Oggi però è alquanto necessario anche parlare dello Yoga, come arte, come scienza filosofica, come strumento di benessere a tutti i livelli: corpo, mente, psiche.
In un mondo combattuto tra espansione e individualismo, parlare di unione può avere la sua utilità. E lo Yoga è proprio questo, la via della Unione, unione degli opposti, unione degli intenti, nel rispetto della varietà. Letteralmente la parola sanscrita “Yoga” significa infatti “unione”.
Potremmo anche dire che lo Yoga è la via della semplicità poiché, nella complessità del reale, unire è la cosa più semplice da farsi.
Ma come riuscire, allora, nella quotidianità ad orientarsi tra la miriade di scuole e pratiche, maestri e insegnanti, stili e obiettivi che lo yoga ormai ci propone? Dobbiamo sempre andare al cuore, all’essenziale, al semplice. “Sono più felice?” è la giusta domanda da porsi per valutare se ciò che stiamo facendo è buono per noi.
Ci sono persone più empatiche e più sensibili alle energie emotive, altre più reattive a livello corporeo e somatico, altre ancora molto mentali e razionali, ebbene per tutti la pratica dello Yoga può essere la scelta giusta.
Personalmente credo molto nel motto “lo Yoga è per tutti” nel senso che lo Yoga, se è davvero Yoga, non si ferma davanti a nulla e può adattarsi infinitamente alle più svariate situazioni e condizioni senza mai perdere il suo più alto scopo, cioè condurci alla verità, alla libertà, alla gioia, al divino.
Lo yoga risponde a molte delle nostre esigenze come esseri umani, innanzitutto al bisogno di indipendenza e al desiderio di condivisione, entrambe insiti nella nostra natura. Possiamo praticare lo yoga in gruppo, con un’insegnate che ci guida, oppure affidarci ad un’insegnante privato che si dedichi al nostro esercizio
individuale.
Possiamo praticare quotidianamente, anche da soli o guidati da specifici programmi on line se abbiamo raggiunto un buon livello di autonomia, possiamo praticare settimanalmente o ancora fare full immersion in qualche stage del week end o anche più a lungo.
A questo punto non posso che accennarvi alla mia esperienza personale dato che, come detto all’inizio, lo yoga è esperienza diretta e vissuta.
Ho incominciato a praticare lo Yoga quindici anni fa e da otto anni sono un’insegnante di Ananda Yoga, lo Yoga che si ispira agli insegnamenti di Paramahansa Yogananda, genio spirituale venuto dall’India in Occidente nel 1920, portando con sé tutta la saggezza dell’Oriente.
Yogananda trova il modo di conciliare tale antica saggezza con la praticità del Nuovo Mondo dando origine ad una nuova visione spirituale ed ecumenica dell’umanità e dell’esistenza.
Ananda Yoga è una pratica fisica, fatta di movimenti e posizioni, parte del ramo del Hata Yoga, lo Yoga che si fa con il corpo. Ma se anche pratichiamo con il corpo la mente è sempre coinvolta e con essa la psiche, tutto il nostro bagaglio emotivo-esperienziale “si muove” con noi. Soprattutto si muove attraverso il nostro respiro che nello Yoga diventa strumento fondamentale di osservazione, valutazione e consapevolezza.
Si chiama Pranayama (dal sanscrito Prana = energia vitale, Yama = controllo) l’esercizio di controllare consapevolmente il nostro respiro, dargli un certo ritmo o una certa intensità, controllando così anche il nostro stato vitale, il nostro livello di energia.
Il respiro è strettamente connesso al nostro stato di salute ecco perché agire sul respiro dà beneficio a tutto il sistema corpo-mente-psiche.
Lo Yoga insegna a diventare “maestri di noi stessi”, poiché solo imparando a governare noi stessi possiamo agire nel giusto modo al fine di raggiungere la vera realizzazione, manifestando nella realtà la nostra più vera essenza.
Forse vorresti più amore nella tua vita, più serenità, più benessere, dunque scegli di agire con volontà per ottenere tutto ciò, scegli di fare qualcosa per mettere in moto questa evoluzione, scegli lo Yoga.
A cura di Aurelio Prisco.