Dopo le restrizioni in materia pensionistica introdotte dal 2012 ad opera della Riforma Fornero, pensata ed approvata per cercare di arginare la pesante crisi finanziaria che affliggeva le casse dello Stato, la manovra di bilancio per il 2017 si è posta l’obiettivo di rendere più flessibile il sistema pensionistico al fine di trovare un punto di equilibrio tra sostenibilità dei costi e sostenibilità sociale.
Perseguendo tale finalità, è stato previsto che, in via sperimentale dal 1° maggio 2017 e fino a tutto il 2018, sia possibile ottenere una sorta di anticipazione, da un minimo di sei ad un massimo di 43 mesi, del pensionamento di vecchiaia.
L’Anticipo Pensionistico (Ape)
In cosa consiste la novità?
Dal 1° maggio 2017, ed in via sperimentale fino al 31 dicembre 2018, viene reso possibile l’accesso all’anticipo pensionistico - Ape - con almeno 63 anni di età, quindi con un massimo di tre anni e sette mesi di anticipo rispetto alla maturazione del requisito anagrafico normalmente previsto, attraverso un prestito che verrà concesso per tale periodo, pagabile per 12 mensilità all’anno, in temporanea sostituzione della pensione e che verrà restituito mensilmente dall’interessato, in vent’anni, mediante trattenuta sulle rate di pensione a partire dal momento dell’effettivo pensionamento.
L’Ape potrà essere richiesto dai lavoratori dipendenti nonché dagli iscritti alla Gestione Separata Inps (ciò riguarda anche gli iscritti alle forme sostitutive, come l’Enpals o gli Elettrici, od alle forme esclusive, quali l’ex Inpdap o l’ex Ipost), che oltre al requisito anagrafico di cui sopra possano vantare anche almeno 20 anni di contributi.
Sarà necessario il possesso di un ulteriore requisito: l’anticipo non potrà essere concesso nel caso in cui l’importo della pensione al netto della rata di ammortamento (restituzione) del prestito dovesse risultare inferiore a 1,4 volte il trattamento minimo previsto nell’assicurazione obbligatoria (cioè, ai valori attuali, inferiore a circa 700 euro mensili).
Il prestito sarà coperto da una polizza assicurativa obbligatoria contro il rischio di premorienza che avvenga durante l’erogazione dell’anticipo o dopo il pensionamento ma prima che si sia compiuta la completa restituzione del prestito, garantendo così che l’eventuale verificarsi di tale avvenimento non avrà alcun effetto sulla pensione di reversibilità in favore dei superstiti.
L’iter burocratico
A partire dal 1° maggio, chi vorrà accedere all’Ape dovrà innanzitutto presentare telematicamente all’Inps (direttamente o tramite l’ausilio di un patronato) la domanda di certificazione inerente la sussistenza del diritto. L’Istituto, a propria volta, dovrà verificare e certificare l’esistenza del diritto stesso e dovrà comunicare al richiedente l’importo minimo e massimo della rata di anticipo concedibile. Ottenuta la certificazione (e fatte le dovute considerazioni circa l’eventuale convenienza), l’interessato potrà così, se lo vorrà, presentare la domanda di anticipo pensionistico con contestuale presentazione della domanda di pensione di vecchiaia (che, come detto, sarà comunque liquidata al raggiungimento del requisito anagrafico normalmente previsto). Sarà opportuno prestare attenzione prima di prendere una decisione, in quanto queste domande, una volta presentate, non potranno essere revocate se non a seguito della mancata concessione del prestito stesso.
Nella domanda di concessione dell’Ape l’interessato dovrà indicare anche l’istituto finanziatore prescelto, al quale intende richiedere il prestito, nonché la compagnia di assicurazioni con la quale stipulare la polizza contro il rischio di premorienza, da scegliere tra gli istituti bancari ed assicurativi che stipuleranno un’apposita convenzione con i Ministeri dell’Economia e del Lavoro. Banca ed assicurazione prescelte dall’interessato, a loro volta, invieranno la documentazione di propria competenza al lavoratore ed all’Inps.
Il prestito concesso dall’istituto finanziatore costituisce a tutti gli effetti “credito al consumo”, pertanto gli obblighi di adeguata verifica della clientela risulteranno semplificati. Una volta concesso, il prestito decorrerà entro i 30 giorni successivi al perfezionamento del contratto ed il relativo importo verrà riconosciuto, come detto, con cadenza mensile per 12 volte l’anno.
Raggiunto il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia, l’Inps erogherà la pensione al netto della rata di rimborso e provvederà a riversare all’istituto finanziatore l’importo così trattenuto. È importante rilevare che l’importo mensile dell’Ape, in quanto semplice prestito, non sarà assoggettato a ritenute fiscali. Di converso, gli effetti della trattenuta operata sulle rate di pensione risulteranno ininfluenti ai fini del riconoscimento di prestazioni assistenziali e previdenziali sottoposte alla verifica del reddito (come, ad esempio, le pensioni di reversibilità, ecc.).
Per rendere meno oneroso l’accesso all’Ape è previsto che il costo del prestito (oneri bancari e polizza assicurativa) verrà compensato mediante il riconoscimento, a favore del fruitore, di un credito d’imposta pari alla metà degli interessi e del premio dell’assicurazione.
L’Ape avrà successo tra i potenziali fruitori?
È difficile dirlo, in quanto la scelta individuale sarà necessariamente influenzata da valutazioni squisitamente personali. Infatti, maggiore sarà l’importo di Ape mensile che verrà richiesto, minore sarà l’importo della rata di pensione che si percepirà al momento del pensionamento, a causa della restituzione rateale del prestito stesso. Un altro aspetto che richiederà un’adeguata valutazione riguarda la durata del prestito: più lungo sarà il periodo di concessione (come detto, minimo 6 e massimo 43 mesi) e più alto sarà l’importo da restituire che, pertanto, influirà negativamente sull’entità delle rate di pensione che si percepiranno nel corso dei 20 anni di restituzione. Per ognuno si tratterà di individuare il delicato punto di equilibrio tra costi e benefici.
Su una cosa, però, ritengo che tutti convengano: l’Ape costituirà un ottimo strumento di flessibilizzazione del sistema pensionistico, che garantirà l’accesso al reddito in via anticipata rispetto al raggiungimento dei normali requisiti, e che, quindi, potrà essere di aiuto in molte situazioni di perdita del posto di lavoro, e quindi del reddito, in età avanzata.
A cura di Bruno Bravi