Seconda puntata, dopo Birra artigianale, i miti da sfatare, del viaggio nel mondo della birra: i miti e le leggende da sfatare. |
Ma quanto conosciamo le caratteristiche e la storia di questo nettare di malti e luppoli?
Spetterà a voi valutare, dopo questo elenco di miti da sfatare, quanto siete intenditori e quanto avete ancora da apprendere.
Partiamo dall’involucro della bevanda: la classica bottiglia di vetro. Non tutti sanno che il colore scuro delle bottiglie, principalmente delle birre artigianali, ha una precisa funzione. Alcune note marche europee e americane hanno introdotto il vetro di colore chiaro rischiando però di disperdere le proprietà del loro prodotto. Il vetro scuro infatti serve a schermare la birra dai raggi UV, evitando che prenda un cattivo sapore se esposta per troppo tempo alla luce.
Altro fattore importante per bere una buona birra è la tecnica di spillatura: infatti ogni stile di birra ha la sua metodologia da seguire. Nel caso in cui una birra sia spillata in modo errato, il gusto risulterà alterato e, probabilmente, sarà il vostro stesso naso a non riconoscere la birra di sempre.
A proposito di spillatura, uno dei falsi storici del settore è la “troppa schiuma”. Molto spesso gli avventori dei pub chiedono al barista di diminuire il livello della schiuma, considerandola un prequel inutile e fastidioso dell’agognata bevanda. Un errore che si deve evitare: la schiuma infatti da una parte protegge la birra dai batteri nell’aria e dall’altra, con il suo profumo e il suo grado di spessore, caratterizza al naso e alla bocca la birra stessa. Inoltre, molto spesso, il livello della schiuma è una peculiarità importante per lo stile della bevanda: per molte birre in stile belga, infatti, la schiuma dev’essere spatolata, per molte di quelle tedesche dev’essere a forma di un denso cappello, per molte di tradizione inglese sarà quasi inesistente.
Proprio a proposito di schiuma è doveroso raccontare la storia della nascita della Pils, ovvero la classica birra bionda, moderatamente alcolica, di colore giallo oro, con un cappuccio di schiuma bianca, frizzante e lievemente amara. Insomma quella che nel pensiero comune è definita “una birra”.
L’origine di questa vicenda ci porta in una cittadina Boema di nome Pilsen, nell’attuale Repubblica Ceca. Era la metà del 1800 e il birrificio di Pilsen aveva subìto una drastica diminuzione della qualità di birra a causa di alcune infezioni. In risposta fu creata la Pils: una bionda limpida, leggermente amara e dalla schiuma importante.
Fino alla nascita della Pils - così si narra - la maggior parte delle birre erano torbide e spesso di colore scuro ed era uso comune berle all’interno di tazze di metallo, terracotta o legno.
Nello stesso periodo si diffuse, in tutta Europa, la consuetudine dei bicchieri di vetro: per la birra dalle sfumature dorate si concretizzò così un grande vantaggio a dispetto delle altre dal colore torbido e poco invitante.
In tempi brevissimi una birra nata come locale conquistò le capitali europee, conseguendo moltissime imitazioni e, prima della fine del secolo, lo stile Pils fu importato oltre oceano.
La Pils cambiò radicalmente il gusto dei consumatori, portandoli alla ricerca di birre di colore chiaro ed elegante e con un gusto deciso ma equilibrato.
A cura di Anna Pellegrino