Nell’ultimo anno e mezzo, il Governo giallo-verde ha dato un’impronta precisa all’idea di legalità che avevano. Sono stati fatti due Decreti denominati “Sicurezza” ma nessuno dei due si è occupato dei problemi veri della legalità e della sicurezza in Italia che sono la lotta alle mafie e la lotta alla corruzione.
Il Governo giallo-verde ha spiegato ai cittadini che i problemi di sicurezza e di legalità del Paese sono costituiti dagli immigrati, dai clochard, dai parcheggiatori abusivi.
Nei due Decreti “Sicurezza” ci sono norme di ogni tipo che riguardano queste categorie, come se in Italia legalità e sicurezza dipendessero solo da questo. Non c’è nulla sulla corruzione e non c’è nulla sulle mafie.
Corruzione e mafia stanno spesso insieme: oggi, al Nord, c’è un evidente intreccio delle due cose, anche perché le mafie si occupano di più di affari e di penetrare nell’economia legale.
L’unico intervento che si è fatto in tema di mafie è stato nel primo “Decreto Sicurezza” in cui si è stabilito che, invece di aspettare troppo tempo, i beni confiscati alle mafie si possono vendere subito a chi li vuole comprare, facendo venir meno il principio contenuto nella Legge Rognoni-La Torre, secondo cui i beni confiscati alle mafie devono essere restituiti alla collettività, proprio per dare anche simbolicamente il senso del fatto che si toglie alla mafia qualcosa che appartiene ai cittadini e lo si restituisce alla società.
Se dovessi indicare cosa dovrà fare il nuovo Governo, quindi, sul terreno della legalità direi che deve riprendere il filo che si era costruito nella precedente Legislatura.
Nella scorsa Legislatura, infatti, si è fatto moltissimo per la lotta alla corruzione: è stata reinventata l’Autorità Nazionale Anti-Corruzione, grazie al lavoro di Raffaele Cantone e grazie ad un corposo intervento legislativo con cui sono stati dati ad ANAC gli strumenti per intervenire preventivamente per impedire la corruzione. Abbiamo dato ad ANAC la possibilità di guardare i capitolati d’appalto prima, in modo da poter intervenire preventivamente ed evitare che lì si creassero le condizioni favorevoli alla corruzione.
Avevamo poi introdotto il reato di autoriciclaggio, reintrodotto il reato di falso in bilancio, fatto una legge anticorruzione con cui avevamo aumentato in modo intelligente le pene, avevamo modificato il Codice Antimafia per dare più forza alla lotta alla mafia e alla lotta alla corruzione e avevamo agito su tanti fronti facendo norme importanti.
In questa Legislatura, invece, con il Governo giallo-verde, si è smontato una parte di quel lavoro e per questo dico che occorre riprendere da ciò che avevamo fatto in precedenza. Noi dobbiamo ripristinare una legalità in cui la politica si deve prendere la responsabilità di decidere.
La politica che si fa dettare le norme dalle forze dell’ordine o dalla magistratura non va bene, però, la politica deve essere capace di ascoltare tutti coloro che sono impegnati sul campo. Abbiamo i migliori magistrati e i migliori apparati di contrasto della criminalità organizzata del mondo.
La Direzione Nazionale Antimafia ha talmente tante capacità investigative che da tempo gli è stato conferito anche il lavoro sul fronte della prevenzione al terrorismo e si occupa anche di combattere il terrorismo internazionale e lo sta facendo benissimo.
Abbiamo, quindi, grandi risorse ma bisogna essere capaci di ascoltarle senza essere ideologici e avendo un’idea in testa: bisogna stabilire le regole e farle rispettare perché se non si fa questo non si ottiene il risultato.
Bisogna fare questo in tutti gli ambiti, altrimenti non ce la facciamo a ricostruire un Paese in cui il tema della legalità è centrale non soltanto per un fatto etico ma anche per ragioni concrete.
Un Paese in cui la concorrenza funziona e, quindi, vince il migliore e non chi corrompe o paga; in cui il mercato funziona perché si premia la qualità e non chi ha amici utili; in cui gli stranieri possono investire sapendo che non dovranno poi sottostare a regole corruttive, sarà migliore per tutti e potrà crescere molto di più, oltre che essere anche un Paese eticamente migliore.
A cura del Sen. Franco Mirabelli.