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Piccola imprenditoria, strategie di rilancio

26/4/2016

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Intervistiamo l’europarlamentare Rosa D’Amato sui programmi UE per ridare competitività alle piccole imprese. L’Italia, con il suo 80% di PMI, può dare un contributo fondamentale.
On. D’Amato, quali strategie renderebbero più competitive le PMI italiane?
Le PMI hanno bisogno di innovazione, anche in settori considerati maturi e tradizionali.
L’impresa forte mostra di continuo quest’abilità di rinnovamento e riesce a cogliere opportunità sorprendenti in ambiti dove apparentemente tutto sembra già scoperto.
Il sistema competitivo è in continua evoluzione e sempre nuovi concorrenti possono presentarsi sul mercato, non solo nel settore dei prodotti di massa ma anche in quello dei prodotti di nicchia, molto importante per il sistema produttivo italiano.
Occorre coprire il più possibile il mercato interno ma anche internazionalizzarsi, una doppia sfida da raccogliere con intelligenza.
Le aziende che meglio affrontano i mercati esteri dovrebbero divulgare i propri comportamenti strategici e organizzativi, così da essere replicati anche in altre situazioni.
La spinta verso l’estero pare essere data dalla capacità di fare qualità e offrire servizi, piuttosto che ricercare efficienza attraverso la crescita dei volumi e l’abbattimento dei costi.
In un contesto come quello italiano, l’unico posizionamento ancora sostenibile è quello della massima qualità, ancor di più in un’ottica green.
Tutti questi punti sono citati nel mio report al Parlamento UE sulle PMI, che spero possa indicare la strada ad una maggiore competitività sia per le PMI italiane che per quelle europee. 
 
Come può l’Unione europea favorire il processo di crescita delle PMI?
Serve innanzitutto un processo integrato di politica regionale e politica europea che si concentri su settori specifici come il manifatturiero, le nuove tecnologie, le costruzioni sostenibili, i veicoli verdi e le smart grids.
Ciò potrebbe implementarsi attraverso l’uso di fondi per finanziare formazione e programmi di imprenditorialità e per ridurre il carico amministrativo delle imprese.
Per poter attirare nuovi investimenti inoltre è indispensabile proteggere la proprietà intellettuale, il che darebbe un contributo decisivo alla lotta alla contraffazione.
Anche l’approvvigionamento di energia a costi contenuti è fondamentale: le imprese europee hanno il costo dell’energia più alto al mondo e bisogna proporre, nel rispetto della lotta ai cambiamenti climatici, un deciso processo di decarbonizzazione e di autoproduzione energetica.
Infine, l’accesso al credito rappresenta un altro passo importante nel processo di supporto alle PMI europee. In tal senso, un maggior utilizzo di programmi come COSME potrebbe aiutare.
 
Le differenze a livello economico, governativo e culturale tra i Paesi UE sono di ostacolo ad un programma comune di tutela delle PMI?
No, non credo rappresentino un elemento ostativo. Anzi, possono fungere da spinta per prendere il meglio di ogni realtà e metterlo insieme per creare un unico sistema, applicabile a tutto il territorio comunitario.
La strada da fare è lunga e il processo non è per nulla scontato, ma posso dire che in Commissione sviluppo regionale del Parlamento europeo si lavora molto in tal senso.
A volte interagiscono in questo percorso gli egoismi nazionali e la difesa delle proprie PMI ma credo che proprio in questo il nostro Paese, con il suo 80% di PMI, possa dare un contributo importante e fungere da faro per un programma di tutela delle imprese.
 
A cura della redazione
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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