Nel momento del distacco l’anima del nostro caro è accanto a noi per tre giorni, durante i quali, passa la maggior parte del tempo a riguardare la sua vita, com’è andata, cos’avrebbe voluto cambiare e cosa più importante, a darci conforto. Già, perché nonostante noi piangiamo per la loro perdita, loro sono felici ma dispiaciuti per noi che soffriamo. Vi lascio qua di seguito le parole di un mio caro amico trapassato più di un anno fa.
“Per anni mi sono chiesto cos’è la morte. Per anni mi sono sentito invincibile ad essa. Per anni… per quelli che voi chiamate anni, ma che in realtà non esistono. Facciamo parte di un piccolo spazio temporale. Come esseri umani siamo molto più vecchi di tutto ciò.
Nel momento del mio ritorno a casa ho avuto paura di questo salto nel vuoto, ma questa si è cancellata
subito, in un battito di ciglia, quando ho visto la luce e i miei nonni che mi aspettavano. Si sta bene, al di là di ogni aspettativa terrena, si ride tanto, si prende tutto alla leggera, come dovreste imparare a vivere. In realtà il nostro mondo non è lontano da voi, è con voi, solamente che per volontà maggiori non possiamo mischiarci. Ho ritrovato tanti amici, conosciuto donne e uomini di vite lontane pronti per ascendere.
Credo che mi fermerò per un po’ qua perché sapete, quella che definivo casa una volta, non era nient’altro che una costruzione di mattoni dove tornavo a dormire, ma casa è questa.
Veniamo tutti da qui, nessuno escluso. Non fate l’errore di vivere nell’egoismo, di pensare solo alla materia, crescete, documentatevi, nutrite il vostro spirito, ne gioverete molto.
Siate pronti a qualcosa di meraviglioso. Se avessi saputo che mi aspettava una sorta di Gardaland, avrei temuto meno la dolce morte e mi sarei lasciato andare con meno paranoie alla sua venuta. Trovate lo scopo della vostra vita e compietelo. Esistiamo per una ragione, e non cesseremo mai di farlo.”
A cura di Cristiana Battaglia.