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Polizza furto: per i premi è l’ora della svolta

15/8/2020

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L’importanza delle indagini per l’effettivo recupero dei mezzi: nell’80% dei casi non portano alla scoperta del colpevole. 
Ogni anno in Italia avvengono circa 100.000 furti di auto: secondo i dati ufficiali i furti sono stati 95.403 nel 2019, 105.239 nel 2018, 99.987 nel 2017. Purtroppo l’elevato numero di reati ai danni del patrimonio automobilistico è alla base del calcolo delle tariffe assicurative ed un incremento dei furti comporta automaticamente un aumento del costo delle polizze per l’utenza. 

Se per l’anno 2020 verranno mantenute le proiezioni fino ad ora diffuse, l’effetto Covid-19 porterà ad una drastica contrazione del numero dei furti di autovetture, forse in misura ancora maggiore di quanto avvenuto per le altre tipologie di reato. La pandemia avrà quindi sul sistema della giustizia penale sia l’effetto di rallentare i procedimenti sia di doverne gestire in numero minore. Sulla base delle concrete ipotesi sopra avanzate, è opportuno fare alcune riflessioni sul tema, partendo dall’esito dei procedimenti penali innescati dalle denunzie di furto di autoveicoli. 

Restando sempre ai dati diffusi annualmente dai ministeri coinvolti, appare evidente che l’elevato numero di furti di autovetture è destinato percentualmente ad avere quantomeno gli stessi sviluppi dei reati predatori in genere: nell’ 80% dei casi le indagini non portano alla scoperta di un colpevole.

Nel caso delle autovetture, tuttavia, a differenza di quanto capita nei reati che coinvolgono altre tipologie di beni, i proprietari, assicurati contro il furto, premono per avere dagli uffici giudiziari una certificazione circa la chiusura infruttuosa delle indagini, con l’espressa menziona del fatto che gli autori del reato ai loro danni sono rimasti ignoti. Solo dopo l’infruttuosa chiusura dell’inchiesta le compagnia di assicurazione sono chiare a risarcire i loro assicurati, liquidando il furto. Il circolo vizioso sta proprio nella diretta correlazione fra le indagini che non vengono svolte, gli autori dei reati che restano ignoti, i sinistri liquidati e  gli aumenti dei premi di assicurazione. 

Ora che con la pandemia tutti osano pensare ad un futuro diverso è bello poter immaginare un calo delle polizze proporzionale alla diminuzione dei reati. Ma non solo. In fondo l’immaginazione può non avere limiti. 

Forse è giunto il momento di prendere coscienza del fatto che l’immediato vantaggio dei singoli privati di poter accedere alla liquidazione dei sinistri subiti non può terminare anche per il futuro, semplicemente, con un costo di lungo periodo posto a carico della medesima utenza. Per quale motivo, allora, non immaginare che quantomeno quota parte dei furti rimasti senza autore possano essere risarciti direttamente dallo Stato alle compagnie di assicurazione che, evidentemente, sopportano i costi che traslano sull’utenza ?   

In fondo non si tratta che di applicare su larga scala i principi internazionali a tutela del patrimonio, delle compagnie di assicurazione e di riflesso degli utenti, riconoscendo quantomeno un risarcimento per le indagini che non sono state svolte. Senza alcuna pretesa di svelare i motivi che non hanno consentito di individuare gli autori dei furti e di recuperare il materiale sottratto, sarebbe un modo per non far pesare solo sui cittadini il costo di quella che può essere considerata una oggettiva disfunzione. La speranza, in fondo, è che la pandemia che stiamo ancora subendo e che tanto ci ha condizionati ci porti infine qualche vantaggio.  

A cura di Mary Lin Bolis.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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