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Pillole di progettazione dello spazio urbano

10/10/2022

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Il contesto urbano è diventato ormai, a livello globale, la principale sede delle attività umane, un risultato ottenuto attraverso un processo ufficialmente iniziato nel XVIII secolo con la rivoluzione industriale. 

​A cura di Clara Civallero
Secondo i calcoli della Divisione popolazione delle Nazioni Unite, nel 1950 ogni 100 abitanti del pianeta solo 29 vivevano in aree urbane, mentre al 1990 questa quota risulta ammontare al 45% e la popolazione delle città era più che triplicata, giungendo a 2,4 miliardi, mentre nel 2009 la popolazione urbana mondiale ha superato quella rurale. Si tratta di un valore ancora oggi in crescita, e si calcola che intorno al 2030, quando la popolazione mondiale dovrebbe raggiungere gli otto miliardi, cinque miliardi risiederanno in città.

Questi dati non devono lasciare indifferenti, in quanto rappresentano una tra le principali sfide che la pianificazione deve affrontare nell’era delle città contemporanee. Un aumento di popolazione tale deve essere bilanciato da un’offerta di servizi, immobili ed infrastrutture in grado di sostenere la domanda attuale e quella prevista.

Questa condizione va messa in relazione con l’attuale emergenza clima: la concentrazione delle attività e della popolazione nello spazio urbano, infatti, influisce negativamente su questo aspetto già delicato. Le città brulicano di attività e sono pertanto una fonte primaria di emissioni. Le aree urbane sono infatti responsabili del 60-80 % del consumo di energia a livello mondiale e all’incirca della stessa percentuale di emissioni di CO₂, dimostrando di avere un’impronta di carbonio importante. Eppure, oltre a essere una delle cause del problema, le città possono anche contribuire a risolverlo, se progettate in maniera responsabile.

Città di tutta l’UE stanno compiendo progressi riducendo le emissioni, e adattandosi agli impatti del cambiamento climatico tramite una pianificazione intelligente e ad attività mirate. Non ci si vuole però focalizzare su indirizzi di progettazione delle città alla scala urbana o di quartiere, ciò che è importante suggerire sono soluzioni più mirate, ma allo stesso tempo di facile applicazione in un qualsiasi contesto. La chiave per la risoluzione dei problemi in questione può essere riconosciuto nei concetti di mitigazione e adattamento, i quali possono assumere significati diversi in base all’ambito di applicazione.

Il concetto di mitigazione è maggiormente utilizzato in ambito climatico e riguarda le azioni volte a limitare il riscaldamento e la riduzione delle emissioni nocive. Quello di adattamento invece, si riferisce alle azioni che si possono predisporre per limitare gli impatti negativi di eventi meteorologici estremi, in particolare nelle città più vulnerabili.

Per una corretta progettazione degli spazi è fondamentale un’azione sinergica che integri i due concetti. Verranno di seguito proposte delle soluzioni progettuali innovative, così da introdurre alcune suggestioni nuove da applicare nei contesti urbani più o meno densi che possano limitare gli effetti collaterali dell’urbanizzazione intensiva a cui siamo andati incontro negli anni. Una delle principali cause dell’aumento delle temperature nelle città risiede proprio nel disegno urbano che le caratterizza, e i materiali con cui gli spazi pubblici sono costituiti, basti pensare a quante volte si preferisce evitare di attraversare una piazza durante l’estate, preferendo invece delle strade più strette costeggiate da edifici che garantiscano la presenza di ombra.

Questa è una delle sfide, ovvero evitare le così dette isole di calore, aree caratterizzate da una superficie ampia, costruita con materiali impermeabili che impediscono l’assorbimento di acqua nel terreno, e privi di alberature o qualsiasi arredo urbano che preveda delle sezioni non esposte al sole.

Gli strumenti principali attraverso cui è possibile intervenire sullo spazio urbano, per renderlo più a prova di clima, sono essenzialmente quattro: materiali minerali e vegetali per le pavimentazioni (da usare più comunemente negli spazi pubblici e garantire la permeabilità dei suoli), l’acqua come elemento di mitigazione della temperatura e aumento del comfort, gli alberi e la vegetazione per l’ombreggiamento dello spazio aperto e per favorire l’assorbimento di anidride carbonica, e il principio di attrattività dello spazio pubblico rendendoli attrezzati e funzionali. All’interno della prima categoria si possono citare banalmente i prati, ma anche diverse tipologie architettoniche di materiali permeabili, come il legno, caratterizzato da una nota valenza ornamentale ulteriore, ed i laterizi.

A ciò si può aggiungere il verde pensile, e verticale, ma anche nuove e diverse tipologie di pavimentazioni drenanti. Tra le soluzioni più contemporanee si può citare anche l’asfalto colorato, utilizzato spesso nelle azioni di urbanistica tattica, non solo facilmente ottenibile con una spesa ridotta ma anche caratterizzato da albedo superiore ai normali valori che un asfalto non verniciato può trarre. Per quanto riguarda l’acqua invece, spesso viene usata per conferire un maggiore valore ornamentale allo spazio pubblico, attraverso cascate, vasche o fontane, ma anche come parte integrante di architetture urbane, inserendo percorsi d’acqua o lame d’acqua sulle pareti degli edifici. Il verde invece, viene spesso associato alla sola piantumazione di alberi nelle aree verdi o a prato, o lungo i tracciati carrabili più ampi.

​In realtà esistono molte soluzioni alternative per inserire la vegetazione all’interno delle città, come i giardini condivisi o gli orti urbani, fossati inondabili a verde lungo i percorsi pedonali e ciclabili, oppure attraverso il loro inserimento in spazi multifunzionali. Questa è la sfida che dobbiamo essere pronti a raccogliere, non solo per rendere più vivibili le nostre città ma anche per salvaguardare in generale il nostro pianeta, già così sofferente.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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