Quest’anno abbiamo deciso di optare per una destinazione lontana dal turismo di massa, ma non per questo meno interessante e affascinante: Berna, la capitale svizzera.
Arrivando dall’Italia, dopo aver superato il tunnel del Gran San Bernardo abbiamo attraversato il Cantone del Valais, costeggiato Montreux e il lago di Ginevra e passando per Fribourg - ultimo baluardo della Svizzera francofona - abbiamo raggiunto il cantone di Berna, cuore della Confederazione Elvetica.
Berna è una città che ben poco ha l’aria di capitale, ben più di vivace cittadina di provincia, ma che in realtà è il centro di un modello di integrazione culturale ben riuscito: la Confederazione Svizzera, che da secoli riesce ad unire popoli che parlano lingue diverse, professano religioni e possiedono culture differenti.
La città, che sorge su una penisola naturale, circondata dal fiume Aare, secondo la leggenda deve il suo nome alla parola tedesca Bär, che significa orso.
Secondo leggende medievali, Berthold V di Zähringen - fondatore della città - scelse come nome quello del primo animale che incontrò a caccia, che si rivelò essere un orso.
L'orso, d'altro canto, è l'animale araldico, del sigillo e dello stemma di Berna e il centro storico della città è disseminato di rappresentazioni di questo animale.
La nostra visita di Berna è iniziata dalla Heiliggeistkirche, la Chiesa di Santo Spirito, situata nei pressi della Stazione Centrale, splendido esempio di chiesa riformata, in stile barocco.
A pochi passi dalla Heiliggeistkirche si apre la Spitalgasse, via dello shopping bernese, che in pochi minuti ci conduce alla Weisenhausplatz, sede del principale mercatino natalizio della città.
Profumi di spezie e di glühwein, il locale vin brulè, inebriano l’aria, mentre passeggiando tra le bancarelle è possibile acquistare oggetti di artigianato locale e decorazioni natalizie.
Lasciandoci la Weisenhausplatz alle spalle, ci incamminiamo per la Marktgasse, cuore del centro storico medievale, perfettamente conservato e incluso dall’Unesco nel patrimonio dell’umanità.
Questa via ciottolata, caratterizzata da edifici in pietra e fontane colorate, ci riporta ad un tempo antico e ci fa comprendere la bellezza autentica della città.
La Marktgasse conduce allo Zytglogge, la torre dell’orologio, simbolo della città, costruita nel XII secolo.
La torre è caratterizzata da un imponente orologio astronomico, che scandisce lo scorrere del tempo con un carillon di figure meccaniche che si aziona ad ogni ora: un gallo che canta, una parata di orsi e un giullare che danza attirano i turisti nei pressi dell’orologio.
L’orologio bernese servì ad Albert Einstein per elaborare la celebre teoria della relatività, mentre si trovava impiegato all’ufficio brevetti della città.
A pochi metri dalla torre dell’orologio, al numero 49 di Kramgasse, è infatti possibile visitare la casa in cui lo scienziato viveva e che oggi è adibita a casa-museo.
In pochi passi si raggiunge il Munster, la cattedrale della città, dedicata a San Vincenzo di Saragozza e che con la sua guglia di oltre 100 metri caratterizza il panorama cittadino.
Salendo i suoi 250 scalini in pietra è possibile raggiungerne la sommità, da cui si gode di un panorama mozzafiato.
Nella Munsterplatz, la piazza adiacente alla cattedrale, è situato il secondo mercatino di Natale della città, costituito da 30 casette in legno, presso le quali è possibile acquistare decorazioni, statuine per il presepe, candele, ceramiche, vasi, orsacchiotti di peluche.
Lasciando il centro storico, attraversando il ponte Nydeggbrücke sul fiume Aare, si giunge alla Barengraben, la fossa degli orsi, una struttura semicircolare adibita ad ospitare alcuni esemplari di questo animale.
Nella bella stagione si possono osservare gli animali passeggiare e fare il bagno in un’area del fiume ad essi dedicata.
Nella stagione invernale gli orsi sono in letargo. È comunque possibile ammirare alcune sculture a dimensioni originali di questi animali e, grazie ad alcuni cartelloni illustrativi, rivivere la storia del legame tra la città di Berna e questo animale, tra storia e leggenda.
A cura di Elisa Gariglio