Come finalmente tutti cominciano a capire, questa riforma delle Province in realtà non è come l’hanno venduta. Hanno fatto credere agli italiani che abolivano le Province, invece le Province rimangono e governeranno il territorio come hanno sempre fatto sinora.
L’unica differenza è che saranno un ente di secondo livello: non ci saranno più un Consiglio e un Presidente eletti dai cittadini, ma saranno i sindaci del territorio ad eleggere i nuovi rappresentanti. In pratica si è tolto un livello di democrazia.
Con la recente Legge regionale di riordino, inoltre, la Regione Veneto ha confermato le competenze che le Province hanno avuto sinora.
L’unica preoccupazione riguarda i finanziamenti, perché con la recente Legge Delrio e la Legge di Stabilità, sarebbe impossibile continuare ad erogare i servizi ai cittadini.
La provincia di Treviso si è assunta l’incarico di coordinare i Comuni aderenti al Patto dei Sindaci, ovvero l’impegno al raggiungimento e al superamento dell’obiettivo europeo di ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020.
La Provincia di Treviso da sempre è attenta a lavorare in squadra con i Comuni e soprattutto è sempre stata pronta a recepire i fondi europei, specie quando si tratta di iniziative ambientali.
C’è un Patto virtuoso, che è questo, e un Patto non virtuoso che è quello di Stabilità, che non permette alle amministrazioni locali di investire anche in questi ambiti.
Il costo della redazione del Paes, per i Comuni, che singolarmente si aggirerebbe attorno a 1 euro per abitante, grazie al nostro coordinamento ed al lavoro in rete è stato portato a 29 centesimi per abitante: un notevole risparmio per i sindaci e per i loro cittadini.
Ambiente non è solo qualità della vita, ma anche investimenti e lavoro. Le opportunità per il lavoro nella Marca Trevigiana, che derivano dalla cosiddetta “Green Economy”, sono strategiche per il futuro del nostro territorio. Ecco perché il Patto dei sindaci può portare ad azioni decisive, per il bene della cittadinanza.
Il turismo nel Trevigiano è in continua crescita. È il risultato di politiche ad hoc di valorizzazione del territorio? Crede che questo modello vincente di turismo sia esportabile in altre realtà italiane?
È vero, nonostante la crisi in Provincia di Treviso il turismo è cresciuto. Lo dicono i dati del primo semestre 2015 che vedono un +4,9% di arrivi (con gli stranieri al +7,01% e gli italiani al +2,86%) e un +1,6% di presenze (+4,05% stranieri, -0,58% italiani) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Per quanto riguarda i comprensori, vanno molto bene l’Asolano (+15,12% presenze), Coneglianese (+5,3% presenze), Montebellunese (+1,44% presenze), Treviso Nord (+6,48% presenze), Treviso Sud (+4,82 presenze). Calano invece Castellano ed Opitergino-Mottense.
Nazionalità: sono i Cinesi i nuovi leader del turismo trevigiano (15,33%), seguiti da Germania (11,46%), Stati Uniti (7,08%), Austria (5,43%), Francia (5,15%).
Abbiamo tanti diversi tipi di “turismi”, siamo vicini alle montagne e al mare, siamo ricchi di prodotti tipici e i percorsi turistici realizzati in questi anni (in primis quello della Grande Guerra), assieme ai club di prodotto dedicati allo sport, hanno contribuito a renderci appetibili nel mondo.