Fondato nel 1545 e ancora nella sua collocazione originaria conserva la sua iniziale forma, in un’area di circa 2,2 ettari nel centro di Padova, si trova l’orto botanico più antico del mondo occidentale. Dal 1997 è patrimonio dell’umanità dell’Unesco, sulla base della seguente motivazione: “L’Orto Botanico di Padova è all’origine di tutti gli orti botanici del mondo e rappresenta la culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra la natura e la cultura. |
“Essere un sito Unesco vuol dire appartenere ad un patrimonio di 1121 beni presenti in 167 Paesi firmatari della Convenzione (World Heritage Convention) che al 2020 contano 869 siti culturali, 213 siti naturalistici e 39 siti misti”, in Italia gli organi ufficiali che si occupano del coordinamento delle attività legate alla Convenzione sono la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e L’ufficio Patrimonio Mondiale dell’UNESCO presso il Ministero della Cultura.
Inizialmente destinato alla sola coltivazione di piante officinali, che venivano utilizzate per la preparazione dei medicamenti, ha costituito un ruolo importante ed un grande passo avanti per l’evoluzione della medicina e scienza botanica, divenendo fondamentale per lo scambio di piante, conoscenza, idee e concetti nella storia della comunicazione. Costituito da una circonferenza centrale a simboleggiare il mondo, con un anello d’acqua che lo circonda e all’interno un quadrato suddiviso in 4 unità da sentieri ortogonali orientati sulle principali direttrici cardinali, ciò lo rese un illustre esempio dei canoni estetici per l’architettura dei giardini nel Rinascimento. Per la rarità delle piante e vegetali contenuti al suo interno, da cui venivano ricavati medicamenti costosi, l’Orto era soggetto a frequenti furti notturni nonostante le pene previste fossero severe, punite perfino oltre che con il carcere, anche con l’esilio. Fu costruito successivamente un muro a recinzione circolare da cui prese anche i nomi Hortus Cinctus, hortus sphaericus e hortus conclusus.
Fu davanti alla Palma di san Pietro, (piantata nel 1585, e per le sue ridotte dimensioni chiamata anche palma nana) che 200 anni dopo (nel 1786) il grande poeta Johann Wolfgang von Goethe ebbe l’intuizione sugli studi dell’evoluzione che stava elaborando, riportandolo poi nel suo Saggio sulla metamorfosi delle piante (1790) facendo sì che universalmente la palma di san Pietro fosse nota come Palma di Goethe. L’orto Botanico di Padova ospita al suo interno la Biblioteca storica di medicina e botanica Vincenzo Pinali e Giovanni Marsili, con più di 50.000 volumi e manoscritti di rilevanza storica e bibliografica, e l’Erbario, il secondo più grande d’Italia in cui si trovano circa 600 specie ordinate secondo criteri sistematici, ambientali, ecologici ed utilitaristici, oltre a coltivazioni di piante rare. Attualmente svolge ancora il suo ruolo di centro di attività didattica universitaria, educazione e ricerca scientifica e tutt’oggi rappresenta forte ispirazione per altri giardini in Europa e nel mondo, e grazie agli scambi internazionali ha contribuito alla diffusione e conoscenza di molti aspetti delle piante medicinali e scienze botaniche.
Ho raccontato una minima parte di quanto merita questo magnifico luogo poiché ricco di storici eventi, consiglio quindi a chi volesse approfondire di trovare il tempo per visitarlo, ammirarlo contemplandone le bellezze, le rarità e respirarne la storia come prima di noi hanno fatto i grandi poeti e studiosi del calibro di Aristotele e Tefrasto, oltre che il già sopracitato J.W. von Goethe…
Chi non avesse il tempo, potrà visitare il sito ufficiale del Centro del Patrimonio Mondiale UNESCO responsabile dell’iscrizione dei siti del Patrimonio Mondiale.