Ecco perché, nell’analisi dei provvedimenti di inizio 2019, partiamo da quelli che possono essere salutati certamente con soddisfazione. Si tratta di due proposte, a lungo sollecitate dal Consiglio nazionale dell’Ordine ai governi precedenti, e che solo ora sono state concretizzate in norma.
Il riferimento è all’abolizione del Libro Unico del Lavoro telematico e all’utilizzo del “tesoretto” Inail per abbassare il costo del lavoro. Il problema del LUL telematico è stato affrontato e risolto con il cosiddetto “Decreto Semplificazioni” (D.L. n. 135/2018 “Disposizioni urgenti in materia di sostegno e semplificazione per le imprese e per la pubblica amministrazione”).
Detta norma contiene l’abrogazione dell’art. 15 del Decreto Legislativo 15 settembre 2015, n. 151, che prevedeva l’istituzione, a partire dal 1° gennaio 2017, del Libro Unico del Lavoro in modalità digitale presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Un mostro giuridico e burocratico che avrebbe dovuto creare un’elefantiaca infrastruttura tecnologica, demandata alla regolamentazione attraverso un decreto ministeriale (ad oggi mai emanato), necessario per l’individuazione delle modalità tecniche e organizzative.
Sul tema c’è stata la pressante azione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro che, sin dalle audizioni parlamentari del 2015, hanno sottolineato l’impossibilità di realizzare questa operazione.
E ogni anno, in occasione del decreto di proroga dell’entrata in vigore dell’ipotizzato obbligo, sono state ribadite le motivazioni tecnico-giuridiche poste a base della richiesta di eliminazione della citata norma.
Innanzitutto, l’assoluta mancanza di indicazioni atte a chiarire le finalità della tenuta telematica del LUL, nonché il raccordo con gli altri flussi, quali Uniemens e modello 770.
Segnalazioni ancor più pregnanti vista anche l’ulteriore necessità di regolare le modalità di accesso ai dati sia da parte del personale ispettivo sia dei soggetti interessati, raccordando tali disposizioni alla normativa in materia di privacy.
Il tutto senza prevedere nuovi costi aggiuntivi per le imprese. A questo si aggiunge l’assoluta impossibilità dell’infrastruttura tecnologica ministeriale di sostenere l’afflusso, la gestione e l’elaborazione delle svariate decine di milioni di dati da acquisire mensilmente.
Che la sua abrogazione sia contenuta in un decreto dedicato alla semplificazione è quanto mai inerente e
coerente. Si tratta, infatti, di un grande passo avanti verso una reale semplificazione amministrativa, in quanto la denominazione “telematico” non deve trarre in inganno.
La nuova tenuta del Libro Unico avrebbe, infatti, rappresentato un ulteriore aggravio di adempimenti per aziende e professionisti, a cui il Ministro Di Maio ha posto rimedio, ascoltando le ragioni esposte dalla Categoria.
L’altro ottimo provvedimento, contenuto nella Legge di Bilancio 2019, riguarda l’utilizzo del “tesoretto” Inail per abbassare il costo del lavoro sostenuto dagli imprenditori.
Da sempre la nostra professione ha individuato nell’eccessivo cuneo fiscale uno dei deterrenti alle assunzioni e agli investimenti esteri in Italia. Abbattere la spesa per il lavoro delle aziende tramite la restituzione degli avanzi di gestione dell’Inail è una delle proposte avanzata dai Consulenti del Lavoro nel corso del Professional Day del 2013 e riproposta a tutti i Governi da allora succedutisi.
Si tratta di somme cospicue, quantificabili in diverse decine di miliardi di euro che, restituite alle imprese, possono contribuire ad allentare la pressione fiscale e il costo del lavoro che soffocano le realtà produttive.
Peraltro, se ben si riflette, il “tesoretto” è composto dai versamenti in eccesso delle stesse aziende all’Inail. I vecchi premi di tariffa sono, infatti, fermi a quasi trent’anni fa, ma nel frattempo, grazie a investimenti e piani per la sicurezza dell’Istituto, gli infortuni sono calati creando questi avanzi.
Niente viene tolto alla formazione e alla prevenzione in materia di sicurezza, ma tanto viene restituito a chi ha pagato in più. Diventa una forma di sostegno alle imprese che, a dire il vero, non trova nei provvedimenti di fine anno grandi elementi da cui trarre ulteriore supporto.
Anche questa segnalazione è stata colta dal Ministro del Lavoro, a riprova del fatto che quando vengono ascoltati i professionisti del settore non si può far altro che adottare provvedimenti efficaci e mirati. Ulteriori interventi particolarmente positivi in materia di lavoro e di sviluppo non sembrano esserci.
In particolare, manca una certa propensione agli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche: azioni utili non solo per l’ammodernamento del Paese, ma anche per far ripartire il settore dell’edilizia.
Mentre sono da valutare gli effetti macro-economici della flax tax circoscritta ai minimi, nonché l’intera operazione legata al reddito di cittadinanza e alla riforma dei Centri pubblici per l’impiego.
Tutti provvedimenti che hanno certamente una logica ma che non incidono sulla creazione immediata di posti di lavoro.
Potrà sembrare monotono e stantìo ripeterlo, ma nuovi posti di lavoro si creano esclusivamente mettendo in condizione le aziende di sviluppare maggiormente il loro business. In tutta onestà, nessuna di queste
misure potrà risultare stravolgente rispetto alla stagnazione attuale dell’economia italiana. Sono concetti già ripetuti di continuo dal Consiglio nazionale nelle audizioni formali e informali, con proposte operative e concrete che, quando sono recepite,come nei due esempi citati, fanno scaturire provvedimenti cogenti di particolare efficacia.
Dovrebbe essere questo il modus operandi generale del Governo. I professionisti di tutte le aree, forti delle loro competenze, saprebbero svolgere una funzione di verifica propedeutica all’emanazione dei provvedimenti legislativi, perché il monitoraggio a posteriori degli effetti di una norma è quasi sempre inutile.
A dire il vero, per quanto riguarda le materie di competenza della Categoria, non sempre è successo e gli effetti delle norme adottate nel 2018 li vedremo nell’anno appena cominciato.
Resta comunque la certezza che la nostra Categoria ha la più grande banca dati in materia di lavoro esistente in Italia. Gli otto milioni di rapporti di lavoro assistiti offrono la possibilità di interpretare al meglio i fenomeni che si palesano sul mercato, circoscrivendone la dimensione e offrendo la soluzione più semplice ed efficace.
E quando le istanze formulate vengono recepite, come nei due esempi proposti, i benefici per l’intero sistema sono effettivi e palesi. Intanto, anche nel 2019 i Consulenti del Lavoro saranno operativi e propositivi per cercare di migliorare il sistema Paese.
A cura di Rosario De Luca.