
Indubbiamente la vincitrice morale di questa edizione è la piemontese Alida Gotta [in foto © Stefano Fusaro], nata a Bra (CN) ma residente a Torino, un passato da aspirante modella, un rapporto complicato con il cibo e tanto, tanto talento.
Prima di immergerci nella cucina, quali sono le tue passioni lontane dai fornelli?
Sono una grande appassionata di arte in ogni sua forma. Amo in particolare l’arte moderna, su tutti Kandinskij, Klee e Pollock, la letteratura russa e francese, la musica in maniera trasversale, e la danza. Ho sedici anni di danza classica alle spalle.
Come è nata l’avventura a Masterchef?
In realtà non è stata una mia scelta. Mi ha iscritto di nascosto Marco, il mio ragazzo, e quando mi hanno richiamato da Magnolia per definire il primo appuntamento sono caduta dalle nuvole. Abbiamo litigato per una settimana perché non volevo assolutamente partecipare…
Alla fine ha avuto ragione ad insistere. Puoi raccontarci qualcosa di come si svolgono i provini?
Il primo step è una selezione basata su un piatto freddo pre-assemblato a casa. In loco si hanno solo cinque minuti e un forno a microonde. Nell’occasione ho portato un cappuccino di baccalà e un cornetto al lardo. Passato quello, c’è stata la prova dell’impiattamento che hanno trasmesso in TV.
Mi sono sempre chiesto come si svolge la quotidianità di un concorrente. Ci sono lezioni di cucina? Vi preparano alle sfide? E soprattutto, avete a disposizione delle ricette?
Niente ricette. Anche per quelle più complicate, come ad esempio la sfida di pasticceria, o sai la preparazione o rischi di fare una figuraccia. La vita durante il programma non è poi così emozionante: vivevamo in un residence, ognuno con la sua stanza ad aspettare le varie prove. E, purtroppo, niente master class o percorsi di apprendimento.
Mai come quest’anno è stata protagonista la vita di gruppo. Era un montaggio ad hoc, oppure eravate davvero due gruppi ben separati?
Ognuno poteva fare vita separata. Come è normale, nelle comitive si formano dei gruppi. Devo ammettere che eravamo abbastanza divisi, anche se il montaggio ha un po’ amplificato le cose. Io ad esempio ho legato tantissimo con Erica, Lorenzo, Maradona, Marzia e Laura. Con lei in particolare abbiamo passato tantissimo tempo a studiare ricette.
È stata un’edizione ricca di polemiche, con utenti particolarmente agguerriti sui social.
Secondo me quest’edizione è stata più incentrata sui personaggi che sulla cucina. Si è dato troppo risalto alle dinamiche personali, mettendo i piatti in secondo piano. Probabilmente perché questo tipo di approccio è preferito dal pubblico di massa.
Questo ha portato ad un accanimento esagerato per una trasmissione televisiva. Sia io che Erica abbiamo ricevuto critiche, ma anche minacce di morte e di malattie. All’inizio ho vissuto particolarmente male la situazione, poi ho capito che dovevo farmi scivolare addosso le critiche.
Il tuo personaggio è stato creato attorno alla figura della ragazza con problemi di alimentazione nel passato e dalla lacrima facile.
Per quanto riguarda i problemi del mio passato, è una confessione che mi è stata strappata a forza dopo un’ora di interrogatorio, anche se non me ne pento, perché molti ragazzi mi hanno scritto che sono stata un esempio per loro. Di questo vado fiera e per me conta molto di più di finti fan o like sui social.
Delle mie emozioni invece non mi vergogno. Sono orgogliosa di aver vissuto il programma senza atteggiarmi da persona che non sono. Reputo il mio percorso una crescita verso una maggiore sicurezza e consapevolezza. Personalmente ritengo la puntata con Enzo Vizzari a Porto Venere la mia vittoria personale.
Ma la vittoria finale ti è scivolata via sul filo di lana. Delusa per la sconfitta?
Assolutamente sì. Non potrebbe essere altrimenti, in palio c’erano pur sempre 100.000 euro e la possibilità di pubblicare un libro di ricette. Però allo stesso tempo sono contenta di aver proposto un menù che mi rappresenta e innovativo. Avrei potuto presentare un menù del territorio piemontese, ma non avrebbe avuto troppo senso. Forse mi ha penalizzato, ma non ho rimpianti, e questa è la cosa più importante.
Come sono invece i famigerati giudici nella vita reale?
Anche loro sono ormai dei personaggi, al di fuori delle telecamere sono molto diversi. Cracco è introverso e timido, poi però quando si apre, ti aiuta e ti fa crescere. Mi ha aiutata tantissimo, è stato una scoperta.
Anche se quello con cui ho legato di più è stato Bastianich. Cannavacciuolo invece non mi ha quasi mai parlato né apprezzato. Anche con Barbieri non abbiamo avuto un grande feeling.
Personalmente vedo una grande similitudine con lo chef Magnus Nillson del ristorante Faviken, chi sono altri chef a cui ti ispiri?
Ti ringrazio per il complimento. Adoro Nillson e la sua idea di cucina. In Italia apprezzo tantissimo Massimo Bottura, Niko Romito e Roy Caceres. Per quanto riguarda l’estero invece Ferran Adrià: adoro la cucina dei Paesi Baschi.
Progetti per il futuro?
Non aprirò nel mio immediato futuro un ristorante. Bisogna sapere valutare quella che è la vita reale da quella del programma televisivo. Magari tra qualche anno! Quando faccio le cose devo essere sicura di farle al meglio e di essere preparata.
Per ora ho in programma molti show coking. E poi due giudici mi hanno offerto di andare a lavorare per loro… Attualmente sto valutando.
A cura di Federico Rosa