La priorità per il lavoro, nel 2023, va sotto il sostantivo “semplificazione”. Un modo per liberare risorse, per velocizzare i processi, per concentrare le energie nella revisione dei modelli organizzativi e nell’acquisizione delle competenze necessarie alle aziende per essere all’altezza delle sfide poste dalla congiuntura economica e dall’innovazione. A cura della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro |
Un obiettivo che è da sempre nel dna dei Consulenti del Lavoro e che è stato ribadito anche nella Convention di categoria dello scorso novembre 2022, che ha messo insieme giovani e futuro della professione in un binomio inscindibile. Resta ferma la disponibilità a fornire – con grande senso di responsabilità – il contributo dei professionisti della consulenza del lavoro al legislatore per far sì che il mercato del lavoro rifletta e concretizzi le transizioni digitali già in atto nella nostra società. Transizioni che non possono far a meno di una maggiore semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici a carico di imprese e datori di lavoro e di una parità di condizioni tra lavoro subordinato e lavoro autonomo. A partire dai compensi.
Tutti aspetti già sotto la lente nel 2022, anno straordinario sotto molti aspetti. Non da ultimo per la possibilità di recuperare il contatto umano, superare il capitolo “pandemia” e progettare le direzioni di un nuovo corso. La crisi energetica, che così tanto ha poi inciso nelle prime scelte del Governo in carica rispetto agli impegni di spesa per il 2023, ha sicuramente posto un’ipoteca sulle attese di ciascuno. Continua a farlo, accompagnata dalla speranza che si possano rintracciare gli spazi per una trattativa di pace nel conflitto russo-ucraino. Forse anche per questo è utile affrontare questi nuovi mesi con un approccio operativo, indagatore entusiasta delle opportunità con attenzione alla riduzione dei rischi che, pure, non si sono disciolti come neve al sole.
Continuità e discontinuità sono entrambe presenti nella progettazione di questo nuovo anno e nell’individuazione delle priorità. Le azioni che negli anni passati sono state delineate e attuate si presentano oggi pronte per un cambio di passo, per un “next level” che ha il sapore di un ulteriore salto in avanti. L’esempio per i professionisti ordinistici potrebbe essere quello della legge sull’equo compenso. Un progetto portato avanti per anni che ha incontrato numerosi ostacoli. È stato un banco di prova del dialogo all’interno del mondo ordinistico e di sintesi tra istanze in arrivo dal basso e legacci interni al mondo politico. Una strada lunga che è sfociata nella proposta di legge a firma dell’attuale Presidente del Consiglio. Il 2023 si preannuncia, dunque, come l’anno in cui un principio di diritto condiviso da tutti i professionisti entra nel corpus normativo italiano, limando parte di quella distanza di tutele esistenti tra lavoratori autonomi e subordinati. Pronto per essere migliorato mentre esprime i suoi primi effetti.
Per tutto ciò che, invece, è diventato una evidente priorità nel recente passato e attende la sua formulazione operativa, il 2023 si presenta come lo spazio per trovare tempi e modi di attuazione. Gli anni della pandemia hanno reso evidente che le transizioni sono veloci e che il digitale non è più materia di frontiera ma una realtà presente nel nostro agire quotidiano. Ne abbiamo visto le potenzialità e le declinazioni; ne abbiamo percepito i rischi. Ed è stato chiaro che in un mondo interconnesso alcune sovrastrutturazioni burocratiche non sono più accettabili.
Si semplifica, però, se si conosce nel profondo cosa aggiunge complessità. E qui torna la disponibilità dei Consulenti del Lavoro a dialogare con istituzioni, imprese e lavoratori esercitando il ruolo “terzo” che compete loro. Va in questa direzione il “Rapporto sulle semplificazioni possibili”, il volume che riassume tutte le proposte di semplificazione in materia di lavoro e legislazione sociale e amministrativa pervenute dai Consigli provinciali, dal Sindacato e dai loro Centri Studi, di prossima presentazione al Parlamento e agli Enti di riferimento. Uno strumento che si pone all’interno di una interlocuzione in continuità con il passato che ha nella consapevolezza di dover precorrere i tempi attraverso l’aggiornamento professionale, continuo ed eclettico, il suo elemento di discontinuità. Perché l’investimento nella capacità di essere un professionista valido è ineludibile, non rimandabile, per tutti coloro che vogliono essere parte del mondo del lavoro. A dimostrarlo gli studi interni alla Fondazione Studi, le cronache, la sperimentazione quotidiana: per accompagnare aziende e lavoratori dobbiamo essere capaci di osservare l’orizzonte con i medesimi strumenti. E poi tradurli nell’ambito specifico entro cui si opera.
Essere interpreti di un mondo del lavoro che cambia e che presenta il conto di due anni di pandemia è la sfida da cogliere nei prossimi mesi, facendo rete e proiettando lo sguardo ai bisogni futuri delle imprese e dei lavoratori. Un lavoro di squadra che ha nella creazione di realtà in cui il lavoro etico e inclusivo sia l’obiettivo ultimo per tutte le parti coinvolte.
Il momento in cui fare sintesi delle prospettive future avrà nel Festival del Lavoro il suo luogo principe che, per la 14ma edizione sarà dedicato a “Competenze e innovazione, il futuro del lavoro”. Un titolo, come affermato dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca, «che in quattro parole racchiude tutto quello che stiamo facendo e che faremo. Non possiamo fare a meno né delle competenze né di innovare la nostra capacità di essere professionisti». Un messaggio rivolto ai professionisti, ai datori di lavoro, ai lavoratori e a chi, in questo momento, è ai margini e non può sperare di rientrare nel mondo del lavoro senza arricchire le proprie competenze e innovarsi.