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“Occhio al ciclista” o “ciclista invisibile”?

12/7/2017

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Come cambiano le prospettive a seconda che ci si trovi in sella o al volante. Ecco l’analisi dei punti di vista.
Utilizzare la bicicletta come mezzo di trasporto ha dei benefici, soprattutto per la salute - con miglioramenti per esempio del sistema cardiocircolatorio - e per la sostenibilità ambientale. Tuttavia, nonostante tali aspetti positivi, i ciclisti appartengono alla categoria degli utenti “deboli” della strada, insieme a pedoni e motociclisti e la poca sicurezza percepita dalle persone nell’uso della bicicletta come mezzo di trasporto o di esercizio rappresenta un importante ostacolo al suo quotidiano utilizzo. Cercando di analizzare gli elementi e le dinamiche che possono sottostare ad una maggiore sicurezza dell’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto si può parlare, da un punto di vista percettivo, del concetto di salienza.
La salienza, intesa come l’insieme delle caratteristiche appartenenti ad un oggetto che fanno sì che esso si stagli dallo sfondo rendendosi maggiormente visibile, è stato dimostrato essere una caratteristica importante per la prevenzione degli incidenti ed essere alla base della spiegazione delle affermazioni fatte dagli automobilisti del genere “ho guardato ma non l’ho visto” prima della collisione con un ciclista. Per esempio, andare in bicicletta di notte risulta essere molto più pericoloso rispetto ad andarci di giorno. Questo suggerisce che la salienza dei ciclisti di notte è più bassa rispetto al giorno e quindi risultano più difficili da identificare da parte degli automobilisti.
Ci sono tuttavia una moltitudine di fattori che possono rinforzare la salienza degli utenti della strada, come ad esempio la grandezza e il contrasto del target e le condizioni di illuminazione. La salienza dei ciclisti, come quella dei pedoni, può essere infatti potenziata attraverso l’utilizzo di sistemi di sicurezza: giubbotti catarifrangenti, luci da applicare alla bicicletta o al casco, vestiti fluorescenti, ecc. Dispositivi che sono quindi definiti come elementi che aumentano la capacità di un osservatore di guardare il target quando quest’ultimo è al di fuori del suo campo visivo consapevole.
Nonostante l’importanza di questi sistemi, la maggior parte dei ciclisti non ne fa uso. Inoltre è possibile osservare una discrepanza tra guidatori e ciclisti per quanto riguarda l’importanza della visibilità dei ciclisti e l’importanza dell’utilizzo dei sistemi di sicurezza. In particolare, i ciclisti ritengono di essere visibili ad una distanza doppia rispetto a quella definita dai conducenti di auto e quindi ritengono che l’importanza della loro visibilità e dell’utilizzo dei sistemi di sicurezza sia poco rilevante ai fine dell’evitare incidenti rispetto ai conducenti. In altre parole, i ciclisti sovrastimano la loro visibilità e ritengono poco utile l’utilizzo di sistemi di sicurezza che aumentino la loro visibilità, rispetto invece agli automobilisti che sembrano essere maggiormente consapevoli delle loro difficoltà nell’individuare i ciclisti e quindi ritengono molto importanti per la sicurezza l’utilizzo di dispositivi di segnalazione adeguati.
Una corretta comunicazione sull’efficacia di questi sistemi potrebbe quindi convincere i ciclisti a potenziarne l’utilizzo: per esempio l’utilizzo di elementi catarifrangenti potenzia di molto la possibilità di essere visti dagli automobilisti e, al contrario, se non utilizzati è più facile che si verifichino incidenti o mancate collisioni all’ultimo.
Il sistema traffico è complesso e la distraibilità alla guida è sempre maggiore in relazione ai tutti i dispositivi elettronici di cui si fa quotidiano uso. Per questo motivo i ciclisti, da sempre considerati una categoria di utenti vulnerabili della strada, dovrebbero fare un maggiore uso di sistemi di segnalazione della loro presenza, soprattutto in condizioni di illuminazione scarse o avverse, aumentando la loro sicurezza e di conseguenza la facilità d’utilizzo della bicicletta come mezzo di trasporto con benefici effetti in termini di salute e sostenibilità.
 
A cura di Federica Confalonieri​
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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