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Politica estera italiana, lavori in corso

5/4/2016

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Intervistiamo l’On. Mariano Rabino, che ci illustra il lavoro in atto di semplificazione delle strutture e procedure di politica estera.
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On. Rabino, nel novembre scorso è nato il “Comitato permanente sulla riforma delle strutture istituzionali della politica estera dell’Italia”, che Lei presiede. Quali sono gli obiettivi del nuovo Comitato e cosa cambia rispetto al passato?
Non credo che cambi molto rispetto al passato, però sicuramente vogliamo valorizzare il ruolo e soprattutto le attività di questo Comitato della Commissione Affari esteri della Camera.
Lo spirito che ispirerà il nostro lavoro sarà assolutamente costruttivo e improntato alla massima collaborazione con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), che in questa fase sta profondendo uno sforzo assai intenso, considerate le varie aree di crisi che caratterizzano lo scenario internazionale e le diverse emergenze che si sono susseguite nelle ultime settimane.
Il nostro primo impegno sarà di tipo ricognitivo nell’ottica di favorire una maggiore e più accurata conoscenza della struttura del MAECI, delle sue funzioni, dei suoi meccanismi di funzionamento, della sua rete di connessioni e sinergie con le strutture diplomatiche degli altri Paesi.
In secondo luogo, come Comitato ci faremo promotori di una serie di proposte finalizzate ad un ulteriore incremento del livello di modernizzazione ed efficienza della Farnesina, che già annovera al suo interno esempi di assoluta eccellenza che non hanno nulla da invidiare alle diplomazie del resto del mondo come, tanto per citarne una, l’unità di crisi del cui cruciale lavoro tanto sentiamo parlare in questi giorni difficili e che ci auguriamo di poter visitare con una delegazione del Comitato che presiedo.
Dal punto di vista concreto, formuleremo proposte precise per valorizzare e razionalizzare il patrimonio immobiliare del Ministero degli esteri; per digitalizzare e semplificare la procedura per il rilascio dei visti; per modernizzare il funzionamento e l’attività del sistema degli istituti di cultura italiani presenti nel mondo, valorizzandone il potenziale in termini di sviluppo e di capacità di auto-finanziamento.
 
Quali sono le strategie da adottare per rendere più efficiente la cooperazione tra le strutture istituzionali che si occupano di politica estera?
Uno degli obiettivi prioritari che abbiamo definito nei nostri lavori preparatori concerne proprio il ruolo delle ambasciate italiane all’estero che vogliamo sempre più al servizio, oltreché dei cittadini, delle imprese, dei tanti e bravi imprenditori italiani che investono oltre confine contribuendo alla crescita complessiva del nostro sistema-Paese.
Occorre sostenere e aiutare queste imprese, evitando complicazioni burocratiche che spesso ne riducono la capacità competitiva.
In questo senso è utile una grande opera di semplificazione - penso per esempio ai rapporti tra i Ministeri degli affari esteri e dello sviluppo economico - e di rimozione di inutili sovrapposizioni o duplicazioni a livello di strutture e procedure.
 
Alla luce dei recenti attacchi terroristici in Francia e Belgio, come dovrebbe muoversi l’Italia in campo internazionale?
Non ho dubbi che il futuro della nostra sicurezza e la gestione della nostra politica estera e di difesa passino dall’Europa.
Personalmente sono un convinto sostenitore della necessità di giungere davvero alla costruzione dello Stato europeo, dotato di un sistema di difesa e di intelligence comuni, di una procura europea in grado di fronteggiare con efficacia la minaccia terroristica.
Rinunciando a qualsivoglia tentativo di destrutturare il sistema Schengen, occorre, al contrario, concepire le nostre frontiere come frontiere non solo italiane ma realmente europee, consapevoli che il nostro destino è comune, e che dalla sicurezza di uno degli Stati membri dipende la sicurezza di tutti gli altri.
Il futuro dello scacchiere globale non si giocherà più sulla contrapposizione tra singoli e deboli Stati nazionali, ma sarà imperniato sul confronto tra grandi blocchi e l’Europa ha davvero tutto per essere protagonista di questa partita decisiva.
 
A cura della redazione

© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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