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Mobilità, serve un cambio di rotta

5/9/2017

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L’evoluzionismo è adattarsi ai cambiamenti, anche la mobilità ha bisogno di una svolta.
Il mercato dei mezzi di trasporto sta attraversando un periodo di grandi mutamenti e, in questo quadro, la mobilità elettrica è considerata la soluzione più praticabile in futuro e dal minore impatto ambientale. Relativamente alla specie umana, Darwin ci ha insegnato che la selezione naturale non premia gli individui più intelligenti e benestanti e neppure i più forti, ma quelli che meglio si adattano al cambiamento. Secondo questa teoria il nostro Paese, se vuole stare al passo con i tempi e con le non rinviabili scelte ambientali (anche per impegni presi su scala mondiale), deve avviare immediatamente questo percorso ecologico e civico, senza indugi.
Il 2017 è stato un anno simbolico, di svolta, e sia i Governi dei grandi Paesi, come Cina e India, sia le multinazionali che operano nel settore hanno intrapreso un percorso ormai irreversibile di trasformazione, promuovendo l'uso dei veicoli a batteria. Basti pensare che fra 18 mesi, per citare una tra le tante novità di questi giorni, ogni nuovo modello di automobili Volvo sarà dotato di un motore elettrico.
In Italia allo stato attuale non esistono incentivi statali (alcune agevolazioni da me proposte nell'ambito del ddl concorrenza come emendamenti sono state bocciate) e le colonnine di ricarica sono sporadiche, ma ciò nonostante a giugno le vendite di auto elettriche hanno fatto registrare un sorprendente +103%. Alcune regioni fanno da capofila negli incentivi stanziando fondi ingenti per la mobilità elettrica, in primis Sardegna e Trentino Alto Adige, mentre altre come la Sicilia sembrano essere totalmente insensibili all'argomento della riduzione delle emissioni.
Mentre l'adesione dei consumatori al trasporto elettrico dovrà essere favorita attraverso incentivi all'acquisto e campagne di informazione, la Pubblica Amministrazione è tenuta a dare l'esempio ai cittadini nella lotta all'inquinamento, e ha il dovere di adottare la mobilità elettrica in breve tempo e senza esitazioni. In Italia abbiamo il caso precursore della Regione Piemonte, che ha assegnato l’appalto per 19 bus elettrici alla cinese BYD. Bus da 12 metri che dovrebbero essere consegnati entro settembre. Un affare da oltre 10 milioni di euro comprensivo di stazioni di ricarica rapida e manutenzione programmata per 10 anni. Ma il nostro Paese come spesso accade, arranca sulla mobilità sostenibile, sia privata che pubblica. Basti pensare che mentre noi adottiamo 19 bus in Piemonte, in Cina la città di Shenzhen sta convertendo in elettrica l’intera flotta: 15.000 autobus. Anche dal punto di vista della qualità e della durata delle batterie, momento che prima rappresentava un punto critico, la ricerca ha oramai fatto passi da gigante e reso disponibili tecnologie adeguate anche per il trasporto di massa.
Convinta che bisogna intervenire per agevolare la diffusione del trasporto elettrico sia nel settore privato che nella P. A., ho sottoscritto con la mia firma una proposta di Legge, che vede come primo firmatario il deputato Gigli, e che intende rendere gradualmente, ma obbligatoriamente, tutto elettrico il parco dei veicoli in dotazione alle pubbliche amministrazioni. La proposta di Legge prescrive che, partendo dal 1 gennaio 2020 (un lasso di tempo ragionevole), ci sia l'obbligo per tutte le amministrazioni di acquisire, qualunque siano la formula e i modi di questa acquisizione, solo veicoli alimentati da motori elettrici, in modo da sostituire gradualmente i veicoli ancora alimentati da energie tradizionali. 
L'obbligo introdotto avrà anche una ricaduta positiva sul mercato dei veicoli elettrici per la necessità di fornire nuovi mezzi alle pubbliche amministrazioni, ma anche per un effetto di emulazione che una decisione del genere può avere nel consumatore, sia che utilizzi per lavoro veicoli di servizio, sia che ne venga solamente informato dai media. Prezzi convenienti, prestazioni positive, spazio nel veicolo, riduzione dell'inquinamento e facilità di ricarica sarebbero tutte caratteristiche che potrebbero stimolare il consumatore, in una sorta di incentivazione pubblica indiretta, che certo non potrebbe essere contestata in sede di Unione europea come aiuto di Stato.
Il dispositivo regola anche la procedura di appalto con il criterio dell'aggiudicazione all'offerta economicamente più vantaggiosa, ma fondando la decisione di acquisto dei veicoli sull'impatto ambientale, sulle prestazioni e sui consumi, includendo tali caratteristiche tra i criteri di aggiudicazione dell'appalto. All'interno della pdl è presente anche una deroga, riguardante alcune speciali esigenze dell'Esercito o delle Forze dell'Ordine. 
Per quanto riguarda il versante infrastrutturale, ovvero l'indispensabile installazione diffusa nel territorio nazionale delle colonnine di ricarica, entro il 2020 dovrebbero essere operativi, come previsto dal governo, in Italia 130.000 punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici. Lo sviluppo della rete di ricarica è indispensabile e il nostro Paese è in grave ritardo anche da questo punto di vista.
Siamo convinti che questa misura sia molto importante perché potrebbe innescare un circolo virtuoso che convinca anche i privati ad adottare la mobilità elettrica e perché la pubblica amministrazione per prima non può sottovalutare i problemi causati dalle emissioni inquinanti, che riguardano la salute dei cittadini. Una mobilità pubblica più sostenibile ed ecologica sarebbe un grande vantaggio per tutto il Paese ed è un passaggio indispensabile per un radicale cambio di prospettiva nell'ambito dei trasporti.
 
A cura di Claudia Mannino 
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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