioni Geografiche, oltre che alla repressione delle imitazioni, sia nel mercato interno che nei mercati terzi. Venendo al fondamentale obiettivo della sostenibilità, la natura stessa delle IG e la loro tradizione secolare confermano come questi siano prodotti rispettosi dell’ambiente. Per poter meglio comunicare questi impegni, riteniamo in ogni caso fondamentale l’elaborazione da parte dei consorzi di un rapporto che spieghi tutto ciò che i produttori fanno nel rispetto dell’ecosistema e del benessere animale, a favore dell’economia e sul fronte sociale.
Strettamente collegato al tema della sostenibilità, non ultimo, c’è quello della trasparenza verso il consumatore: per questo abbiamo voluto inserire l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto IG il nome del produttore e, per i prodotti IGP, l’origine del prodotto nel caso in cui questa sia differente dal Paese membro in cui si colloca il territorio di produzione.