È questo il giudizio espresso da Simona Vietina, parlamentare di Forza Italia e sindaco di Tredozio, piccola comunità montana che sorge sull’appennino forlivese, all’indomani dell’annuncio della consistenza delle risorse messe in campo dalla Comunità Europea a sostegno dei Paesi membri maggiormente in difficoltà a causa della pandemia, Italia in primis. Non il risultato che si sarebbe sperato, probabilmente, né tantomeno quello annunciato dal Premier Conte ma, in ogni caso, un importante “tesoretto” che potrebbe essere una delle chiavi di volta di rilancio dell’Italia.
“L’accordo trovato al Consiglio europeo” spiega Vietina, non prevede i 500 miliardi a fondo perduto di cui si è parlato a lungo e si è scesi anche al di sotto dei 400, cifra che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva indicato come minima per parlare di successo. All’Italia andranno 209 miliardi, di cui 127 di prestiti e la parte restante di trasferimenti. Difficile parlare di successo, ma almeno si è riusciti a trovare un’intesa non scontata che auspico possa segnare un nuovo inizio per l’Europa. Non va trascurato il fatto che le risorse dell’Ue non arriveranno prima del 2021. Ora è fondamentale che l’Italia abbia un piano nazionale per le riforme, dalla pubblica amministrazione alla giustizia fino alle infrastrutture. Il piano dovrà essere pronto in autunno: sarebbe gravissimo avere denaro a disposizione e impiegarlo male, ancora peggio sarebbe non sapere come investirlo. E basta con la logica dell’assistenzialismo: all’Italia non serve questo per ripartire dopo la batosta legata al Covid-19”.
Già, proprio l’assistenzialismo e gli aiuti a pioggia sono quello che al Paese non serve più: riforme strutturali, sburocratizzazione, investimenti infrastrutturali e soprattutto un aiuto concreto al tessuto produttivo che costituisce la spina dorsale dell’economia nazionale. PMI, artigiani e piccoli commercianti devono essere oggetto di sostegno concreto.
“Secondo quanto emerso da una ricerca di Confartigianato di Forlì, nel mese di maggio” prosegue la Parlamentare azzurra “le piccole imprese pagano un conto salatissimo per l’emergenza Covid-19: -29,5% di fatturato a maggio, -57,1% ad aprile. Numeri drammatici che raccontano di un territorio che rischia di perdere il proprio tessuto produttivo più prezioso se dal Governo non arriveranno azioni concrete di sostegno. Certo, il settore non molla: la tenacia delle piccole imprese, la loro resilienza prende molte forme: dall’attivazione di nuovi canali di vendita, ai cambiamenti nell’organizzazione interna, dalla spinta verso la digitalizzazione di attività e processi all’utilizzo di nuove e più efficaci forme di comunicazione, soprattutto online. Tuttavia, circa la metà delle imprese ha espresso pessimismo sulle aspettative in termini di domanda di lavoro e investimenti e vede allungarsi fino a non meno di un anno i tempi per il ritorno ai livelli pre-crisi. A tutte queste imprese occorre un sostegno concreto e di lungo periodo, ecco perché mi sono impegnata a portare avanti in parlamento insieme ai colleghi e colleghe di Forza Italia e del Centro-destra una serrata lotta per la riduzione concreta di tasse e impegni fiscali per le PMI già dalla prossima finanziaria. Una battaglia che è nel DNA della nostra coalizione, come dimostra il nostro programma elettorale del 2018 e che, ora più che mai, è urgente per salvaguardare le realtà che, da sole, garantiscono il 70% del lavoro dipendente in Italia”.
“Allo stesso modo” prosegue Vietina “sosteniamo una necessaria proroga di tutte le scadenze fiscali: Il Paese è già stordito e fiaccato dai mesi di lockdown e dai nefasti effetti economici causati dalla pandemia, in tanti hanno perso il lavoro o non hanno riscosso un euro dagli affitti delle proprie seconde case: occorre iniettare fiducia al Paese non infliggere inutili vessazioni in questo momento”.
Proprio nei giorni di annuncio del Decreto agosto diventa più che mai impellente, quindi, stabilire priorità nell’assegnazione dei fondi: “Ora tocca al sistema-Paese sfruttare al meglio queste risorse dimostrando che l’incapacità di gestire in maniera efficace i fondi europei che ha caratterizzato diverse regioni è un retaggio del passato. Così come dovremo fare in modo che non finiscano perduti in iniziative che odorano di assistenzialismo ma siano il cardine di una vera ripresa strutturale che permetta all’Italia di avviarsi in un percorso di rilancio e di crescita futura. I pilastri affinché questo accada sono al vertice dell’agenda che Forza Italia va ripetendo fin dall’inizio della pandemia: sbloccare subito 100 miliardi di opere pubbliche già stanziati e iscritti a bilancio, liquidare immediatamente i 50 miliardi di debito che Stato e Pubbliche amministrazioni hanno nei confronti delle imprese, immettendo così capitali sani nel sistema, dare vita a politiche per l’occupazione mirate superando le politiche emergenziali del lavoro a distanza e avviando nuovi modelli organizzativi tanto nella Pubblica Amministrazione quanto nelle imprese.
E ancora, investire nelle imprese che innovano e che fanno ricerca: il nostro Paese può e deve tornare leader in questi settori, anche grazie a nuove infrastrutture materiali, che favoriscano la logistica e i trasporti, e immateriali, a partire dalle reti di telecomunicazioni che mai come in questa pandemia si sono rivelate fondamentali quanto, spesso, inadeguate. Penso alle zone più lontane dai grandi centri, a partire da quelle montane: L’Appennino Romagno è costellato da Comuni in cui la banda larga è ancora un miraggio lontano e che, più di altri, hanno subito i dannosi effetti del blocco delle attività combinata con l’inacessibilità a reti adeguate a supportare lo smart working. Infine, fondi adeguati dovranno essere destinati sia a rivedere il sistema dell’assistenza per gli anziani sia per ripensare la nostra sanità, investendo su persone, formazione e strutture. La Romagna, pur reggendo l’urto dell’emergenza con grande competenza, grazie allo sforzo di medici, infermieri e operatori sanitari, ha diverse situazioni che richiedono attenzione: penso al nuovo ospedale di Cesena, ad esempio, o al necessario potenziamento delle strutture di Forlì e di Faenza”.
A cura dell’On. Simona Vietina.