Credo che occorra partire innanzitutto da una considerazione: siamo di fronte ad una crisi migratoria senza precedenti e non è soffiando sul fuoco degli egoismi nazionali che riusciremo a risolvere la situazione. La proposta della Commissione, da questo punto di vista, è assolutamente condivisibile.
Non possiamo continuare a restare inermi davanti al protrarsi di tragedie che minano alle fondamenta la credibilità delle istituzioni europee.
Non è sufficiente aumentare il bilancio di Frontex o dare più risorse ai Paesi che sopportano maggiormente il peso dell’emergenza come l’Italia e la Grecia.
I soldi non possono essere certo la cartina di tornasole dietro cui nascondere le nostre responsabilità: bisogna attaccare le cause profonde che sono alla base di questi fenomeni senza per questo cedere alla dittatura delle emozioni.
Fra i temi forti della sua agenda, il divario socioeconomico tra Nord e Sud Italia. Quali sono i principali investimenti necessari per ridimensionare la disparità?
Vede, l’errore che spesso si commette è quello di pensare che i problemi del Mezzogiorno riguardino solo il Sud del Paese. Questo atteggiamento genera quell’emarginazione politica che rende il Mezzogiorno sempre più periferia sociale, economica ed istituzionale del Paese.
La crisi degli ultimi anni ha invece evidenziato una semplice realtà: l’Italia ha bisogno di recuperare il Sud e la sua capacità economica e produttiva se si vuole davvero reggere la sfida competitiva con i nostri partner europei e non solo.
Tra le priorità c’è sicuramente l’esigenza di ridurre l’enorme divario infrastrutturale che, insieme all’elevatissimo tasso di disoccupazione ed il crollo degli investimenti pubblici, rischia di compromettere seriamente la già precaria capacità produttiva delle aziende meridionali. Un esempio su tutti: l’alta velocità non può fermasi in Campania ed escludere il resto del Mezzogiorno.
Made in Italy. Come valorizzare i prodotti italiani nel mondo, tutelando i piccoli produttori e la sicurezza dei consumatori?
La difesa del Made in Italy è al centro dell’attività politica della delegazione italiana del Ppe al Parlamento europeo. Dalla tutela dei diritti di proprietà intellettuale, alla battaglia condotta in aula per una maggiore trasparenza in tutta la catena alimentare il nostro obiettivo è stato sempre chiaro: difendere le eccellenze, non soltanto italiane, dalla concorrenza sleale di chi fa dell’emulazione a basso costo il proprio marchio identificativo.
È una battaglia, quella per la difesa del Made in, che riguarda ampi settori del nostro sistema produttivo ma che coinvolge, in ultima analisi, la capacità dell’Unione Europea di promuovere beni di qualità che rispettino in pieno gli standard di sicurezza e tutela della salute dei cittadini.
Un passo avanti importante è stato fatto nel corso dell’ultima plenaria a Strasburgo dove abbiamo approvato una risoluzione che chiede di estendere il marchio per le indicazioni geografiche protette (IGP) ai prodotti artigianali non agricoli. Questo aiuterà non solo a preservare il nostro patrimonio culturale ma favorirà anche la crescita economica, soprattutto delle piccole e medie imprese, garantendo al contempo una maggiore tutela dei consumatori.