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Parlamento Europeo: la nuova commissione

28/11/2019

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Il Partito Democratico ha ottenuto una serie di posti chiave nella nuova commissione guidata da Ursula von Der Leyen.
Manca ancora il voto finale del Parlamento europeo sulla nuova commissione guidata dal Ursula von der Leyen, ma oramai il quadro degli incarichi della nuova legislatura è completo e il risultato finale è netto quanto sorprendente: il Partito Democratico ha ottenuto una serie impressionante di posti chiave a riconoscimento di un ruolo e una competenza elevata. 

Un risultato veramente importante a giudicare dal risultato delle elezioni europee di maggio e impossibile da prevedere fino a poche settimane fa.

Ad oggi, il Partito Democratico esprime la presidenza del Parlamento europeo, con David Sassoli e il commissario UE all’Economia, con Paolo Gentiloni. 

Anche in Parlamento ci siamo distinti e ad esempio io ricopro ancora la carica di Vicepresidente della Commissione Industria, ricerca ed energia. Inoltre, quella degli eurodeputati Pd è la seconda più grande delegazione del Gruppo S&D, che a sua volta resta il secondo gruppo parlamentare dell’Assemblea di Strasburgo. 

Una posizione che offre margini per orientare le votazioni del Gruppo e quindi di incidere sulle votazioni del Parlamento europeo, come abbiamo visto in occasione del primo voto favorevole a Ursula von der Leyen. Era così imprevedibile questo exploit europeo del Partito Democratico? Io penso di no. 

La verità è che in questi anni noi democratici siamo stati l’unica forza italiana ad aver mantenuto dritta la barra dell’europeismo, senza per questo smettere di criticare e riformare l’Ue, mentre la Lega scriveva “Basta Euro” a caratteri cubitali sul muro della propria sede, i grillini raccoglievano le firme per il referendum sull’uscita dall’euro e Forza Italia farneticava sulla creazione di una doppia moneta.

Sul breve termine questo ha permesso ad alcune di queste forze di fare il pieno di consensi, salvo poi andare a sbattere contro la realtà. Gli interessi dell’Italia, infatti, sono nell’euro e nell’Unione europea e gli italiani, anche quando esprimono con il voto la propria voglia di protesta, poi al dunque sanno benissimo quali sono i loro interessi. 

È finita come era inevitabile che finisse: la Lega ha dovuto coprire con una mano di vernice la scritta “Basta Euro” e ora i teorici dell’uscita dalla moneta unica come Borghi e Bagnai sono contestati dalla base del partito perché il nord produttivo ha bisogno di concretezza non di avventurieri. I grillini dopo cinque anni di sofferta convivenza con Farage hanno fatto inversione a U e hanno votato a favore di Ursula von der Leyen. 

Forza Italia, rimessa nel cassetto la proposta della doppia moneta, è sempre più consapevole che deve scegliere tra un Ppe europeista e un’alleanza con Salvini. 

Ad oggi quindi il Partito Democratico resta la forza politica italiana più in grado di esprimere una classe politica veramente europeista inserita in una grande famiglia politica europea. 

Non è un caso né una sorpresa, ma il frutto di anni di lavoro basati sulla consapevolezza che se vogliamo migliorare la vita dei cittadini italiani, soprattutto quelli più vulnerabili, dobbiamo essere capaci di lavorare in Europa in modo costruttivo.

A cura dell’On. Patrizia Toia.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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