Un gruppo politico che ci consentirà di portare avanti le nostre battaglie storiche per l’ambiente, per la salute e contro lo strapotere della grande industria e delle lobby finanziarie.
Tuttavia nel rimarcare l’importanza di un presidio a favore delle politiche ambientali in Europa, è doveroso da parte mia fare alcune precisazioni.
In queste settimane, è stato sostenuto strumentalmente che tanto io quanto i miei colleghi Rosa D’Amato, Eleonora Evi e Ignazio Corrao, dopo aver concluso il nostro percorso nella delegazione del M5S al Parlamento europeo, abbiamo aderito al partito dei Verdi.
E' dunque necessario specificare che i Verdi Europei sono un gruppo politico del Parlamento europeo che, come ogni gruppo, accoglie delegazioni di partiti nazionali ma anche deputati indipendenti, noi rientriamo in questo ultimo caso.
Per anni anche il M5S ha cercato di aderire alla famiglia dei Verdi europei ma i dubbi sulla democraticità dei processi decisionali e alcune scelte come il voto a favore degli allevamenti intensivi e del business dei grandi e inquinanti gruppi industriali agroalimentari, lo hanno impedito.
Allo stesso tempo, è anche doveroso precisare che essere parte del gruppo dei Verdi europei non vuol dire entrare nel partito dei Verdi italiani con i quali certamente si potranno condividere le battaglie in difesa dell’ambiente, ma non di certo le scelte in tema di macroeconomia come quella sul MES, che per noi rimane uno strumento di austerità che impoverisce i Paesi che vi aderiscono e impatta negativamente anche sulle politiche ambientali.
In definitiva, il nostro obiettivo è portare la voce dell’Italia all’interno di una delle famiglie politiche più rappresentate a livello europeo, e quindi maggiormente capace di incidere sulle politiche dell’Unione europea. Da questo momento in poi dobbiamo essere in grado di portare le istanze dei Paesi del Sud d’Europa, e in particolare, nel nostro caso, del Mezzogiorno, all’interno del contesto europeo, dimostrando come da anni, gli effetti delle politiche di austerità imposte dai livelli istituzionali più alti dell’Unione, abbiano danneggiato il nostro Sud.
Le resistenze ideologiche, certi diffusi pregiudizi, l’inamovibilità delle scelte delle istituzioni europee su alcuni temi, costituiscono un blocco superabile con il dialogo e la conoscenza delle conseguenze e delle ingiustizie a cui sono stati sottoposti quei Paesi che, pur di onorare il dogma dell’equilibrio del bilancio, per anni hanno dovuto sacrificare crescita, investimenti nel welfare e nell’occupazione. Tutto questo può cambiare, grazie a un’azione politica efficace e mirata al dialogo onesto tra tutte le forze rappresentative dell’Unione Europea.
A cura dell'On. Piernicola Pedicini.