Un pò come a fine settembre quando i bagnini ritirano sdraio e ombrelloni, nel veder smontare l’Illuminata un velo di malinconia ha fatto capolino. Perché c’eravamo presto abituati alla vitalità che ha portato. In pochi giorni era divenuto un appuntamento: durante le passeggiate serali, alle 22 e alle 23, i cuneesi quasi automaticamente si dirigevano verso piazza Galimberti, curiosi di quale danza luminosa li avrebbe attesi. |
Ne sono stupefatti (e in alcuni casi piacevolmente stravolti) i commercianti. Soprattutto gli esercenti dediti alla ristorazione non hanno avuto tregua, registrando il tutto esaurito, nonostante aperture straordinarie e turni supplementari. Alcuni di loro sono stati colti impreparati dalla fiumana di gente e non sono riusciti a soddisfare le esigenze di tutti. Sembra incredibile in tempi di crisi.
“A causa dei lavori lo scorso anno non abbiamo potuto fruire dei dehors e anche l’allontanamento del mercato ci aveva penalizzati - spiega Paolo Tallone, titolare del bar Coni Veja - Queste giornate ci hanno ripagati dei disagi e segnano l’inizio di una nuova era. Ci hanno anche fatto capire che è possibile lavorare se si seguono le tendenze: dobbiamo abituarci al maggior flusso di gente dal tardo pomeriggio e nei fine settimana. Così funzionano le isole pedonali e i centri storici”.
Anche i negozianti degli altri generi sono decisamente soddisfatti. Complice il periodo dei saldi, hanno realizzato incassi immediati che non si vedevano da molto tempo. In realtà, questo è solo l’inizio: il fenomeno, infatti sottende un investimento nel lungo periodo che porterà buona parte dei visitatori a ritornare. E dove c’è gente, l’economia gira.
In prima linea c’erano anche i residenti del centro storico, con tutti i pro e i contro che comporta l’avere la festa in casa. Hanno lavorato volontariamente per la piena riuscita del programma e partecipato in massa alle iniziative ricreative per giovani e famiglie, oltre che ai momenti conviviali in strada, restituendo valore ai rapporti di vicinato. Saranno senz’altro loro a risentire maggiormente della fine dei festeggiamenti e del ritorno alla “normalità”.
È entusiasta Federico Borgna, sindaco di Cuneo: “Ciò che è veramente risultato vincente è l’eccezionale lavoro di squadra. La manifestazione è stata possibile grazie all’esemplare collaborazione tra Comune, Fondazione San Michele, comitato della Madonna del Carmine, comitato per il futuro del centro storico, commercianti, residenti e privati. Senza questa sinergia l’iniziativa non avrebbe avuto la stessa portata. Siamo riusciti a far conoscere il cuore della nostra città non solo a tutta la provincia, ma in regione e fuori, con punte di turisti stranieri che non si registravano da tempo e il plauso è stato generale. Al di là della bellissima festa, completamente finanziata da privati, mi riempiono di gioia i dati relativi al commercio. Tanto più in un momento economico non roseo, sono orgoglioso di aver contribuito a portare lavoro in città”.
Tra le sere che hanno registrato un maggior afflusso, quella di lunedì 13, con la processione in onore della Madonna del Carmine, è stata probabilmente la più affollata, dopo l’inaugurazione. Hanno sfilato 70 Confraternite, con circa 1.000 figuranti. La festa religiosa è celebrata da quattro secoli in città e negli ultimi anni è stata rivalorizzata e portata allo splendore di un tempo, da don Luca Favretto, parroco di Sant’Ambrogio.
Elvio Mattalia, presidente del comitato della Madonna del Carmine, non ha dubbi: “Sono stati giorni speciali, sentiti e dedicati a tutti. Mi ha colpito la quantità di gente che ci ha chiesto il drappo rosso da esporre alla finestra e i biglietti della lotteria. La processione è stata il momento clou con partecipazione ancor più elevata del solito”.
Dopo questa partenza sprint, occorre scongiurare il timore “del dopo”. E dato che i presupposti, si è visto, ci sono, la sfida sarà proprio continuare col gioco di squadra tra le forze in campo. Sarà il modo per consentire a Cuneo di brillare di luce propria, ora che le 60.000 lampadine si sono spente.
A cura di Claudia Cucco