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Osservatorio della Pirateria stradale

12/5/2017

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Analizziamo i dati che riguardano i casi di pirateria stradale avvenuti durante il 2016.
La pirateria stradale rimane un fenomeno altamente preoccupante, ma i dati dell’Osservatorio ASAPS per il 2016 forniscono una interessante chiave di lettura, essendo il primo anno in cui per nove mesi era già in vigore la Legge n. 41 del 24 marzo 2016 sull’Omicidio e lesioni stradali. I dati di questo studio dell’ASAPS verranno presentati il 24 marzo in occasione del seminario organizzato dal Comune di Verona “Omicidio stradale un anno dopo”
Gli episodi significativi - quelli che secondo il nostro Osservatorio causano almeno un ferito - nell’anno appena trascorso sono stati 1.192 con incremento del 9,6% rispetto alle 1.087 fughe del 2015, i feriti sono stati complessivamente 1.428 con un aumento di 174, +13,9% rispetto ai 1.254 ingressi al pronto soccorso dell’anno precedente.
L’Osservatorio prende in considerazione solo gli atti di pirateria più grave, quelli che bucano la cronaca o che i nostri 600 referenti sul territorio selezionano sulla scorta di precisi standard di riferimento.
Il numero delle vittime mortali fa invece segnare un netto calo e questa è già una positiva sorpresa. Nel 2016 i morti causati da pirati della strada sono stati 115, tanti certo, ma ben 31 in meno rispetto al 2015 quando furono 146 e una diminuzione del 21,2% veramente importante.
Ma come spiegare il fatto che gli episodi sono cresciuti e i decessi sono calati? C’è solo un indizio. I positivi ad alcol e droga fra i pirati individuati sono in calo. Nel 2016 sono stati complessivamente il 15,3%, mentre nel 2015 erano stati il 17,5%. Restringendo poi il focus alle piraterie mortali nel 2016 sono state il 22,6% mentre nel 2015 erano state il 24,7%.
Bisogna poi considerare che la positività dei test condotti è riferibile solo agli episodi di pirateria nei quali il responsabile sia stato identificato, dunque 659 su 1.192. Spesso quando le Forze di Polizia identificano l’autore non ha più senso sottoporre il sospetto a controllo alcolemico o narcotest, perché sono trascorse ore o giorni dall’evento: 23 casi hanno rilevato la presenza di sostanze stupefacenti il 22,8% delle ebrietà. Anche questo dato andrebbe analizzato tenendo conto che le più volte segnalate difficoltà d’accertamento di droghe limitano gli esami ai casi in cui il soggetto sia sottoposto ad analisi mediche.
Gli eventi passati al setaccio dallo speciale Osservatorio dell’Istituto dell’Asaps ormai da nove anni (il report completo sarà pubblicato su “Il Centauro” di aprile) sono senz’altro quelli più gravi, e offrono spunti di riflessione estremamente interessanti: il 55,3% degli autori viene smascherato, in leggero calo rispetto al 56,2% del 2015, mentre il 44,7% resta ignoto.
Ma si deve considerare che diversi pirati vengono poi identificati nelle settimane e mesi successivi. Più alta invece la percentuale dei pirati a cui è stato dato un nome nelle omissioni di soccorso mortali. In questo caso si sfiora il 60%.
Il dato: su 1.192 inchieste, 659 hanno condotto, come abbiamo visto, all’identificazione del responsabile, arrestato in 102 occasioni (solo il 15,5% delle individuazioni, ma lo scorso anno gli arresti erano stati il 23% a dimostrare che l’Omicidio stradale in questo caso non ha incrementato l’uso delle manette) e denunciato a piede libero in altre 557 (84,5%).
Lo studio tiene conto anche della presenza di pirati stranieri, definiti per questo “attivi”. Sono stati 141 dei 659 pirati identificati il 21,4% (il 26,4% nel 2015 è risultato essere forestiero). Sono stati invece 143 gli stranieri soggetti passivi di pirati, pari al 9,3% del totale fra feriti e deceduti.
L’84,6% degli atti di pirateria - 1.009 contro 183 - avviene di giorno.
Ancora una volta sono le categorie deboli della strada, in modo particolare bambini e anziani, a pagare un prezzo altissimo in termini di mortalità e lesività: 147 sono i minori coinvolti, 127 gli anziani coinvolti, rispettivamente il 9,5% e l’8,2%.
Tra i minori, quelli di età inferiore ai 14 anni, cioè i bambini, rimasti vittima di questo atto di vigliaccheria stradale gli episodi sono stati in tutto 81 (70 l’anno prima), 3 bambini sono rimasti uccisi (2 nel 2015) (2,6%) e 87 feriti (6,1%).
I pedoni sono la categoria più tartassata, con 444 eventi: 54 i morti, pari al 47% dei decessi complessivi (in calo rispetto al 2015 quando furono 76 e il 52% del totale dei morti), e 441 i feriti (30,9%). Infine i ciclisti: 209 gli episodi in netto aumento rispetto ai 155 del 2015, con 22 lenzuola bianche stese (19%) lo scorso anno i ciclisti uccisi furono 19, pari al 13% (+15,8%) e 209 i ricoveri il 14,6% del totale, con un notevole incremento rispetto allo scorso anno quando furono 145 (+44%).
La geografia degli episodi vede al primo posto ancora la Lombardia, con 161 episodi (13,5%), al secondo il Veneto con 122, vengono poi l’Emilia Romagna e la Campagna con 115, la Toscana con 105, il Lazio 101, la Sicilia 90, la Puglia 77, il Piemonte 60, la Liguria 59 e le altre regioni con numeri inferiori.
L’identikit del pirata? Sempre lo stesso. Nella maggior parte dei casi si tratta di uomini di età varie, quasi sempre sotto i 50 anni (solo 76 le piratesse, ma sono 19 in più rispetto alle 57 del 2015 e una percentuale dell’11,5% rispetto al 9,3% dell’anno prima) spesso sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti e per questo decide di fuggire, sottraendosi alle proprie responsabilità. Hanno rilievo consistente il timore di perdere i punti della patente e lo stesso documento di guida. Significativi anche i casi di veicoli con assicurazioni scadute o addirittura false.
Ora ci auguriamo che l’Omicidio stradale con le più alte pene previste e con la revoca della patente - che per i pirati omicidi può arrivare anche fino a 30 anni - si riveli una vera forza deterrente anche per la pirateria stradale. E i dati dei primi due mesi del 2017 sembrano andare in questa positiva direzione.
 
A cura di Giordano Biserni
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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