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Migranti e terrorismo, incrocio pericoloso

26/9/2016

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​Intervistiamo l’Onorevole Massimiliano Fedriga sui temi di terrorismo e immigrazione.
On. Fedriga, alla luce dei recenti fatti di cronaca legati al terrorismo è riemerso prepotentemente il problema della sicurezza. L’Europa si sta muovendo in maniera corretta su questo fronte?
I temi dell’immigrazione e della sicurezza hanno ancora una volta evidenziato i limiti dell’Unione Europea: una realtà che, anziché essere una casa comune per i popoli, si è dimostrata esclusivamente capace di allontanare i centri decisionali dai cittadini e di privare questi ultimi della facoltà di far valere le loro posizioni su questioni centrali quali appunto le politiche di accoglienza e di lotta al terrorismo. Non si può inoltre ignorare il fatto che, a dispetto dell’inerzia dell’Europa, diversi Paesi - penso ad esempio all’Austria e all’Ungheria, oltre che nei Balcani - hanno assunto di loro iniziativa misure drastiche per affrontare le ondate migratorie, ma che tra essi non figura invece l’Italia, completamente asservita alla volontà dei poteri centrali e sempre più distante dai problemi della gente.
 
Quali sono a suo giudizio le cause di fondo che hanno permesso la crescita esponenziale di questi “nuclei del terrore”?
L’origine va individuata nella radicalizzazione dell’odio islamico e nell’incremento esponenziale dei flussi migratori, che ha fatto paio con l’incapacità dei governi di arginare in modo efficace tali ondate di massa, producendo instabilità e alimentando il profondo senso di insicurezza dei cittadini. E il fatto che poi il Governo italiano abbia a lungo negato il fatto che vi fosse un legame tra l’immigrazione clandestina e il terrorismo, tesi smentita dall’evidenza prima ancora che da esponenti della stessa maggioranza, non ha certamente contribuito ad alimentare un clima di fiducia.
 
Quanto rischia l'Italia e quali sono i provvedimenti da prendere con maggiore urgenza in materia di prevenzione per cercare di arginare questo fenomeno?
L’Italia è senza dubbio uno dei Paesi più a rischio, poiché esposto tanto all’immigrazione via terra - come punto di transito se non addirittura d’arrivo della cosiddetta “rotta balcanica” - che come naturale approdo per i flussi via mare. Posta la latitanza dell’Europa, è dunque necessario che l’Italia provveda da sé destinando maggiori risorse affinché le Forze dell’Ordine possano presidiare meglio il territorio, intensificando i controlli e accelerando l’iter per le espulsioni. Se saremo capaci di scoraggiare l’arrivo di clandestini facendo capire loro la nostra fermezza sul tema dell’immigrazione, avremo già raggiunto un obiettivo importante. 
 
A cura della redazione
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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