Nel 1967 lo psicologo Stanley Milgram effettuò un interessante esperimento sociale da cui risultò esattamente che il mondo in cui viviamo è più piccolo di quanto non sembri. Egli selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e li incaricò di recapitare un pacco ad uno sconosciuto che abitava molto distante da loro, al versante opposto degli Stati Uniti, in Massachussets. Gli individui scelti non conoscevano il preciso indirizzo del destinatario, ma sapevano il suo nome, la sua occupazione e la zona in cui risiedeva. L’esperimento prevedeva che ciascuna persona consegnasse il pacco ad un conoscente che, a suo giudizio, avesse il maggior numero di possibilità di raggiungere il destinatario finale, dando vita così ad una catena di passaggi
di conoscenze indirette. Contro ogni aspettativa, Milgram constatò che il numero di intermediari necessari a connettere due persone scelte a caso è in realtà molto ridotto. Di qui divenne in voga l’espressione “sei gradi di separazione” per indicare che in media sono sufficienti sei soli passaggi per connettere tra di loro soggetti o elementi anche lontanissimi.
Ma non è finita qui. L’esperimento è stato infatti ripetuto nel 2001 da Duncan Watts, docente della Columbia University, utilizzando questa volta internet ed e-mail al posto di pacchi postali. I risultati ottenuti sono stati pressoché gli stessi di quelli di Milgram: ancora una volta il numero di intermediari è risultato essere, in media, sei.
Questi esperimenti mostrano che la realtà sociale è intrisa di collegamenti e legami. Riflettendoci per un attimo su, ciascuno di noi riconosce di essere inserito in una fitta rete di relazioni sociali. Ogni giorno interagiamo e ci relazioniamo con una serie di persone diverse, dai nostri familiari ed amici ai colleghi di lavoro. Parliamo e scherziamo con i compagni di classe, salutiamo conoscenti che incontriamo per strada, scambiamo due parole con i commessi al supermercato. Ciascuno di noi è dunque connesso ad altre persone attraverso dei legami che possono essere a seconda dei casi più forti o più deboli, più assidui o più frequenti. Nelle scienze sociali si individuano innanzitutto i legami forti, che uniscono familiari, amici, colleghi e in generale conoscenti con cui si passa molto tempo insieme e si instaura un legame sentimentale anche forte. Tali connessioni sono importanti dal momento che ci danno un senso di appartenenza e ci rassicurano grazie alla loro stabilità. D'altro canto, ciascuno di noi possiede una serie di legami cosiddetti "deboli", ovvero quei legami di generica conoscenza, con persone che vediamo o sentiamo solamente di rado.
Per quanto i contatti più forti siano di grande importanza nella nostra vita di tutti i giorni, non sempre "forte" vuol dire anche "migliore". Le reti di parenti, amici e conoscenti stretti hanno infatti un limite: il rischio è che i membri siano esposti alle stesse fonti di informazione e dunque che le notizie e i contenuti che circolano all’interno di tali reti siano in un certo senso “ridondanti”.
Uscendo invece al di fuori della cerchia più stretta dei nostri conoscenti possiamo incontrare individui che frequentano altri ambienti e che dunque hanno più probabilità di condividere informazioni nuove e diversificate. I legami deboli permettono dunque di acquisire contenuti più vari e di connettere gli individui a mondi che sarebbero altrimenti del tutto estranei. La forza dei legami deboli, di conseguenza, consiste nel creare dei ponti tra mondi diversi ed è forse per questo che le reti sociali possono apparire così piccole.
Grazie ai vari social network, tra cui Facebook e Twitter, solo per citarne alcuni, è inoltre possibile rimanere in contatto con amici e conoscenti che si trovano anche all’altro capo del mondo, con persone che abbiamo incrociato solo una volta per caso o che non conosciamo affatto. I social permettono quindi di creare reti più estese, con molti legami diversificati, che connettono le persone ad ambienti sociali differenti. E che quindi riducono ancora le distanze. Tornando a parlare di gradi di separazione, infatti, alcuni studiosi dell’Università di Milano insieme a due tecnici di Facebook hanno calcolato che ogni utente registrato al social network è collegato ad un altro da 3,57 passaggi, tramite amici che fanno da intermediari. Come si può vedere siamo quindi ancora più vicini e ancora più connessi, non solo ad internet, ma anche gli uni con gli altri, per lo meno virtualmente. Con un grande paradosso: bisognerebbe infatti vedere che cosa sta dietro allo schermo e che cosa rimane, nella realtà, di un legame virtuale oltre che debole.
Il rischio a cui andiamo incontro è che tendano ad essere sempre più importanti i legami in sé piuttosto che il loro contenuto e la loro qualità.
A cura di Lucia Bainotti