Si è lavorato per una riforma del processo civile, che va valorizzata data l’importanza che riveste per il Paese, per le aziende e per la capacità di competere, e il Governo ha preparato una legge delega che andremo a discutere nei prossimi mesi, volta ad accelerare i tempi della giustizia civile.
Eppure, nonostante il lavoro e gli investimenti fatti, ci troviamo ancora in un quadro che resta problematico e su cui occorre fare di più. Prima di tutto, credo che dobbiamo riflettere meglio sulla questione carceraria in questo Paese, perché c’è il drammatico problema di garantire a ogni carcere un direttore.
In quest’ultimo anno, siamo tornati a una situazione di sovrappopolazione delle carceri. Abbiamo il 20% in più di affollamento delle carceri: siamo passati da 50.692 carcerati, che sono quelli che il sistema carcerario italiano può sopportare, agli attuali 60.885; cioè c’è il 20% di carcerati in più rispetto a quelli previsti (tra questi, 2.400 in più si trovano in Lombardia e 1.300 in più in Campania e in Lazio). Credo che su questo dobbiamo riflettere e la risposta non può essere solo l’edilizia carceraria.
Credo che dobbiamo ragionare sul fatto che oggi in carcere ci sono 1.500 persone che sono state condannate a pene inferiori all’anno. Mi domando se qui non ci siano uno spazio d’intervento e una riflessione da fare e se non ci sia da investire anche sulle misure alternative.
È giusto che vi siano più agenti, così come lo è però che ci siano più operatori che gestiscano le misure alternative, e in finanziaria si è operato in questo senso, necessarie per dare una risposta di civiltà a questo punto. La seconda questione che desidero trattare riguarda la lotta alla corruzione. È giusto che ci siano strumenti per colpire e trovare i corrotti, però non basta ridurre tutto alle pene esemplari che rischiano anche di limitare i diritti.
Non credo che sia la strada giusta: serve prevenire i reati e la strada non può essere soltanto quella di prevedere più pene e più severe.
Non possiamo pensare che sia sufficiente questo e che possiamo abbassare le difese e ridurre i controlli, penso per esempio agli appalti, perché tanto c’è un deterrente, ossia che le pene solo alte. Abbiamo bisogno di colpire chi delinque ma anche di alzare le difese. Un altro tema è che servono processi più rapidi per dare più fiducia ai cittadini nella Giustizia.
Oggi c’è una divaricazione tra i cittadini e la Giustizia. La Giustizia ha poca credibilità anche perché i processi durano tanto. Dentro questo ragionamento ci sta un ragionamento sulla prescrizione che non è in contraddizione.
Credo, infatti, che non basti ridurre i tempi dei processi perché questo non elimina il problema di garantire che i processi arrivino a conclusione. Su questo stiamo lavorando per cercare di trovare una soluzione. La strada è difficile ma la questione va risolta. Non è, infatti, possibile che in questo Paese siano previsti processi infiniti.
Lavoriamo per processi più veloci, con le con le riforme e con gli investimenti, chiedendo, a tutti gli operatori della Giustizia, però, di lavorare nello stesso senso, perché tutti dobbiamo garantire che il nostro impegno nei confronti dei cittadini sia quello di avere processi giusti e processi rapidi.
A cura del Sen. Franco Mirabelli.