È vero che il mondo della scuola nel tempo si è femminilizzato, dato che ha visto crescere esponenzialmente il numero di donne; ma a ciò purtroppo non è seguita una revisione dei manuali scolastici su cui ci siamo esercitate e su cui facciamo ancora studiare i nostri figli e figlie. La nostra cultura scolastica è indubbiamente maschilista, anche se ne è inconsapevole. E ciò dà luogo a una sorta di “banalità del male”.
Mi spiego meglio: voglio soffermarmi per esempio sul Liceo classico, il fiore all’occhiello del nostro sistema educativo, dove fino a poco tempo fa veniva formata la nostra classe dirigente, insomma il top! Ebbene se la consideriamo attentamente si scopre subito che proprio qui la cultura umanistica ha subìto una pesante selezione.
Il Liceo classico che prima era il seminario, e che formava preti, proponeva programmi scolastici selezionati prima da monaci poi dai Gesuiti che hanno sempre espresso una certa misoginia.
Se poi passiamo alla grande Riforma del suo illustre predecessore nonché nostro conterraneo, Giovanni Gentile, che in un clima tutto particolare, quello fascista, ha attuato la riforma del sistema scolastico che avrebbe dovuto attuare la formazione di quell’uomo nuovo, un uomo guerriero e tutti d’un pezzo. I manuali scolastici odierni risentono ancora di questa impostazione, prevalentemente maschilista e belligerante.
Ora, io mi chiedo, quale appeal può esercitare su di una nostra fanciulla una versione di latino o di greco che parla solo di guerre o di momenti, per carità edificanti, ma in cui sembra bandito ogni spazio alle espressioni delle emozioni? Quando invece noi sappiamo che proprio le letterature classiche contengono un patrimonio inesauribile di notizie sulle emozioni, penso ad autori come Ovidio, Seneca, Plutarco o Catullo, Saffo, dove viene dato molto spazio alle emozioni e alla loro fenomenologia. Introdurre l’Educazione emozionale a scuola significa, per me, educare indistintamente i nostri ragazzi a gestire le proprie emozioni.
Non concepita come materia a sé stante, ma come disciplina trasversale in cui trova spazio dalla matematica alla filosofia, dalla letteratura all’arte e perché no alle scienze, è giusto che una donna non sappia per esempio come funziona la fisiologia del suo corpo? E che continui a sentirsi “strana” per tutto l’arco della sua vita perché nei libri di scienze il corpo femminile viaggia quasi nascosto?
A cura dell’On. Cinzia Leone.