Nelle scorse settimane, infatti, la Conferenza delle Regioni ha sottolineato, con grande senso di responsabilità e nonostante i tempi ridotti messi a disposizione dal decisore, le numerose criticità che ancora permangono rispetto al Decreto legislativo recante le disposizioni in materia di politiche in favore delle persone anziane, in attuazione degli articoli 3, 4, e 5 della Legge 33 del 23 marzo 2023. Esprimendo la mancata intesa, la Conferenza delle Regioni ha posto anche un problema nella normativa che occorre chiarire, in quanto contraddittorio, perché nel provvedimento non si capisce se l’età all’accesso di alcuni servizi sia riservata agli over 65 o agli over 70.
Come anticipato, l’aspetto più controverso riguarda il finanziamento. Quando, nel 2026, saranno infatti esaurite le risorse stanziate tramite il PNRR, il piano resterà senza i fondi necessari ai servizi aggiuntivi forniti agli anziani negli anni, con evidenti future ricadute sui bilanci regionali e sulle prestazioni erogate: come al solito, dunque, come già visto in molteplici occasioni, il Governo scarica sulle amministrazioni regionali e locali le colpe della propria incapacità.
Insomma, il Decreto attuativo della Legge delega sugli anziani non autosufficienti presentato dal Governo rischia di essere un provvedimento che volta le spalle a dieci milioni di cittadine e cittadini, anziani non autosufficienti, e ai loro familiari e caregiver.
Perché?
Perché non è prevista alcuna risorsa per la riforma della domiciliarità, che costituiva il banco di prova principale della tanto annunciata riforma, pensata per prendersi cura delle persone non autosufficienti, dando attenzione prima di tutto al loro ambiente di vita familiare.
Perché non ci sono fondi per migliorare le strutture residenziali, che dovrebbero essere ripensate nel segno della qualità e della professionalità di chi vi opera.
Perché viene completamente stravolta la misura della prestazione universale, che avrebbe dovuto garantire maggiore assistenza in proporzione alla gravità della non autosufficienza e che, invece, diventa una misura sperimentale di sostegno puramente economico per un ridottissimo numero di persone ultraottantenni in condizioni di indigenza.
Perché viene demolito il Servizio Nazionale per le persone Anziane non Autosufficienti (SNAA), che avrebbe dovuto coordinare tutti i diversi soggetti a livello centrale e territoriale che intervengono sui servizi per la non autosufficienza e che, invece, diventa uno strumento delle sole politiche sociali, negando così uno dei cardini della Legge 33/2023.
Perché non sono previste risorse aggiuntive, penalizzando così Regioni, Comuni ed Enti del Terzo Settore da cui dipende l’organizzazione e la gestione dei servizi alle persone e alle famiglie.
Sono anni che il Paese aspetta un provvedimento che promuova la dignità e l’autonomia, l’inclusione sociale, l’invecchiamento attivo e la prevenzione della fragilità della popolazione anziana, anche attraverso l’accesso alla valutazione multidimensionale, a strumenti di sanità preventiva e di telemedicina a domicilio, il contrasto all’isolamento e alla deprivazione relazionale e affettiva, rendendo più efficaci le attività di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria.
Ecco, di tutto questo nei provvedimenti del Governo, non c’è traccia.
Occorre, dunque, aprire immediatamente un tavolo con le Regioni per affrontare insieme tutti i nodi da sciogliere, garantendo finalmente una completa coerenza tra la Legge 33/2023 e il decreto attuativo, tutelando l’erogazione dei servizi a tutta la platea dei beneficiari.